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Calcio, Mondiali 2006: 9 anni di un sogno ed un grande incubo!

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“Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!”, oppure “Il cielo è azzurro sopra Berlino!. Queste le frasi di quella magica sera del 9 Luglio 2006, quando la Nazionale Italiana di calcio si laureò campione del mondo per la quarta volta nella propria storia, battendo la Francia (finalmente) nella roulette dei rigori per 5-4. 5 penalty o penalties, per meglio dire, perfetti e senza paura con Grosso a spiazzare Barthez, suggellando il suo Mondiale, quello del goal ai supplementari contro la Germania, con quel sinistro magico a giro, letale per i tedeschi, sconfitti nuovamente dalla bestia nera italica.

Siamo sinceri. Rivederlo adesso ci sono ancora tante emozioni, tanti flashback di vario genere: urla di giubilo e sorpresa, sedie volanti per eccesso di entusiasmo e messaggi funebri per l’occasione con su scritto “Germania”. Un sogno realizzato e tutti esaltati, sentendosi quasi di poter toccare il cielo con un dito.

Avete ragione, forse stiamo esagerando perchè pur sempre parliamo di una partita di calcio. Ma per noi, in Italia, è qualcosa di più, specie quando affronti Germania e Francia, rivali non solo sportive ma sociali, per la storia, per l’arte e ogni sfaccettatura che ci porta ad essere diversi da loro. La vittoria del 2006 fu un riscatto nei confronti di vecchi stereotipi che il De Spiegel, nella vigilia della semi con i tedeschi, tirò fuori con tempismo perfetto, per caricare ulteriormente la nostra squadra. Fu, però, una grande rivalsa per quello che nell’estate del 2006 successe nel sistema calcio italiano: calciopoli. Il tintinnio della manette, in quel momento, si avvertiva maggiormente più dell’attesa di una competizione, vissuta come una religione. La vittoria inaspettata degli uomini di Lippi sarebbe stata un’occasione perfetta per dare il via alla bonifica sistemica, filtrando la bontà dalla malvagità.

Sfortunatamente, il sogno iridato si è trasformato nel grande incubo. Il sistema italico ha cambiato gli interpreti ma non le idee, i programmi e le prospettive. Il successo descritto si è trasformato nello strumento ideale per salvare le cosiddette poltrone. Non a caso, a distanza di 9 anni, ci ritroviamo ad approfondire ogni estate temi di giustizia sportiva ed ordinaria che riguardano personalità importanti, abbassando ulteriormente la credibilità di tutto il movimento.

Ovviamente la scarsa capacità di evolversi sul piano organizzativo ha conseguenze sportive. L’Italia del pallone è in grandissima difficoltà, vedasi ultime 2 edizioni iridate,  in un campionato infarcito sempre più di stranieri, soprattutto nei settori giovanili, in cui la formazione viene messa in secondo piano rispetto al mero risultato. La diffusione di stadi di proprietà, solo adesso, sembra dare segni positivi ma. nei fatti, solo la Juventus ha modo di promuovere il proprio brand come deve e i riscontri sul campo sono decisamente confortanti. In più, come ciliegina sulla torta, lo sviluppo del movimento al femminile è ancora assai nebuloso e, nei fatti, non abbiamo un rappresentante nel Consiglio dell’Uefa che abbia voce in capitolo.

Tutto questo per dire cosa? Il Mondiale del 2006 è stata un’occasione persa e rivivere quelle emozioni è contrastante perchè si provano felicità e tristezza per l’evoluzione storica che vi è stata. Ricordare è d’obbligo per dare un senso a ciò che si è vinto ma anche per comprendere le conseguenze.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Immagine: pagina FB Campioni del mondo!9luglio2006

Twitter: @Giandomatrix

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