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Ciclismo

Giro d’Italia, un triste declino. Tour inarrivabile, scavalcato anche dalla Vuelta

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Negli ultimi anni il Giro d’Italia ha subito un lento, quanto inesorabile declino, tanto da poter essere considerato attualmente la terza corsa a tappe per importanza dopo l’inarrivabile Tour de France ed una Vuelta a España in continua espansione.

Di natura economica, naturalmente, il primo problema. La Grande Boucle riserva ben 450000 euro al vincitore della classifica generale, contro i 115668 della Corsa Rosa (cifra pressoché identica per la Vuelta).

Il vero passo indietro, tuttavia, il Giro lo ha vissuto grazie ad un campo partenti non di primissimo livello. Nel 2015 l’unico vero big presente in Italia è stato lo spagnolo Alberto Contador, giunto in maglia rosa a Milano. Sul podio sono finiti due emergenti come Fabio Aru e lo spagnolo Mikel Landa, mentre tra i favoriti andava annoverato alla vigilia anche l’australiano Richie Porte, eterno incompiuto nelle corse di tre settimane. Poco, troppo poco, soprattutto se raffrontato al gotha del Tour de France che ha offerto le sfide tra Chris Froome, Nairo Quintana, Vincenzo Nibali, Alejandro Valverde ed Alberto Contador, ovvero i migliori interpreti al mondo.

Per certi versi, inoltre, l’imminente Vuelta a España potrebbe risultare ancora più interessante della corsa a tappe francese grazie ad una starting-list stellare con Nibali, Aru, Quintana, Froome, Landa, Valverde, Rodriguez e Pozzovivo. Un cast così completo appare al momento utopistico per il Giro.

Un vero peccato, se consideriamo l’unicità della conformazione territoriale dello Stivale, con percorsi sempre interessanti e mai banali, senza dimenticare salite mitiche come Mortirolo, Gavia, Zoncolan e Colle delle Finestre, le più difficili ed impegnative in Europa. Va detto che nel passato recente il Tour de France ha preso spunto proprio dal Giro, inserendo frazioni alternative con pavé o strappi (come il muro di Huy) per movimentare la corsa nella prima settimana.

La sensazione è che il Giro d’Italia venga considerato dai corridori come una tappa di passaggio verso il reale obiettivo della Grande Boucle. Pensiamo ad esempio a Vincenzo Nibali, che ha conquistato la Corsa Rosa nel 2013, salvo poi non prendervi più parte da allora; o a Nairo Quintana, vincitore nel 2014, ma ora proiettato in toto verso la maglia gialla. Occorre sottolineare, per chiarezza, come nel recente passato la maglia rosa abbia fatto gola a ciclisti ormai avviati nella parte finale della carriera (pensiamo a Cadel Evans e Contador) o outsider che, non potendo vincere altrove, hanno intravisto nel Giro una ghiotta opportunità per dare un senso alla carriera (Rigoberto Uran, Joaquim Rodriguez, Ryder Hesjedal, addirittura primo nel 2012). La doppietta Giro-Tour, inoltre, appare sempre più fuori portata nel ciclismo attuale (l’ultimo a riuscire nell’impresa fu Marco Pantani nel 1998, mentre nel 2015 ci ha provato, senza successo, proprio Contador).

Anche il calendario non aiuta. In passato la Vuelta si svolgeva in primavera, quasi in concomitanza con il Giro. Poi, dal 1995, la svolta decisiva che ha cambiato la storia, con la competizione iberica spostata ad agosto, posta come trampolino di lancio ideale per quei corridori determinati a preparare il Mondiale.

E’ tangibile, dunque, il rischio che il Giro d’Italia diventi (o sia diventato…) una gara di contorno, retta e ancorata al prestigio di un glorioso passato, ma senza quell’appeal necessario per generare interesse da parte di sponsor e, di conseguenza, grandi campioni.

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Foto: Ufficio Stampa Giro d’Italia

federico.militello@oasport.it

2 Commenti

1 Commento

  1. Luca46

    1 Agosto 2015 at 13:24

    Il problema è essenzialmente 1) economico, 2) di calendario. Per molti atleti la Vuelta e’ fondamentale per la preparazione del mondiale. Difficile pensare di raggiungere il Tour ma alzando il montepremi si potrebbe avere ragione della Vuelta. Tuttavia la Vuelta non può avvicinarsi al fascino e alla tradizione del Giro. Il buon momento della Vuelta è dovuto anche al buon momento del ciclismo iberico che ovviamente preferisce la Vuelta al Giro un po’ come quando il Giro godeva della presenza dei big italiani dove anche le seconde linee erano corridori di classe sopraffina. Gli organizzatori del giro devono puntare ad un ciclismo diverso che consenta di gareggiare sia al Giro che al Tour. Il mio modello di ciclista è Gianni Bugno un ciclista buono per tutte le stagioni e per tutti i traguardi. Per me resta il più grande del ciclismo contemporaneo.

    • ale sandro

      1 Agosto 2015 at 13:57

      Sei di ottimi gusti Luca 🙂
      Mi piaceva un sacco Bugno, che già allora faceva notare come l’iperspecializzazione” stava per prendere il sopravvento nel ciclismo.
      Penso anche io che la componente economica potrebbe cambiare i pareri di molti , perchè come livello tecnico della corsa e dei percorsi in generale, persino il Tour degli ultimi anni ha ripreso un po’ di ispirazione data dall’imprevedibilità della corsa rosa sin dalla prima settimana. Solo Greipel presente tra i velocisti di grido al Giro e vincente sia al Giro che al Tour la dice lunga su come si possa competere in entrambi i giri. I big possono benissimo doppiare le due corse, a testimonianza del fatto che lo stanno facendo ora con la corsa spagnola.
      Diventa perciò decisivo il calendario. Una settimana in più o in meno può essere fondamentale, sembra strano eppure è diventato così. Dal 2011 la Vuelta è stata anticipata di una ulteriore settimana ,a non più di 28 giorni dalla fine del Tour. Il mondiale di conseguenza è stato riportato del tutto all’interno di Settembre e non più a cavallo con Ottobre. Tra inizio Tour e campionato del mondo elitè non passano nemmeno tre mesi, cosa che non era mai accaduta nella storia del ciclismo. Ecco che diventa più spontaneo fare Tour, Vuelta e mondiale.
      Per contro , mi pare che dal 2005 il Giro sia stato definitivamente anticipato , non più a metà maggio e fine nella decina di Giugno inoltrato , ma comincia ad inizio Maggio e finisce dentro lo stesso mese.
      Poca distanza con le classiche delle Ardenne e pavè, e più distanza col Tour. La Federazione e gli organizzatori dovrebbero fare in modo che le tre corse a tappe siano ad intervalli equidistanti. Secondo me sarebbe già qualcosa riportare il Giro dove cominciava sempre e cioè verso la metà di Maggio.

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