Sci Alpino
Sci: nazionale femminile, così no
“Vi chiedo di contare a fine stagione i morti e i feriti: possiamo e dobbiamo riprenderci alla svelta”. Per analizzare la situazione della nazionale femminile di sci alpino, non possiamo non partire da questo fondamentale presupposto ribadito dal direttore tecnico Raimund Plancker in un’intervista al Corriere della Sera poco prima di Capodanno.
Dunque, per lasciarci andare a giudizi finali aspettiamo, ovviamente, la primavera; al momento, poco dopo il giro di boa della stagione e con l’approssimarsi dei Mondiali, si può solo fare un’analisi parziale. Il primo dato è questo: un solo podio conquistato in 23 gare. Zero, oltretutto, prima della fine dell’anno solare, come non avveniva da ventuno anni. A salvare la baracca ci ha pensato Daniela Merighetti a Sankt Anton: la stessa Daniela Merighetti sulla quale si riponevano tante, troppe speranze per la discesa di Cortina, sovraccaricandola in un modo al quale lei stessa non è probabilmente abituata. Certo, la bresciana, sia in discesa sia in supergigante, non è una che alza il piede: attacca sempre, sbaglia anche tanto per via della sua tendenza a fare linee particolarmente lunghe, ma quantomeno si gioca le sue carte fino in fondo ogni volta. Perché lo stesso Plancker, ieri, ha dichiarato di non essere contento dell’atteggiamento delle sue ragazze, apparse, in questo weekend sulle Tofane (e non solo), troppo rinunciatarie.
Un atteggiamento del genere deriva, probabilmente, proprio dalla mancanza di risultati. E’ un circolo vizioso: si sbagliano una o più gare, si perde fiducia nelle proprie potenzialità, si scia con meno sicurezza, in modo troppo rigido, senza riuscire ad attaccare le curve con la grinta necessaria, senza riuscire a fare velocità. Poi sicuramente, nonostante lo staff ai tempi si fosse detto più che soddisfatto, qualcosa non deve essere andato troppo bene nella preparazione estiva. Inoltre, sarebbe da stupidi dimenticarsi di come gli infortuni abbiano privato l’Italia della sua miglior supergigantista e combinatista, ovvero Hanna Schnarf, nonché della miglior gigantista, Federica Brignone, oltre che di un’altra atleta in grande crescita come Sabrina Fanchini. Infine, la stessa gestione tecnica, sotto certi aspetti, è sembrata in più di una circostanza quantomeno opinabile, perlomeno relativamente agli aspetti “visibili” del lavoro, come le convocazioni per alcune gare; le stesse uscite pubbliche di Plancker, forse, non sono così utili per risollevare un ambiente “depresso”. Tuttavia, al netto di tutte le scusanti possibili e di tutte le assenze, il dato di fatto inconfutabile è che, fino ad ora, la nazionale femminile ha reso ben sotto le aspettative.
Per motivi diversi, oltre alla Merighetti, si possono salvare le sorelle Curtoni, in particolare Irene che è l’unica garanzia di regolarità nelle prove tecniche, mentre Elena ha il grosso rimpianto di aver perso due grandi occasioni su piste a lei congeniali come la Karl Schranz e l’Olimpia delle Tofane; e si può salvare anche Nadia Fanchini, che sta ricostruendo, passo dopo passo, la fiducia in se stessa a lungo compromessa, in particolare nelle prove veloci, dai troppi infortuni. Ma le altre, salvo rari lampi durati il tempo di una manche o di qualche settore di velocità, non sono pervenute al livello che ci si aspettava. Come detto in apertura, la stagione non è finita: ci sono ancora 13 gare, ci sono ancora, soprattutto, i Campionati del Mondo di Schladming. I bilanci veri si potranno fare solo a marzo.
In questo scenario non certo entusiasmante, le note positive arrivano dalla Coppa Europa. Le vittorie e i podi di Sofia Goggia, Michela Azzola (già brillante in CdM), Sarah Pardeller e Karoline Pichler, uniti ai grandi progressi di Marta Benzoni, Ida Giardini e della giovanissima Marta Bassino, lasciano ben sperare. E’ presto, dannatamente presto per investirle di chissà quali responsabilità in ottica futura: siamo però certi che, una volta completato il rispettivo percorso di crescita, queste ragazze sapranno garantire un importante ricambio ai vertici della nazionale.
foto tratta da discoveryalps.it
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