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Doping: alla Russia il primato nel 2014, ma anche l’Italia è sul “podio”

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Negli ultimi mesi, la Russia è stata fortemente al centro delle critiche per quanto riguarda le eventuali pratiche dopanti presenti in seno alla nazionale di atletica, in particolare per quanto riguarda il mezzofondo, la maratona e la marcia. Non è sorprendente, dunque, trovarla al comando della classifica dei casi doping riscontrati negli sport olimpici nell’arco del 2014, come riportato dal sito Totallympics. Certamente va ricordato che in Russia il numero di praticanti è molto elevato, fatto che ha recentemente permesso alle autorità sportive di quel Paese di sottolineare come la percentuale di dopati in Russia non sia in realtà più elevata di molte altre grandi nazioni dello sport. Resta comunque un impressionante totale di 94 casi doping confermati nel corso del 2014, considerando solamente le specialità a cinque cerchi. I casi più eclatanti, come anticipato, vengono dall’atletica, ma non va dimenticata neanche la positività agli steroidi anabolizzanti della nuotatrice Yulia Efimova, così come diverse sono le vicende che hanno coinvolto la squadra di biathlon.

Ben più sorprendente è la seconda posizione, occupata dall’India con 93 casi doping, uno solo in meno rispetto alla Russia, quasi tutti nell’atletica e nel sollevamento pesi. La sorpresa sta nel fatto che l’India è una nazione minore degli sport olimpici, che spesso fa fatica ad entrare nel medagliere delle rassegne a cinque cerchi, e dunque i casi riguardanti atleti indiani vengono generalmente poco mediatizzati. Probabilmente proprio questa volontà di emergere ha spinto molti sportivi del Paese asiatico a fare uso di sostanze proibite, tanto da rischiare di fare peggio della Russia.

Le note dolenti, per gli appassionati italiani, arrivano con la terza posizione, che è occupata proprio dall’Italia, sebbene si collochi a quota 74 casi doping, venti in meno dei russi. Va sottolineato come i casi riguardanti atleti azzurri vengano soprattutto dal ciclismo, con trentatré atleti diversi, tra i quali spicca il nome dell’ex campione mondiale Alessandro Ballan, coinvolti in infrazioni del regolamento antidoping, mentre rispetto ad altri Paesi è relativamente limitato il coinvolgimento dell’atletica, con solamente otto casi accertati, compreso quello celebre di Alex Schwazer, che oramai va avanti da sin troppo tempo. Come sottolineiamo spesso, un alto numero di positività può indicare sia un uso frequente di sostanze dopanti da parte degli atleti di un Paese, sia l’esistenza di una lotta al doping più severa: in entrambi i casi, però, il ragionamento va esteso a tutte le nazioni, e dunque la presenza dell’Italia su questo “podio” non può comunque essere considerata positiva per il benessere del movimento sportivo nazionale.

Molto distante dalle prime tre posizioni si colloca un altra nazione spesso riconosciuta come “dopata”, la Turchia, che ha fatto riscontrare 43 casi, di cui ben trentasette imputabili alla sola atletica. Seguono gli Stati Uniti, con trentuno, ed il Brasile, con venti, Paese che ospiterà i prossimi giochi olimpici e sul quale è stato spesso puntato il dito negli ultimi tempi.

Tra le nazioni più rilevanti sportivamente, l’Australia ha dovuto fare i conti con tredici casi, la Francia con dodici (compresi i tre test mancati di Teddy Tamgho), la Spagna, a sorpresa solamente con nove, dopo anni nei quali gli sportivi iberici hanno sempre occupato le posizioni di vertice di questa classifica poco virtuosa. Molti dubbi anche sui sei casi della Cina, tra i quali figura quello del nuotatore Sun Yang: in questo caso, va detto come gli organi nazionali cinesi tendano a non pubblicare notizie sui propri atleti risultati positivi, e bisognerà dunque attendere il rapporto annuale della Wada per avere dei dati attendibili su questo Paese. Il rapporto 2014 dovrebbe uscire nel mese di luglio, ma nel frattempo potete consultare i risultati del rapporto dell’anno scorso cliccando qui.

Tra gli altri Paesi più discussi negli ultimi tempi, sono cinque i casi che hanno coinvolto atleti del Kenya e della Giamaica, mentre si arriva ad otto per quanto riguarda il Kazakistan. Molto bassi, tra i Paesi che recitano un ruolo da protagonisti nello sport a 360°, i dati di Gran Bretagna (quattro), Germania (tre) e Giappone, con il solo caso di Yuka Imamura (pallavolo). La palma d’oro della nazione più pulita nel 2014 va comunque alla Corea del Sud, che, dall’alto del suo quinto posto nel medagliere di Londra 2012, non ha avuto nessun caso doping. La positività del nuotatore Park Tae-Hwan è stata resa nota, infatti, nel gennaio 2015, e non va dunque ad intaccare la “fedina” sudcoreana per il 2014. Tra le prime venti nazioni del medagliere londinese non hanno riscontrato casi doping neanche l’Olanda e Cuba, anche se gli Oranje hanno inaugurato il 2015 con la vicenda dell’astista Rutger Koppelaar. L’isola caraibica resta invece l’unico Paese nel quale una positività porta all’esclusione a tempo indeterminato dalle squadre nazionali.

Guardando agli sport, la disciplina olimpica più “dopata” è l’atletica, con 259 casi, seguita dai 137 del sollevamento pesi e dai 73 del ciclismo su strada (clicca qui per il calendario 2014 del doping nel ciclismo). Molto più bassi i dati per altri sport come la lotta (ventisette) ed il nuoto (ventiquattro), mentre tra gli sport invernali il triste primato spetta all’hockey su ghiaccio, con undici.

Qui le classifiche complete del 2014 riportate da Totallympics

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giulio.chinappi@oasport.it

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