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Karate, Luigi Busà: “Vado a Baku per vincere. E nel 2020…”

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Luigi Busà è da diverse stagioni uno dei diamanti più preziosi del karate italiano a livello mondiale. Vanta due titoli iridati ed europei nel kumite, ottenuti nelle categorie dei -75 e -80 kg, oltre ad altre dieci medaglie tra argenti e bronzi. Un uomo da grandi eventi, una garanzia. Il 28enne siciliano si appresta ora a vivere l’appuntamento chiave dei Giochi Europei di Baku 2015, in attesa di un possibile (e probabile) inserimento del karate alle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Per il karate i Giochi di Baku rappresentano la prima apparizione olimpica, seppur europea: un’occasione da sfruttare, magari per riempire la tua bacheca di un oro mancante.
Sicuramente una bellissima vetrina i Giochi d Baku per il karate, perché li trasmettono in diretta su Sky. Comunque c’è la parola Olimpiade, seppur europea, e tutto il karate vuole fare bella figura, soprattutto l’Italia. Sì certo, sarebbe bello riuscire a portare a casa una medaglia d’oro, perché sarebbe l’unico titolo che manca nella mia bacheca (essendo la prima edizione). Vado per vincere“.

Baku a parte, ci sono ottime possibilità che il karate possa far parte del programma olimpico vero e proprio a Tokyo 2020: ci speri? Avresti 33 anni, un progetto più che fattibile.
Sì da un lato ci spero tanto che entriamo nel programma olimpico 2020, dall’altro non ci faccio tanto affidamento per evitare di rimanere deluso come è già capitato. Sì avrei 33 anni, quale miglior occasione per chiudere la carriera con un bell’oro olimpico…“.

In che condizioni di forma ti presenterai a Baku? Pensi di poter vincere o ti accontenteresti di un podio?
Sto molto bene, nelle gare di preparazione sono andato sempre a medaglia, ho fatto un’ottima preparazione, ora sto facendo rifinitura e credo di presentarmi al massimo e fiducioso. Se vai per il podio parti già perdente, non fa parte di me. Vado lo per vincere, come in qualsiasi altra competizione“.

Quali sono gli avversari più pericolosi nella corsa all’oro?
Rispetto tutti i miei avversari e tutti possono ambire a vincere l’oro a Baku, anche se è noto che l’azero Rafael Aghayev sia il favorito in casa essendo il più titolato karateka al mondo, ma a me le cose difficili sono sempre piaciute“.

L’Italia resta una potenza del karate, ma negli ultimi anni la concorrenza è aumentata molto: un bene nel complesso per la crescita di questo sport?
L’Italia negli ultimi 10 anni si è confermata sempre nelle prime tre della classifica generale al termine di Europei e Mondiali, quindi parliamo d risultati straordinari, ma ci dobbiamo sempre attrezzare perché gli altri crescono, infatti ora non si trova più la nazione cuscinetto che speri di beccare per passare il turno, tutti sanno combattere e i campioni sono aumentati in ogni categoria di peso. Ma noi siamo l’Italia…‘.

Come e quando hai iniziato a praticare questo sport?
Ancora non camminavo benissimo ed ero già in palestra, perché figlio d’arte. Mio padre è il mio maestro e devo tanto a lui se sono riuscito a vincere tanto in questo sport e anche a tutta la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto. Poi è diventato il mio lavoro nel 2008 grazie al maestro Valenti che mi ha arruolato nel corpo forestale dello Stato e ad ora è la passione più grande della mia vita. Il karate mi rende vivo“.

Tre motivi per cui un ragazzino dovrebbe iniziare a praticare il karate.
Guarda te ne dico uno fondamentale. Io ho sempre creduto che chi fa questo sport, anche se non diventa un campione, ha la marcia in più nella vita in generale. È un mio pensiero che nessuno può farmi cambiare, e poi ti insegna a rispettare te stesso e gli altri che è una cosa fondamentale. Terzo, è uno sport completo che usa arti superiori, inferiori e soprattutto dà ai bambini una coordinazione motoria che pochi sport riescono a dare“.

A 28 anni pensi di essere un atleta ormai completo, oppure hai ancora margini di miglioramento?
L’atleta completo non esiste. Hai maturità rispetto a un 18enne come esperienza, ma se pensi di non poter più migliorare ti butti la zappa sui piedi come si suol dire. Sopratutto un campione ha sempre margini di miglioramento, se capisci questo riesci a vincere per un lungo arco di tempo della tua carriera e puoi lasciare un ricordo forte di un grande campione, mentre se ti senti arrivato resterai uno dei tanti“.

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federico.militello@oasport.it

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