Beach Volley
Beach volley, World Tour e Italia. Il Brasile vince, l’Italia aspetta…
Due ori, quattro podi, un dominio e senza le coppie olimpiche che hanno impostato la preparazione per essere al massimo nell’unico appuntamento che conta per loro in questa stagione, Rio 2016. Il Brasile vince anche con le seconde linee sulla sabbia di casa di Fortaleza e, in attesa del rientro in scena delle nostre coppie della Nazionale da domani nell’olimpica Sochi in Russia, i beacher di casa nostra che non fanno parte del progetto olimpico si sono svegliati questa mattina rendendosi conto che al 2 maggio, all’inizio del mese in cui le attività sulla sabbia una volta iniziavano in modo travolgente, non esiste un programma plausibile per il campionato italiano.
Il progetto legato alla romagnola BVU (di cui avevamo parlato tre settimane fa) è in stallo, non si capisce bene perché ma da indiscrezioni pare che si sia aperto il tiro incrociato dei comitati regionali e di personaggi ormai fuori dal giro a cui questo nuovo circuito (a loro avviso) toglierebbe qualcosa, pare sia nata una controversia riguardo il nome del main sponsor da legare al campionato italiano (c’è una banca pronta, pagando, a dare il suo nome al circuito tricolore ma non va bene nemmeno questo), pare che chi era partito per questa avventura con tutto l’entusiasmo possibile lo stia perdendo progressivamente e stia pensando di ritirarsi dalla maratona ancora prima di aver superato il cartello del primo chilometro.
Affrontare l’anno olimpico senza un campionato italiano credibile (qualunque “cosa” con meno di cinque tappe e un Master finale con montepremi dignitosi che permettano agli atleti di sostenere l’attività, almeno quella estiva, con un minimo di staff tecnico adeguato non potrebbe chiamarsi tale) sarebbe un mezzo disastro per tutto il movimento perché un circuito serio a livello nazionale. Senza andare a scomodare l’AVP o il Brasile, basta guardare Svizzera, Germania e Polonia, nazioni che stanno diventando dominanti a livello mondiale quali palcoscenici, in casa, riservano ai loro atleti di punta, un campionato nazionale è alla base della salute del beach volley e solo così possono nascere e crescere i ricambi o le aggiunte alla forte Nazionale che si prende oggi soddisfazioni in ogni angolo del globo. Il paradosso è che negli ultimi anni sono nate organizzazioni, scuole, centri specializzati perché c’era un’enorme richiesta che oggi, con i loro atleti, spesso molto giovani, sono pronti a popolare i campi dei vari circuiti nazionali ma l’attesa per ora è stata vana.
Non si può più aspettare: giugno è dietro l’angolo, si stanno superando i limiti per poter mettere in piedi (pubblicità, autorizzazioni, organizzazione spiccia) i primi, eventuali, tornei nel prossimo mese (ormai per maggio servirebbe un miracolo) ma l’attesa di tutto il movimento è che si prenda una via, non una qualunque: quella che tutela l’interesse di chi questo sport lo pratica o lo insegna con serietà e impegno ogni giorno dell’anno.
Nel frattempo prosegue la marcia di avvicinamento all’appuntamento olimpico. La settimana appena conclusa ha riportato il Brasile sul tetto del mondo dopo un periodo di break (con scarsissime o nulle presenze) delle coppie carioca nei tornei asiatici. A Fortaleza, in un torneo snobbato da mezzo mondo, tra gli uomini va di moda l’usato sicuro di Oscar (30 anni), onesto mestierante del campionato carioca (così, tanto per stare in argomento) e la freschezza del ventiduenne Andrè Loyola che si sono uniti all’inizio del 2016 e si sono presi una grande soddisfazione conquistando il primo successo in un Open del World Tour. Oscar/Andrè hanno approfittato del ritiro in finale dei tedeschi Erdmann/Matisyk per infortunio e si sono aggiudicati il torneo che ha visto salire sulterzo gradino del podio i messicani Virgen/Ontiveros che in una finale tutta americana hanno battuto 2-0 (23-21, 21-17) i cileni Grimalt/Grimalt. Attenzione a queste due coppie che sono mine vaganti nel circuito mondiale e potrebbero dire la loro anche a Rio. Così le semifinali maschili: Oscar/Andre-Virgen/Ontiveros 2-0 (21-19, 21-11), Erdmann/Matysik-Grimalt/Grimalt 2-1 (21-12, 17-21, 15-8). .
In campo femminile, invece, il dominio carioca è stato assoluto e come tra gli uomini ha funzionato il mix di gioventù ed esperienza della coppia vincitrice, Elize Maia/Duda che ha così bissato il successo di inizio stagione a Maceiò, confermando di essere diventata una delle coppie di punta del movimento brasiliano. Elize Maia/Duda hanno battuto a sorpresa (ma fino a un certo punto) in finale 2-0 (21-17, 21-18) nientemeno che Juliana/Lima mentre nella finale per il bronzo le padrone di casa Rebecca/Lili hanno sconfitto 2-0 (21-19, 21-19) le rappresentanti di Vanuatu (non nuove a questi expolit) Pata/Matauatu.Così le semifinali: Rebecca/Lili (Bra)-Juliana/Lima (Bra) 1-2 (22-20, 19-21, 11-15), Elize Maia/Duda (Bra)-Matauatu/Pata (Van) 2-0 (21-10, 22-20).
In casa Brasile, invece, preoccupano un po’ le eliminazioni premature delle coppie olimpiche. In campo maschile Evandro/Pedro hanno perso agli ottavi 2-0 (21-12, 21-18) contro i cileni, mentre fra le donne Agatha/Barbara sono state sconfitte sempre negli ottavi 2-1 (21-17, 18-21, 15-13) dalle statunitensi Stockman/Dowdy.
Da domani si torna (per restarci un bel po’) in Europa. L’appuntamento è a Sochi in Russia dove sul finire del 2015 Marta Menegatti e Viktoria Orsi Toth hanno regalato il primo trionfo nel World Tour femminile all’Italia. In campo, oltre alle trionfatrici dell’ultimo torneo da queste parti anche Giombini/Perry dalle qualificazioni e in campo maschile Ranghieri/Carambula, Lupo/Nicolai e Ingrosso/Ingrosso.