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Editoriali

‘Italia, come stai?’: basket, incompiuta la nazionale ‘più forte di sempre’; canoa slalom, Molmenti l’unica certezza

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Qualche settimana prima dell’inizio degli Europei, il presidente della Fip, Gianni Petrucci, si era lasciato andare in una dichiarazione audace: “Abbiamo la miglior nazionale di basket di sempre“. Sulla carta, forse. Peccato poi che i titoli si vincano sul campo. Le nazionali del 1983 e del 1999 salirono sul trono europeo, quella del 2004 giunse in finale alle Olimpiadi. La compagine attuale, sebbene forte di una generazione oggettivamente senza precedenti, non è andata oltre un quinto posto nella rassegna continentale appena terminata. La qualificazione al pre-olimpico non può bastare per una squadra che avrebbe potuto puntare anche al bersaglio grosso. Questa Italia, dunque, non è di certo la migliore di sempre, almeno non per ora. Certe dichiarazioni andrebbero fatte con qualcosa di più concreto in mano e non basarsi su nebbiose speranze…

La selezione tricolore, dopo un avvio incerto con Turchia ed Islanda, ha cominciato ad incantare, mettendo sotto i futuri campioni d’Europa della Spagna (segnando oltre 100 punti), superando la Germania al supplementare e poi Israele senza patemi agli ottavi. Prima dell’inatteso ko ai quarti con la Lituania. La sensazione, sin dall’inizio, è che l’Italia poteva vincere con chiunque, ma anche perdere con diverse rivali.

Tanti i difetti di una squadra ancora decisamente perfettibile. Mancano un play ed un centro di caratura internazionale e sarà pressoché impossibile trovarli da qui al preolimpico. Andrea Cinciarini e Daniel Hackett non hanno convinto, mentre Marco Cusin, pur commovente a tratti per impegno e furore agonistico, a questi livelli paga dazio. Andrea Bargnani d’altronde è un centro atipico, di certo non un uomo dominante sotto i tabelloni. Si attende sempre la definitiva consacrazione di Riccardo Cervi (classe 1991), lungo di 214 cm che tuttavia ha faticato ad acquisire lo status di protagonista nelle passate stagioni e difficilmente potrà risolvere il problema. Non si intravedono neppure grosse soluzioni tra i play, a meno che Pianigiani non voglia scommettere su Federico Mussini, 19enne che milita nella NCAA. Anche il ct, inoltre, ha le sue colpe. Dallo scarsissimo utilizzo della panchina (Achille Polonara ed Amedeo Della Valle quasi mai impiegati), fino alla quasi totale deresponsabilizzazione di 7/11 della squadra (non contiamo l’infortunato Luigi Datome). Gli uomini deputati a fare punti erano quattro: i 3 della NBA (Danilo Gallinari, Marco Belinelli e Bargnani), più Alessandro Gentile (per il quale l’approdo in America è ormai solo questione di tempo). In alcuni frangenti era palese come alcuni giocatori ‘rifiutassero’ il tiro, per affidarsi ai più blasonati compagni. E’ uno dei motivi per cui abbiamo visto tirare pochissimo proprio Cinciarini e Hackett. Insomma, un team retto sugli sprazzi delle proprie stelle, ma senza una chiara idea di gioco. Nel complesso, non una vera squadra sul campo, al contrario di quanto accaduto nello spogliatoio, dove si è cementato un gruppo unito e coeso. Nonostante i suoi difetti, questa Italia faceva paura a tutti ed ha raccolto oggettivamente molto meno di quanto meritasse. Ora la vera impresa del 2016 sarà qualificarsi alle Olimpiadi. Solo il 23 novembre conosceremo le sedi ed i gironi dei preolimpici. Dalla composizione dei gironi dipenderà il destino azzurro. Francia, Serbia, Grecia, Italia e Canada: due di queste nazionali sicuramente non saranno ai Giochi. Il livello sarà altissimo e servirà anche un pizzico di fortuna. Qualora dovesse conquistare l’accesso a Rio, tuttavia, la selezione tricolore potrebbe rappresentare ben più di una semplice mina vagante.

