Beach Volley
Beach volley: l’Italia sogna in grande. Possibile sfatare il tabù della medaglia olimpica?
Il sogno continua, anzi prende forma. L’Italia del beach volley è ormai in pianta stabile nell’elite mondiale, e i risultati di Sochi, che chiudono di fatto la prima parte di stagione, quella dove la priorità per quantomeno le due coppie maschili azzurre, era la qualificazione a Rio, lo stanno a dimostrare.
Tre coppie in semifinale, un oro e due quarti posti. Risultati da stropicciarsi gli occhi anche se in Russia mancavano tanti big: tutti i brasiliani, buona parte degli statunitensi, gli olandesi che hanno scelto di saltare a piè pari la prima parte di stagione, vista l’ottima situazione di classifica nel ranking per la qualificazione olimpico già acquisita lo scorso anno.
Arrivare a Rio riposati (si fa per dire perché fra Grand Slam, campionati europei e Major Series chi inizierà seriamente la stagione solo a fine maggio avrà a disposizione ben sette appuntamenti, Europeo incluso, tutti di altissimo livello per ritrovare i giusti ritmi) oppure con una stagione bella lunga alle spalle? Anche chi ha potuto scegliere perché non aveva problemi di ranking ha preso strade opposte. La risposta la darà la sabbia di Copacabana ad agosto. L’Italia è fra le nazioni che finora non hanno potuto scegliere. Sia Ranghieri/Carambula che Nicolai/Lupo, partiti ad inizio stagione (quest’anno era a ottobre) dalle retrovie, avevano bisogno di mettere fieno in cascina e dunque di disputare tanti tornei e vincere tante partite per mettere al sicuro la qualificazione. Ne hanno messo talmente tanto, di fieno, che Alex Ranghieri e Adrian Carambula sono ad oggi in testa alla classifica stagionale del Grand Slam con 3.260 punti all’attivo (risultato storico per il nostro movimento dopo dodici tornei) e possono fare anche un pensierino a conquistare un posto di grande prestigio nella classifica finale anche se a fare la differenza in questa graduatoria saranno i Grand Slam e le Major Series della seconda parte della stagione.
Ad oggi dopo il Grand Slam di Sochi, Ranghieri/Carambula sono noni (4970 punti) e Lupo/Nicolai decimi (4960 punti) nel ranking olimpico. In testa ci sono i campioni del mondo Alison/Bruno con 7050 ma Nummerdor/Varenhorst, quarti, hanno “solo” 5220 punti e dunque saranno molto importanti per le due coppie italiane maschili anche per una questione di ranking nel torneo a cinque cerchi i due Grand Slam di fine maggio a Mosca e Amburgo che distribuiranno molti punti in prospettiva Rio. Gli azzurri a Rio ci saranno visto che la diciottesima coppia (la prima delle escluse al momento), i tedeschi Erdmann/Matisyk (eliminati da Lupo/Nicolai a Sochi), hanno 4230 punti ed è molto difficile che avvenga un ribaltone del genere con gli azzurri (nella peggiore delle ipotesi) eliminati al primo turno e chi segue i tedeschi che va ad occupare i primi posti del Grand Slam a discapito delle prime della classe.
L’ipotesi medaglia è plausibile? Sì. Mai come quest’anno si arriva ad un appuntamento olimpico con tante coppie che possono aspirare al podio e davvero può succedere qualsiasi cosa. Sulla carta al momento Dalhausser/Lucena e Alison/Bruno sembrano avere qualcosa in più di tutte le coppie rivali, per solidità, qualità di gioco e carattere.
Poi ci sono almeno dieci coppie che, sulla carta, possono inserirsi nella lotta per le medaglie, più o meno sullo stesso piano, fra cui anche Lupo/Nicolai e Ranghieri/Carambula. Tanto dipenderà dagli accoppiamenti della fase ad eliminazione diretta e dai piccoli particolari che, in un torneo Olimpico lungo il doppio del solito (due settimane anziché una), possono fare la differenza.
In campo femminile Menegatti e Orsi Toth sono in rampa di lancio da un po’ (i podi e la vittoria di Sochi dello scorso anno lo stanno a confermare), hanno in tasca il biglietto per Rio (occupano il settimo posto con 5180 punti e la diciottesima ne ha 3830) ma ancora non hanno raggiunto il livello delle coppie di vertice e in tre mesi servirebbe un mezzo miracolo per riuscirci. Ci sono sei o sette binomi che rappresentano ostacoli pressoché insormontabili per le azzurre, che in giornata di grazia hanno dimostrato di poter giocare alla pari con tutte le rivali ma sulla continuità di rendimento pagano ancora dazio.
Anche se hanno già vinto un Open, disputato una finale a Klagenfurt e sono salite sul podio diverse volte, le azzurre non partono con i favori del pronostico per una medaglia a Rio ma tra le outsider di lusso ci sono anche loro che potrebbero anche essere favorite dai tempi più dilatati e da un maggiore recupero fisico ma soprattutto psicologico fra una gara e l’altra.