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Nuoto di fondo, Mondiali Kazan 2015: la 10 km dei rimpianti per Bruni e Ponselè

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Nella giornata dello splendido oro di Tania Cagnotto, l’altra gara che avrebbe dovuto regalarci qualcosa di importante, come ambizioni da medaglia, era sicuramente la 10 km di fondo femminile in acque libera che vedeva ai nastri di partenza: Rachele Bruni e Aurora Ponselè. La Bruni autrice di una stagione 2015 di altissimo livello e prima nella classifica di Coppa del Mondo mentre la Ponselè dotata di un grande talento e molto forte anche nel nuoto in piscina. In buona sostanza tutti i presupposti per fare bene.

La partenza è subito all’insegna della sfrontatezza per l’atleta allenata da Emanuele Sacchi (Ponselè). Come era accaduto già agli Europei di Berlino 2014, quando conquistò una medaglia di bronzo, l’azzurra crea un gap enorme con le sue avversarie e solo, inizialmente, l’inglese Keri-Anne Payne, una delle favorite, prova a seguirla. Sfortunatamente Aurora incappa in un grossolano errore. La sua rotta in direzione delle boe di riferimento e del percorso di gare è completamente errata, al punto da portarla fuori di più di 100 metri. Un disavanzo ragguardevole che la costringe a dover rimediare, perdendo tempo ed energie, pur portandosi sempre in testa fino a metà gara. Purtroppo per lei è solo l’inizio della fine e dei tanti rimpianti che riguardano la sua prestazione.

Un vero peccato che un’atleta di questo calibro abbia affrontato con spirito eccessivamente garibaldino la prova senza rendersi conto di ciò che stava accadendo. Non a caso, le precedenti gare che avevano già caratterizzato il Mondiale di Kazan avevano già fatto capire che le azioni da lontano erano assai complicate e comportavano un dispendio energetico eccessivo. Pertanto uno sbaglio doppio per la Ponselè, pagato caramente per il piazzamento finale (22esimo posto a 1’29″6 dalla vetta) e per la mancata qualificazione ai Giochi Olimpici. Per regolamento, infatti, la gara iridata era valevole anche in ottica Rio 2016 e ciò non può che alimentare i dubbi sulla condotta di gara sulla nuotatrice italiana.

Al contrario, il comportamento in acqua di Rachele Bruni è stato esemplare. Nascosta per metà gara attorno alla decima posizione e in scia alla francese Aurelie Muller, in compagnia della forte olandese Sharon Van Rouwendaal. Un’azione quella delle tre che crea il vuoto e apre scenari lusinghieri per la nostra rappresentante. Tuttavia, a 500m dal termine si spegne e Bruni finisce clamorosamente fuori dal padio, nella gara vinta dalla transalpina a sorpresa, scavalcata negli ultimi metri dalla brasiliana Ana Marcela Cunha. Una medaglia di legno che fa davvero male e non consola di certo la carta olimpica. Rachele, oggettivamente, era una delle favorite della vigilia e un quarto posto così lascia davvero tanta tanta amarezza su cui l’atleta del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito dovrà riflettere.

 

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Immagine: Cse Pubblisport Twitter Esercito

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