Oltre Cinquecerchi
ESCLUSIVA: Mattia Galbiati ci parla del sambo
Mattia Galbiati, capitano della nazionale italiana di sambo, è uno dei migliori rappresentanti azzurri di questa disciplina ancora poco nota in Italia. Medagliato quest’anno sia ai Campionati Europei che in Coppa Europa, ci parla in questa intervista del suo sport, del suo avvicinamento ad esso e dei suoi prossimi obiettivi.
Innanzi tutto facci una breve presentazione di te stesso, per farti conoscere meglio dai nostri lettori.
“Ciao, sono Mattia Galbiati, capitano della nazionale italiana di sambo. Ho 29 anni, vivo vicino al lago di Como. Combatto nella categoria fino a 68 kg nel sambo, mi alleno quotidianamente presso l’Isao Okano ’97 di Cinisello Balsamo (MB), cercando di far bilanciare il lavoro al Nucleo Investigativo Forestale di Lecco e la vita di padre di famiglia. E’ dura, ma è una vita stimolante ed emozionante“.
Il tuo sport non è molto noto in Italia: riassumici le sue caratteristiche principali.
“Il sambo nasce negli anni ’20 del novecento come difesa per l’Armata Rossa. È un connubio di tutte le lotte presenti nell’ex URSS, fusione che ha poi avuto un’evoluzione sportiva autonoma. Il sambo conta centinaia di migliaia di praticanti nel mondo, basti pensare che a novembre all’ultimo Campionato del Mondo in Marocco eravamo ottanta nazioni. Si combatte su un kavior (materassina) circolare di 9×9 metri, l’abbigliamento consiste in scarpette, calzoncini e kurtka (uniforme), rosso o blu a seconda se si sia il primo o secondo chiamato a combattere. È un’arte lottatoria completa, che permette molta libertà di combattimento in piedi e a terra: leve articolari a gomito, spalla, anca, ginocchio e caviglia; attacchi senza prese alle gambe, al tronco, così come attacchi da tutte le posizioni e prese. Si divide in Sport Sambo (solo lotta) e Combat Sambo (molto simile alle MMA, per capirci, quindi anche con colpi). È uno sport dove la preparazione fisica dev’essere eccellente. Inoltre, il regolamento è studiato per non concedere tempi morti e per far vincere – alla fine quasi sempre – il contendente realmente più forte. È presente in tutti gli eventi multisportivi (Giochi Europei, Giochi Asiatici, Universiadi…), tranne le Olimpiadi, ma la candidatura è prevista per il 2024“.
Come ti sei avvicinato a questa disciplina?
“Il mio avvicinamento al sambo è stato casuale, dopo esserci sfiorati per anni. Provengo dal judo, dove ho fatto parte del Gruppo Sportivo Forestale e della Nazionale. Nel 2013, dopo un ennesimo grave infortunio e la mancanza di assistenza ed appoggio, decisi di non voler più combattere a certe condizioni per certe persone nel G.S. Forestale. Una volta recuperatomi, dopo una lunga convalescenza, chiamai Roberto Ferraris, il presidente della Federazione nazionale, il quale mi aveva ‘corteggiato’ diverse volte. Visto che ormai ero svincolato e stanco delle situazioni del judo italiano, mi buttai a capofitto nel sambo, vedendo in esso un tipo di lotta più vicino alle mie caratteristiche rispetto al regolamento del judo attuale. Ed è così che ora mi trovo a combattere nel mondo con un kurtka addosso invece di un judogi“.
Il sambo al momento non è ancora uno sport olimpico: come mai non hai optato per uno sport di combattimento olimpico?
“Credo che il riconoscimento olimpico del sambo avverrà nel 2024. È una disciplina praticata e popolarissima in Europa dell’Est ed Asia, ed è in crescita costante ovunque, trainata anche dalle MMA: infatti, molti degli stage di sambo che impartisco, sono presenziati da fighter di MMA, essendo la nostra disciplina un’ottima base. Tornando alle Olimpiadi, ho partecipato non da titolare alle qualifiche olimpiche per Londra 2012 con la nazionale di judo, combattendo in alcune tappe di World Cup qualificanti, non ottenendo però il pass olimpico“.
Cosa diresti ad un giovane per farlo avvicinare al sambo?
