Ciclismo
Ciclismo, riviamo il 2015: Aru, Nibali e Malori tirano l’Italia
Una Vuelta a España e un Lombardia. Il 2015 del ciclismo italiano non può certo essere considerato deludente, ma restano ancora tante le lacune di un movimento che dipende dai propri campioni. Ancora palpabile il vuoto nelle classiche che non sembra destinato a chiudersi in breve tempo.
I mesi da gennaio ad aprile non sono certo stati ricchi di successi. La campagna delle Classiche è pressoché disastrosa per i colori azzurri, a partire dalla Milano-Sanremo in cui l’unico a destreggiarsi con maestria fino in via Roma è stato il giovanissimo Niccolò Bonifazio, tra le note positive della stagione passata. Il grande Nord ha regalto la sola soddisfazione della Gand-Wevelgem vinta da Luca Paolini in una giornata già passata alla storia. L’esperto azzurro ha messo tutti nel sacco tra vento e pioggia al termine di una gara tanto spettacolare quanto straziante per gli atleti. Purtroppo la stagione del Gerva sarebbe stata successivamente macchiata dalla positività alla cocaina nel mese di luglio. Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix sono stati un vero e proprio tracollo per gli azzurri, mai veramente protagonisti di corse che hanno scritto la storia del ciclismo. Stesso discorso anche per la settimana delle Ardenne, con il solo Enrico Gasparotto a difendersi in qualche modo pur senza essere al livello dei migliori, in particolar modo all’Amstel Gold Race.
Date queste premesse era impossibile presentarsi con eccessive aspettative al Mondiale. La nazionale di Davide Cassani, pur mossa senza dubbio dai migliori propositi, si è sciolta poco a poco sul percorso di Richmond. Prima con le difficoltà di Diego Ulissi e Vincenzo Nibali emerse già nella fase centrale della corsa, poi con un vero e proprio disastro tattico ai piedi del penultimo strappo, quando la squadra si è letteralmente sciolta dopo essere arrivata in testa al gruppo perdendo le posizioni buone. La prova migliore quella di Elia Viviani, quantomeno lucido per inserirsi in un tentativo comprendente Tom Boonen e Michal Kwiatkowski nel quale inspiegabilmente non erano presenti atleti come Nibali o Matteo Trentin, sorpresi da un attacco quasi telefonato. Quest’ultimo si è poi preso la rivincita nel mese di ottobre, vincendo la Parigi-Tour e candidandosi come uno degli uomini da tenere particolarmente d’occhio del 2016.
La musica è stata diversa nei grandi giri grazie a Fabio Aru. Il sardo sembra aver completato il proprio percorso di maturazione passando per un Giro d’Italia in cui ha anche dovuto gestire momenti di grande difficoltà, come nella tappa di Imola. Per sua fortuna si è ripreso alla grande nell’ultima settimana in cui ha raccolto due successi di tappa e il secondo posto finale alle spalle di Alberto Contador. Il vero capolavoro, però, l’ha fatto alla Vuelta. Ventuno giorni di battaglia, di speranza. E nel momento più difficile, quando Tom Dumoulin sembrava lanciato verso il successo finale, l’affondo di un campioncino in erba. Un attacco da lontano per fiaccare la resistenza dell’avversario, la squadra (perfetta) a completare l’opera con Fabio a riprendersi la maglia rossa e l’olandese addirittura giù dal podio.
Sembrava destinata al fallimento la stagione di Vincenzo NIbali, solo quarto al Tour de France (ma con una splendida vittoria di tappa), escluso dalla corsa alla Vuelta a España e per il resto il solo campionato italiano ad addolcire una stagione amara. Dopo i segnali di ripresa mandati a settembre nelle corse del calendario italiano un Mondiale corso da assoluta comparsa sembrava il preludio ad un Lombardia da dimenticare. Invece la forza d’animo e la classe del siciliano sono esplosi nella discesa del Civiglio, affrontata senza remore e senza timore disegnando traiettorie aliene per tutti gli avversari con Diego Rosa (autore di un finale di stagione sublime) a rompere i cambi nel gruppo degli inseguitori. Da lì una cavalcata da sogno fino a Como, dove ha conquistato la prima Classica della carriera mettendo fine ad un digiuno che per gli italiani nelle Monumento durava dal 2008.
Nel campo delle volate stanno crescendo diversi atleti. Tra questi il già citato Niccolò Bonifazio e Giacomo Nizzolo oltre Davide Cimolai e Sonny Colbrelli, competitivi in alcuni contesti di gara per ora. Si è finalmente sbloccato in una corsa di tre settimane Elia Viviani che in seno al Team Sky sembra aver trovato l’ambiente perfetto per la sua indole i grande lavoratore e per l’obiettivo della pista a Rio, mai trascurato dalla compagine britannica. Due vittorie al Giro anche per Sacha Modolo, che però è clamorosamente mancato nel finale di stagione quando poteva risultare un nome interessante anche in ottica Mondiale
Stagioni buone ma non eccezionali per Diego Ulissi (al rientro dalla squalifica) e Domenico Pozzovivo (vittima di una caduta al Giro). Due atleti diversi che però probabilmente non sono riusciti ad esprimersi al meglio. Il toscano ha colto una vittoria di tappa al Giro ma da lì in poi non ha impressionato, anche a causa di alcuni problemi al di fuori dalle corse. Il 2016 deve essere il suo anno. Pozzovivo invece è stato sfortunato ma è comunque risultato essere il migliore degli italiani alla Liegi, chiusa al nono posto. Può crescere anche Fabio Felline, che ha lanciato dei segnali molto interessanti senza però riuscire a dare continuità. Un atleta che va seguito con attenzione.
Chiudiamo con Adriano Malori, cresciuto ulteriormente negli ultimi 12 mesi fino a raggiungere la medaglia d’argento nell Mondiale a cronometro, superato solo da Vasyl Kyriyenka. Il parmense ha sfiorato la maglia iridata con una prova di maturità importantissima a meno di un anno dai Giochi Olimpici di Rio 2016, il grande obiettivo del corridore della Movistar. La strada intrapresa sembra quella giusta.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Ufficio Stampa ‘Il Lombardia’ Rcs