Rugby
Rugby, Mondiali 2015: All Blacks-Australia, la finale analizzata reparto per reparto
Michael Cheika e Steve Hansen hanno tolto il velo alle formazioni per la finale di Twickenham dei Mondiali 2015. Entrambi gli allenatori, di fatto, hanno scelto il proprio XV tipo: da una parte l’Australia che ha vinto e convinto (a parte qualche passaggio a vuoto) fin da agosto, dall’altra la Nuova Zelanda che volenti o nolenti parte sempre con i favori del pronostico in qualunque match. Alla finalissima, insomma, non potevano non arrivare Wallabies e All Blacks, che per la prima volta nella storia si giocheranno una Coppa del Mondo. Tanti i temi, svariate le chiavi di lettura: noi abbiamo provato a giocarla in anticipo confrontando le due squadre reparto per reparto.
PRIMA LINEA
Scott Sio-Stephen Moore-Sekope Kepu vs Joe Moody-Dane Coles-Owen Franks
La mischia australiana è stata forse la grande vittoria della gestione Cheika, per come l’allenatore dei Waratahs è riuscito a costruire un pack solido ed estremamente efficace che desse finalmente avanzamento e palloni giocabili ai fenomeni della trequarti. Il pack wallabie non ha sfigurato nemmeno contro l’Argentina, attualmente la miglior scuola al mondo, nonostante l’assenza di Sio sul lato sinistro, senza contare le sfide vinte piuttosto nettamente nel girone contro Inghilterra e Galles. Discorso decisamente diverso per i neozelandesi, in grande sofferenza (ma senza mai crollare) contro il Sudafrica in semifinale. Gli ingaggi non sono certamente il punto di forza degli All Blacks, che potrebbero soffrire nel fondamentale seppur non in maniera decisiva. In campo aperto la situazione parrebbe sostanzialmente equilibrata, ma i kiwi possono sfruttare anche le gambe di un centro mancato come Dane Coles.
SECONDA LINEA
Kane Douglas-Rob Simmons vs Brodie Retallick-Sam Whitelock
Il salto di qualità del pack australiano proviene, oltre che dalla prima, anche dalla seconda linea, registrata anch’essa al meglio da Cheika tanto da non rimpiangere l’infortunio di un bulldozer come Skelton. Douglas e Simmons, del resto, hanno dimostrato di essere una coppia impeccabile nelle loro zone di competenza (touche su tutte) e di grande sostegno in giro per il campo. Dall’altra parte, però, non ci sarà una coppia qualunque, bensì la più forte del pianeta. Nelle ultime due stagioni Retallick e Whitelock si sono impadroniti della seconda linea neozelandese a suon di prestazioni superlative, tanto da portare alla nomina del primo come miglior giocatore al mondo nel 2014. Un evento difficilmente pronosticabile per un numero quattro, ma che dimostra l’eccezionalità dell’atleta e il livello raggiunto dal giocatore dei Chiefs.
TERZA LINEA
Scott Fardy-Michael Hooper-David Pocock vs Jerome Kaino-Richie McCaw-Kieran Read
Se c’è un reparto in cui potrebbe decidersi la finale della Coppa del Mondo questo non può che essere la terza linea. E, visti i nomi, non ci sarebbe da stupirsi. Eppure, sull’Australia gravava qualche incognita sulla possibile convivenza tra Hooper e Pocock, due giocatori simili per caratteristiche ma entrambi imprescindibili per caratura. I grandi campioni, del resto, trovano spesso e volentieri un modo per giocare insieme. E così è stato. Il risultato? L’Australia è diventata una furia nei punti d’incontro, dove Pocock sta letteralmente dominando l’intero Mondiale e Hooper non fa mai mancare il proprio apporto, con Fardy a fare tutto il lavoro sporco in maniera egregia. Manca un ball carrier vero e proprio, certo, ma fin qui la sua assenza non si è notata granché. Proprio il dinamismo e la qualità nel breakdown potrebbero impensierire i dirimpettai All Blacks, non proprio ai loro massimi contro il Sudafrica. Richie McCaw, però, vorrà chiudere in bellezza una carriera a cui non servono ulteriori aggettivi per essere descritta. Il suo consueto splendido apporto, insomma, non mancherà nonostante gli avversari piuttosto scomodi, per usare un eufemismo. All Blacks che, oltre a McCaw e ad un Kaino al solito molto affidabile, potranno contare su un giocatore universale come Read, per il quale la definizione di miglior numero otto al mondo non rende l’idea della straordinaria mole di lavoro prodotta dal terza linea 27enne. E’ il ball carrier che manca all’Australia e ciò rende lo scontro soltanto più equilibrato ed appassionante.
