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Atletica, Claudio Tozzi in esclusiva: “Atleti azzurri inutilmente ammazzati di lavoro!”

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I Mondiali di atletica leggera, in corso di svolgimento a Pechino, stanno dando spettacolo per le prodezze di atleti come Usain Bolt, capace di lasciare il segno e chissà meritarsi la qualificarsi di miglior velocista della storia. Tuttavia, è in dubbio, che negli occhi degli appassionati e dei tifosi italiani, la prestazione della spedizione azzurra è assolutamente disastrosa. Tantissime controprestazioni e  assenze sono un po’ la rappresentazione di un movimento in crisi quasi irreversibile. Le spiegazioni sui riscontri negativi sono molteplici e noi ve ne offriamo una tra le più autorevoli. Abbiamo, infatti, avuto il piacere di intervistare uno degli esperti più importanti in fatto di preparazione fisica nel nostro Paese nonché autore di uno dei libri più letti dagli specialisti del settore “BIIOSystem”, ovvero Claudio Tozzi che ha concesso ad OA un’intervista esclusiva, affrontando la problematica a 360°.

Sig. Tozzi nelle sue recenti pubblicazioni ha spesso parlato del problema degli infortuni degli atleti di spicco dell’atletica leggere legandolo a logiche di preparazione fisica non idonea. Ci potrebbe spiegare in breve il suo pensiero a riguardo?

“Ritengo che tutto lo sport agonistico (non solo l’ atletica leggera) parta da dei teoremi considerati dei dogmi assoluti è cioè che per ottenere una prestazione di alto livello bisogna:

  • Allenarsi tutti i giorni, possibilmente anche 2-3 volte al giorno
  • Non riposarsi quasi mai
  • Rischiare l’infortunio, considerato parte del rischio per raggiungere una performance ottimale.
  • Imitare in tutto e per tutto l’allenamento dei campioni (es. Mennea)

I dati che ho raccolto in 25 anni di esperienza come allenatore, preparatore atletico prima negli sport di forza e poi in tutte le altre discipline sportive (comprese quelle di resistenza e ultraresistenza), mi fanno affermare che questi quattro punti sono invece  il male assoluto per vincere qualcosa. I ritmi ossessivi di allenamento hanno portato, a mio avviso, ai 22 infortunati nella nazionale italiana perché li ammazzano inutilmente di lavoro.

Può spiegarci nel dettaglio?

Abbassando abbassando il volume di allenamento del 40-60%, aumentando l’ intensità e prevedendo scarichi ogni 2-3 settimana, gli infortuni scompaiono e le prestazioni aumentano almeno del 4-10% subito.  Ci sono una marea di studi scientifici che lo provano, ma nessuno si azzarda a leggere. Tuttavia gli allenatori (quelli dell’atletica, ma anche nel calcio non scherzano) non ci pensano nemmeno a fare una cosa del genere (“Perché Mennea si allenava sempre”), distruggendo cosi generazioni intere di atleti. Se avevo scritto prima dei mondiali di atletica di Pechino che gli infortuni sarebbero stati assolutamente inevitabili è perché so bene come si allenano; quindi non sono dotato del dono della preveggenza ma so contare le inutili ore di allenamento a cui sono sottoposti questi poveracci degli atleti azzurri.”

I Mondiali in corso di svolgimento a Pechino stanno dimostrando l’inadeguatezza del nostro movimento nell’affrontare un appuntamento tanto competitivo ed importante. Gli azzurri sono stati protagonisti di tante controprestazioni e di peggioramenti cronometrici sensibili. Pensa che si debba approfondire solo il tema della preparazione atletica oppure si deve guardare anche ad una sfera psicologica? 

L’atteggiamento psicologico non può che essere fondamentale. Tuttavia se sei sempre infortunato, le certezze spariscono e piano piano l’autostima diminuisce. Pensate a Bolt quest’ anno; ha avuto diversi infortuni e ai mondiali, pur vincendo, non era lo stesso giocherellone di sempre: semplice, aveva perso un po’ di fiducia: normale.  Ed era Bolt, quindi pensiamo cosa può passare nella testa di un giovane italiano sempre infortunato.Senza contare che molti sono militari e quindi sono sottoposti a pressioni enormi. Ma se ti alleni bene, quindi vinci e non hai traumi, l’aspetto psicologico viene da se e magari da un buon trainer che ti sostiene anche sul quel lato.”

In atletica come in molti altri sport, le chiedo sulla base della sua esperienza, vivono eventi importanti quali Mondiali ed Olimpiadi non con la dovuta determinazione? Ci si accontenta solo della partecipazione e non si vive la competizione per conquistare, gara dopo gara, qualcosa di più importante?

“Secondo il mio modesto parere, a parte quale caso isolato che ci può sempre stare, la colpa è sempre del tipo di allenamento/programmazione/alimentazione che ti viene somministrato dal coach. L’ atleta non ha nessun colpa in genere, ne conosco molti e sono dei appassionati e anche professionisti. La verità è che sono solo delle vittime dell’ignoranza imperante di gente di rimasta a Vittori e Mennea.”

 

Crisi dell’atletica e forse crisi dello sport italiano? Bisogna ripartire per riformare il sistema dalle basi per far sì che scuola e discipline sportive non siano più “nemici”?

“Sento parlare di riforma della scuola per favorire i giovani allo sport dagli anni 70: adesso non ci credo più. Credo invece molto possano fare le varie federazioni sportive per ottimizzare l’organizzazione e la qualità dell’ allenamento. Sono infatti convinto che molti ragazzi lasciano l’ attività sportiva perché quando si inizia a far sul serio, iniziano ad ammazzarli di ore e ore (tra l’ altro inutili) di lavoro.Il risultato è stanchezza cronica, vita sociale azzerata, infortuni, ecc. Il problema non è la scuola: sono i maestri…”

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Immagine: pagina FB Daniele Greco

Twitter: @Giandomatrix

 

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