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Storia delle Olimpiadi: Nino Benvenuti, la leggenda parte da Roma

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Nino Benvenuti è forse uno dei pochi atleti più celebri per quanto fatto dopo le Olimpiadi che non per l’oro nella competizione più importante del mondo. Tutti lo collegano, infatti, alla leggendaria trilogia con Emile Griffith che gli spianò la strada a quattro titoli iridati tra WBA e WBC, tra superwelter e medi: poco prima, però, Nino aveva associato per sempre il suo nome al sacro fuoco di Olimpia.

Figlio dell’Istria orgogliosa e insanguinata, Nino inizia a tirare pugni a 13 anni, vincendo da subito tornei locali e regionali. E’ un peso medio di assoluto spessore, che sa unire potenza, precisione e resistenza: tra i dilettanti sostiene 120 incontri, vincendone 119. Tra i professionisti lo score sarà di 82 a 7, con un pareggio: usiamo il futuro perché, per arrivare a Roma 1960, l’allora ventiduenne azzurro ritarda di proposito il passaggio nel professionismo. Che Olimpiadi magiche, quelle romane, per la boxe: oltre a Benvenuti si erge all’attenzione del mondo un certo Cassius Clay, che conquisterà vittorie e fama col nome di Muhammad Ali.

A Roma Benvenuti gareggia nei welter, perdendo quattro chili in pochi mesi: un sacrificio non facile per chi, di costituzione, vantava ben poca massa grassa. Il ring del PalaEur lo acclama sin dai primi turni: è un predestinato, non può fallire. E non fallisce nemmeno in finale, pur contro un avversario temibile come il russo Yuri Radonyak: non sarà Emile Griffith, non sarà Carlos Monzón, ma il freddo uomo dell’Est rimedia alla poca tecnica con tanti pugni. Già al primo round l’azzurro gli infligge un colpo da ko, ma il sovietico si rialza, non s’arrende, resiste. Ma non reagisce. Nino domina, i giudici gli consegnano l’oro col punteggio di 4-1, la voce di Sergio Zavoli può sciogliersi in un commento emozionato.  Sul podio l’inno di Mameli: la medaglia è al collo, il pensiero è per mamma Dora, morta quando il giovane pugile aveva appena 17 anni.

In buona sostanza, si può davvero dire che Nino Benvenuti è stato un campione capace di vincere tutto, in un’epoca nella quale non esisteva ancora quella proliferazione di sigle che ha tolto fascino al pugilato. Nino era semplicemente il più forte di tutti. 

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Storia delle Olimpiadi, prima puntata: Dorando Pietri
Storia delle Olimpiadi, seconda puntata: Ondina Valla
Storia delle Olimpiadi, terza puntata: Gian Giorgio Trissino
Storia delle Olimpiadi, quarta puntata: Pietro Mennea
Storia delle Olimpiadi, quinta puntata: Abebe Bikila
Storia delle Olimpiadi, sesta puntata: il massacro di Monaco 1972
Storia delle Olimpiadi, settima puntata: Jesse Owens
Storia delle Olimpiadi, ottava puntata: Mauro Checcoli
Storia delle Olimpiadi, nona puntata: Antonella Bellutti
Storia delle Olimpiadi, decima puntata: Paola Pezzo

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marco.regazzoni@oasport.it

 

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