Sci Alpino
Sci alpino: un’Italia double-face a fine anno
La fine dell’anno solare viene tendenzialmente vista come il momento adatto per una primo bilancio sulla stagione dello sci alpino: finora si sono disputate poco meno della metà delle gare di Coppa del Mondo, dunque, anche in chiave azzurra, si possono già dedurre dei segnali interessanti. L’Italia è divisa in due: c’è un settore maschile, dove spicca in assoluto la velocità, che sta girando a mille; e un settore femminile nel quale invece, per molteplici cause, le prestazioni non sono sinora state all’altezza delle aspettative.
Dunque, Claudio Ravetto, grande capo della nazionale uomini, potrà senz’altro essere soddisfatto delle performance dei suoi ragazzi: tre vittorie e sette podi complessivi sono un bilancio davvero positivo, nel quale la parte del leone viene recitata dagli uomini-jet. Come si è detto in più occasioni, quello che impressiona della nostra squadra di velocità è la grande progressione di alcuni suoi componenti: Dominik Paris, fresco vincitore a Bormio, è cresciuto enormemente sul piano tecnico, pur confermando le sue grandi doti di scorrevolezza; al contrario, Matteo Marsaglia, da sempre molto portato per le curve più difficili, ha acquisito una maggiore capacità di far correre lo sci. Accanto a loro, Werner Heel si è letteralmente ritrovato e Christof Innerhofer ha del tutto superato i malanni estivi: assieme, senza dimenticarci di Peter Fill, i velocisti italiani costituiscono un gruppo formidabile, ben diretto da tecnici esperti e motivati come Rulfi, Ghidoni e Carca. Di contro, ci si aspettava molto dagli slalomisti, ma le felicissime prestazioni della scorsa annata non sono per ora state eguagliate: certo, in parecchi casi-vedi Madonna di Campiglio-il risultato di prestigio è sfuggito solo per un’inforcata, tuttavia, considerando il potenziale della squadra di Theolier, non ci si può “accontentare” di un Manfred Moelgg davvero rinato; sono mancati all’appello i due fassani, in particolare Stefano Gross, e persino Razzoli-prima del cambio di materiali-è sembrato ben lontano dalla migliore condizione. In gigante, infine, lo stesso Moelgg si è finalmente riproiettato ad altissimi livelli come non si vedeva da molte stagioni, seguito a ruota da un Davide Simoncelli che si è ben ripreso, considerando il grave infortunio estivo; qualche difficoltà in più per Max Blardone, un po’ troppo soggetto all’errore, mentre spiccano i brillanti piazzamenti del giovane Roberto Nani tanto tra le porte larghe quanto tra i paletti stretti.
Discorso ben diverso tra le ragazze dove, per assurdo, il sorriso migliore può arrivare proprio dall’ultima gara tra i rapid gates, disciplina da sempre avversa alle azzurre: aver piazzato tre atlete nelle 15 e quattro nelle 20-con il migliore risultato di Chiara Costazza da tre anni a questa parte e i primi punti di Michela Azzola-lascia davvero ben sperare, soprattutto tenendo conto delle croniche difficoltà fisiche di una Manuela Moelgg che lotta comunque con le unghie e con i denti. In slalom, così come in gigante, la migliore garanzia tra le atlete dirette da Raimund Plancker è Irene Curtoni: cinque piazzamenti nella top ten, il podio sfiorato in più occasioni e una regolarità che in passato la valtellinese aveva davvero fatto fatica a trovare. Tra le porte larghe, l’unica altra nota positiva è rappresentata da sua sorella Elena, che ha ottenuto un paio di piazzamenti tra i 20 per avvicinarsi sempre più al gotha di questa specialità, oltre alla conferma delle sue indubbie qualità da supergigantista (pur con il cronico problema della scorrevolezza). Totalmente assente, ma quella spaventosa ciste alla caviglia ne spiega a sufficienza i motivi, la vicecampionessa del mondo Federica Brignone, alla quale possiamo solo augurare di riprendersi bene e in fretta, per poter difendere l’argento iridato a Schladming; certo, la mancanza dei suoi immensi risultati si fanno sentire non poco sul bilancio complessivo della squadra azzurra. Assente ingiustificata Lisa Agerer, che non sembra avere problemi fisici, eppure scia davvero con una legnosità-quasi con un paura-non consona ad un talento così cristallino. In ripresa invece, anche nelle prove veloci, la coraggiosa Nadia Fanchini, potenzialmente una delle atlete più tecniche del circuito, incapace di arrendersi nonostante i numerosi tranelli posti dalla sorte. Eppure, nel complesso, la valutazione della squadra femminile non può essere positiva: zero podi, difficoltà in tutte le discipline (nelle veloci, a parte le già citate N.Fanchini ed E.Curtoni, Daniela Merighetti fa davvero troppi errori e le altre faticano ad emergere), un atteggiamento che troppo spesso sembra quasi rinunciatario. Ecco, nella due giorni di Semmering-in particolare dalla seconda manche del gigante-si è visto qualcosa di nuovo sul piano mentale: le nostre ragazze sono sembrate più cattive, più aggressive, con quel “sacro fuoco” obbligatorio per competere ad alti livelli. Sarà stato solo quello il problema che tanto ha condizionato le loro performance nella prima parte di stagione? Saranno bastate queste due prove a dare la tanto auspicata scossa? Il mese di gennaio ci saprà dire qualcosa in più.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com