“Non credo molto nel proselitismo porta a porta. Penso che il miglior modo per avvicinare qualcuno al sambo sia dimostrare praticamente. Con un compagno di nazionale, per esempio, abbiamo fondato un piccolo club, la Sambo Invicta, dotato di sua pagina Facebook e canale Youtube. Noi promuoviamo il sambo soprattutto con video di allenamenti, gare, tutorial, foto, esibizioni dal vivo. Con la nazionale, spesso siamo in giro per lo Stivale partecipando ad allenamenti open o manifestazioni. Grazie alla sua duttilità, si può transitare facilmente nel sambo da altre arti lottatorie. Altra cosa è transitare ed essere forti: quello sì, costa molta fatica!“.
Nel 2015 hai conquistato un importante podio ai Campionati Europei. Raccontaci com’è andata.
“Il podio ai Campionati Europei è stata una conferma dei miei progressi e mi ha aiutato a fare il salto di qualità, dandomi ulteriore sicurezza. Avevo già sfiorato il podio nel 2013, alla prima partecipazione, perdendo la finale per il bronzo. L’anno scorso, nell’ultimo incontro dei ripescaggi valevole per andare in finale bronzo, persi col francese. Promisi a me stesso che non avrei mai più perso con lui. E la sorte deve avermi ascoltato, perché l’ho ritrovato quest’anno in finale per il bronzo, appunto. Era la mia occasione e l’ho colta. Sono arrivato agli Europei con un dito molto dolorante della mano da poco lussato e fratturato: sembra poca cosa, ma le mani per un lottatore sono come i piedi per un calciatore. Dopo la sconfitta di misura al primo incontro col georgiano, ho sperato fortemente che quest’ultimo arrivasse in finale per permettermi di combattere nei recuperi. Detto, fatto. Una volta ai recuperi, ho avuto sempre chiaro l’obiettivo, non ho mai demorso, neanche nell’ultimo incontro dei recuperi, dove affrontavo il forte ucraino: marcavo 1 punto dopo pochi secondi e da lì battaglia serratissima tutto il match, mantenendo aggressivamente il risicato vantaggio. La finale non potevo né dovevo perderla, come detto prima. 2-0 ben gestito, combattuto con sicurezza. Ma la carta vincente per me è stata la promessa fatta a mia figlia prima di uscire di casa e partire per gli Europei: papà ti porta la medaglia. Sembra una frase alla Rocky, ma per un padre fare una promessa alla propria figlia e renderla felice ed orgogliosa, è lo stimolo più forte che ci sia“.
Quali sono, invece, i tuoi programmi per il 2016?
“Il 2016 sarà fitto di impegni. Praticamente, una gara al mese all’estero, con relativi stage di allenamento. I miei obiettivi sono due: vincere gli Europei e i Mondiali. Voglio portare il sambo italiano sempre più in alto ed essere il primo italiano a vincere l’oro. Arduo? Sì. Impossibile? No. Ci vuole determinazione, abnegazione, volontà. Punto al massimo, perché se punti al minimo, non otterrai nemmeno quello. Ma con me, ci sono altri giovani sambisti italiani di livello che possono aspirare a medaglie importanti. La federazione è piccola ma lavora bene sugli atleti ed i dettagli, abbiamo il coach Palatini che è stato di livello mondiale e ci trasmette i suoi ‘segreti’, così come il presidente Ferraris che è disponibile e presente. Siamo un bel gruppo, amici fuori e dentro il kavior, pronti ad aiutarci e questo è un elemento assoluto di forza. Basti pensare che il mio preparatore atletico è Miceli, il nostro -82kg, recente quinto ai Mondiali in Marocco“.
Cosa credi che bisognerebbe fare per promuovere maggiormente il sambo in Italia?
“Purtroppo, il nostro Paese, nonostante sia un’eccellenza mondiale negli sport, non dà spazio in casa propria alla promozione, divulgazione e valorizzazione di molti sport. Nemo profeta in patria est. Per promuovere, bisogna prima creare una base larga di praticanti. La linea della federazione, fino ad ora, era pochi ma buoni. Ed i buoni ci sono, ormai, quindi è tempo di aprire; infatti, la Ffderazione ha appena promosso ad agosto vari allenatori di primo livello provenienti da tutto il Paese e organizza costantemente esibizioni, manifestazione e allenamenti in tutte le Regioni. Nella mia piccola realtà, la Sambo Invicta, abbiamo sì molti lottatori ‘altri’ (MMA, BJJ, ecc…), che vogliono praticare il sambo per migliorare alcune loro lacune; ma abbiamo anche alcuni ragazzi che hanno cercato proprio un corso di sambo. Con i mezzi di ora, è più facile promuovere e noi questi mezzi li stiamo usando per favorire la diffusione del sambo in Italia“.
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giulio.chinappi@oasport.it