I Mondiali di canoa slalom hanno confermato la quasi totale dipendenza del Bel Paese dal campione olimpico Daniele Molmenti. Dopo il quarto posto agli Europei, il friulano ha chiuso sesto una rassegna iridata in cui ha preso il via nonostante fosse debilitato da un’influenza. Insomma, pur in una stagione non formidabile, l’azzurro è sempre stato presente nei grandi appuntamenti, con il podio lontano una manciata di decimi. Molmenti resta una certezza dello sport italiano e sicuramente sarà un osso durissimo per chiunque voglia salire tra un anno sul podio a Rio. Se il K1 continua a mettere in luce giovani interessanti come Andrea Romeo e Giovanni De Gennaro (con i quali bisognerà costruire il prossimo quadriennio), il resto del settore brancola nel buio.
In campo femminile Clara Giai Pron ha strappato per i capelli il pass olimpico, rimanendo tuttavia lontanissima dalla finale. Si è letteralmente persa anche l’italo-tedesca Stefanie Horn: poco o nulla dopo l’argento europeo (illusorio?) del 2013. Non se la passa meglio il settore della canadese, dove non è neppure arrivata la qualificazione olimpica. Fa male vedere un talento come Roberto Colazingari continuare ad annaspare, dopo aver vinto davvero tutto a livello giovanile. Il passaggio tra i senior dei giovani talenti resta l’endemico problema dello sport italiano attuale.

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federico.militello@oasport.it

1 Commento

1 Commento

  1. Giorgio Brera

    21 Settembre 2015 at 17:18

    Sarà anche la nazionale più forte di sempre, ma evidentemente non basta per raggiungere il livello di altre nazionali europee. Non so dire se oggi il livello del basket europeo o FIBA in generale è più alto di una volta o se è calata l’NBA o chissà cos’altro. Di fatto ormai i giocatori non statunitensi e in particolare europei sono parte integrante del campionato prof americano, da almeno 20 anni. E’ normale vedere giocatori spagnoli, lituani, francesi, tedeschi, serbi, ecc. essere considerati componenti importanti delle squadre NBA. I nostri 3 e mezzo (mezzo per Datome e per Gentile messi insieme) continuano ad essere più un’eccezione che una regola. La Francia, ad esempio, è salita sul tetto d’Europa dopo una lunga convivenza di giocatori abituati a giocare a quel livello. Dai panchinari ai giocatori di vertice i francesi SONO nell’NBA, la frequentano con regolarità. Il tutto evidentemente favorito da vari fattori interni, tra cui un movimento cestistico in grado di sfornare a getto continuo prospetti in grado di andare a rimpolpare i quintetti o magari solo le panchine delle franchigie USA. La Spagna la conosciamo, inutile parlarne. Noi invece non abbiamo ancora la stessa frequentazione stabile ai piani alti. Tre veri giocatori di livello NBA non sono un vero movimento, sono comunque eccezioni, notevoli e meritevoli, ma non possono ribaltare un movimento come il nostro e tanto meno la nazionale. A parte questo disporso generale, rimane il fatto che senza un centro e un play di livello NBA è dura vincere. Come dite giustamente, possiamo vincere con chiunque, ma anche perdere con chiunque… Detto questo, abbiamo fatto un buon europeo, meglio di quanto abbiamo fatto negli ultimi anni, siamo in crescita (si spera), ma l’orizzonte non è così roseo per la nazionale se non cresce il nostro movimento, cioè il campionato, la presenza nelle coppe, un vero “allevamento” di talenti italiani in grado di giocare stabilmente in NBA e nei club europei di vertice e quindi di vestire la maglia azzurra. I risultati delle giovanili del basket sono sconfortanti…

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