LA MEDIANA
Will Genia-Bernard Foley vs Aaron Smith-Dan Carter
Il doppio testa a testa appare assolutamente impari, nonostante l’ottimo Mondiale giocato fin qui da Genia e da Foley. Il mediano di mischia australiano si è ritrovato dopo un periodo di buio, pur alternando ancora giocate sopraffine a momenti di sbandamento in cui manda fuori giri tutta la squadra. Non sarà quello di quattro anni fa, ma il furetto dei Reds è certamente una spalla solida e di qualità per Foley, impressionante contro l’Inghilterra nella fase a gironi e ordinato nel resto della kermesse, ma con qualche lacuna importante in particolare dalla piazzola. Il duo in maglia nera, in confronto, ha dimostrato di avere parecchie marce in più. Aaron Smith sta mantenendo degli standard elevatissimi, sia a livello tattico che tecnico, mentre Dan Carter sta strabiliando il mondo ancora una volta con la sua classe e le sue giocate da antologia, come il drop realizzato contro il Sudafrica in un momento caldissimo del match. Dopo essere uscito di scena prematuramente quattro anni fa, il prossimo giocatore del Racing Metro ora vuole la sua grande rivincita nella sua ultima partita in maglia All Black.
I CENTRI
Matt Giteau-Tevita Kuridrani vs Ma’a Nonu-Conrad Smith
Non solo McCaw e Carter. Con la finale di Twickenham la Nuova Zelanda archivierà anche un’altra emozionante pagina di storia, ovvero il connubio tra Ma’a Nonu e Conrad Smith, una delle coppie di centri più forti della palla ovale (se non la più forte). Un concentrato di potenza e tecnica mortifero per qualsiasi difesa nel corso degli anni, il cui ultimo obiettivo sarà trapassare anche la retroguardia australiana a suon di cariche, percussioni e offload spettacolari. Non il compito più semplice delle rispettive carriere, anche perché di fronte i due All Blacks si ritroveranno un’accoppiata assolutamente all’altezza della situazione come quella formata da Giteau e Kuridrani. Il primo è stato convocato nonostante giochi a Tolone e ha cambiato volto all’Australia con la sua tecnica e la sua classe, mentre il secondo completa il puzzle australiano della trequarti con la propria irruenza. Le difese concederanno inevitabilmente pochi spazi in una partita del genere, ma tutti e quattro hanno le qualità per creare qualcosa dal nulla.
TRIANGOLO ALLARGATO
Esplosività, potenza fisica, tecnica, velocità, intelligenza tattica e gioco aereo. Nella sfida tra i due terzetti arretrati c’è praticamente di tutto, ma l’uomo più atteso è anche quello forse più deludente finora dell’intero Mondiale, ovvero Israel Folau. A bocciare la sua rassegna iridata non c’è solo il digiuno di mete, ma anche un rendimento ampiamente al di sotto delle aspettative che ha tolto ai Wallabies un maggior numero di opzioni offensive. Perlomeno nel gioco aereo, tuttavia, a Cheika servirà il miglior Folau per contrastare il gioco tattico degli All Blacks, anche perché in fase offensiva il ct può dormire sonni tranquilli grazie all’estro e alla fantasia di Drew Mitchell (quattordici mete in carriera in Coppa del Mondo) e alla concretezza di un Adam Ashley-Cooper sempre al posto giusto al momento giusto. Il periodo balbettante di Folau, invece, potrebbe essere sfruttato a pieno da Ben Smith, giocatore magari non dirompente ma intelligente come pochi nel saper svolgere con maestria tutti i ruoli della trequarti in ambedue le fasi. Unico nel suo genere. Il suo equilibrio permette ad Hansen di schierare due ali devastanti come Julian Savea, mattatore della RWC con otto mete fin qui, e Nehe Milner-Skudder, la grande novità dell’anno per gli All Blacks con la sua rapidità e con il suo fenomenale cambio di passo. Gli scontri diretti con Mitchell e Ashley-Cooper saranno imperdibili.
PANCHINA
Molto dipenderà dalla tempistica e dalle situazioni di punteggio, ma al termine di una competizione talmente dispendiosa l’impressione è che le riserve possano diventare addirittura decisive. In prima linea l’Australia può contare su una forza della natura come Tatafu Polota-Nau, un fattore in campo aperto ed in mischia seppur poco affidabile in touche. Keven Mealamu, dall’altra parte, potrebbe dare un significativo contributo con la sua esperienza, mentre tra i piloni gli All Blacks potrebbero giocarsi delle carte migliori. Hansen, invece, continua a puntare su Victor Vito come eventuale ricambio per la seconda linea, nonostante il suo ruolo naturale sia in terza. Cheika, dal canto suo, può puntare su un mastino come Dean Mumm. A dare respiro in terza linea, invece, ci penseranno Ben McCalman da una parte e Sam Cane dall’altra. Entrambe possono vantare grande qualità anche nella mediana e nel trequarti di riserva: Phipps e Kerr-Barlow dovranno dare ordine se chiamati in causa, mentre Toomua e Beale possono far cambiare marcia in qualunque momento ai Wallabies. Non è da meno la Nuova Zelanda, con un Beauden Barrett sempre più universale ed un Sonny Bill Williams in grado di fare molto male uscendo dalla panchina come impact player.
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Foto: Twitter RWC Official