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Golf, Italia senza Masters: la crisi azzurra con la Ryder Cup sullo sfondo

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Per il secondo anno di fila, nessun golfista italiano ha preso parte agli Augusta Masters, che hanno vissuto una bellissima ed avvincente edizione.

La mancata presenza dell’Italia nei primi 50 giocatori al mondo è un campanello d’allarme che ormai si è evoluto in una musica stonata; la situazione è assolutamente poco rosea, soprattutto se pensiamo al recente successo della “conquista” della Ryder Cup che ospiteremo nel 2022.

Sei anni sono tanti, ma le basi su cui si costruisce la competitività di una nazione si pongono con largo anticipo. Purtroppo nelle ultime due stagioni abbiamo vissuto il netto declino di Matteo Manassero e il 2016 non ha portato novità positive.

Il talentuoso veronese, che nel 2010 trionfava ai BMW Championships a nemmeno 17 anni, si è perso tra molti problemi tecnici che ne hanno minato la sicurezza, un tempo marchio di fabbrica della casa. Il cambio di swing non basta a giustificare l’involuzione di un talento cristallino che si è smarrito sino a precipitare al numero 869 del ranking, perdendo ben 234 posizioni nei soli ultimi mesi.

Manassero ha un 50° posto in Malaysia come miglior risultato stagionale, l’impressione è che ormai le priorità siano diverse dal solo golf; forse le troppe attese ad inizio carriera hanno provocato un certo rifiuto da parte del veneto e questo è veramente un peccato per il movimento tricolore. Urge una drastica scelta tecnica imminente, probabilmente, anche alla luce del 23°posto ai recenti Campionati Italiani Open.

Se Atene piange, Sparta non ride, la posizione di Renato Paratore, seppur in lieve crescita, è la no. 421 nel WGC; l’anno corrente è partito con due piazzamenti nei primi 30 nelle prime due tappe dello European Tour, seguiti da qualche taglio di troppo.

Il ventenne romano è da attendere nel corso della stagione per verificarne i progressi, come è lecito aspettarsi da un campione olimpico giovanile, pur sempre ai primi grandi tornei internazionali, comprso l’esordio nel PGA Tour.

Il numero uno in classifica tra gli italiani è Francesco Molinari, che vanta anche il miglior risultato 2016 con la nona piazza all’Arnold Palmer Invitational; anche per lui, tuttavia, si sta verificando un calo forse in parallelo con l’avanzamento dell’età anagrafica. Senza dubbio rimane la miglior carta tricolore in campo, mentre Nino Bertasio è atteso al salto di qualità nei grandi appuntamenti.

La risultante, va da sé, è che non si sta vivendo un gran momento nel golf tricolore a pochi mesi, tra l’altro, del ritorno sulla scena olimpica.

Marco Crespi, Francesco Laporta, Filippo Bergamaschi sono altri nomi che possono dare nuova linfa ad uno sport che vanta, nonostante un calo negli ultimi due anni, un numero molto vasto di praticanti nel nostro Paese.

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gianluca.pessoni@oasport.it

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