Sci Alpino
Sci alpino: promossi e bocciati del Mondiale
Grande spettacolo a Schladming nelle scorse due settimane, per un’edizione dei Campionati del Mondo di sci alpino che ha regalato un susseguirsi di emozioni, tra gioie e drammi, tra lampi di classe di campioni affermati e qualche, immancabile sorpresa. Vediamo i “promossi” e i “bocciati” di questa rassegna iridata: vi anticipiamo già che, nel pomeriggio, analizzeremo più nel dettaglio le prestazioni azzurre.
Promossi
Diciamo la verità: tutti i favoriti, nel settore maschile, hanno mantenuto le attese. I primi cinque della classifica generale di Coppa del Mondo sono tornati a casa con almeno una medaglia. “Almeno” è d’obbligo, soprattutto se bisogna parlare di un Ted Ligety vincitore di ben tre ori: passi per quello in gigante, dove è in assoluto il miglior interprete; passi per quello della supercombinata, gara strana dove, in passato, si è sempre difeso bene; ma che il fenomeno americano potesse vincere anche in supergigante, disciplina nella quale non saliva sul podio da più di tre anni (pur con prestazioni molto regolari in questa stagione), non era sinceramente pronosticabile. Ligety e il sorprendente De Tessieres (la Francia, al pari degli Stati Uniti, è la vera vincitrice di questi Mondiali) hanno fatto andare di traverso il supergigante ad Aksel Lund Svindal, che però si è riscattato pochi giorni dopo in discesa con la consueta dimostrazione di potenza e velocità. C’è poi Marcel Hirscher, il più atteso, il predestinato, che non ha tradito l’Austria intera nello slalom di ieri, dopo essersi portato a casa l’argento tra le porte larghe: del salisburghese è difficile dire qualcosa senza cadere nella retorica, perché la perfezione della sua sciata è qualcosa di veramente impagabile, soprattutto se raffrontata con la sua ancor giovane età. Promosso, senza dubbio, Felix Neureuther (l’unico ad aver impensierito seriamente Hirscher nello slalom), al pari dei vegliardi Mario Matt e Ivica Kostelic, per quanto il croato sia apparso un po’ sottotono nelle prove tecniche; in casa Italia, naturalmente, le gioie più belle sono quelle delle medaglie di Dominik Paris e Manfred Moelgg. Infine, citazione d’obbligo per il finlandese Andreas Romar, ai piedi del podio tanto in supercombinata quanto in discesa: la Finlandia non ha una grande tradizione nelle prove veloci, il ventitreenne di Korsholm potrebbe invertire il trend nei prossimi anni.
Nel femminile, partiamo dalla sorpresa, da quella Marion Rolland che ci ha strozzato in gola l’urlo di gioia per Nadia Fanchini. Entrambe, comunque, sono tra le note più belle di questo Mondiale: in pochi avrebbero scommesso un euro sulla francese, pur stabilmente tra le prime in discesa, ancora di meno avrebbero puntato sulla nostra coraggiosa camuna, che da questa medaglia può ufficialmente ripartire, dopo tanta sofferenza, verso un futuro finalmente sereno. Ma la vera dominatrice dei Mondiali, Ça va sans dire, è Tina Maze, due ori e un argento, per quanto forse i due piazzamenti d’onore, cannibale com’è, non l’abbiano pienamente soddisfatta. La slovena è il presente dello sci, Mikaela Shiffrin lo è anche lei, ma si è già prenotata una grande fetta di futuro: campionessa del mondo a 17 anni, con una sciata sicura come quella delle veterane. Future is now, nel suo caso. Citazione d’obbligo, tra le promosse, anche per Tessa Worley, ennesima gioia d’Oltralpe: mai vincente in stagione, il suo gigante è stato semplicemente dominato, con oltre un secondo di margine su tutte le altre. Infine, come non parlare di Julia Mancuso e Lara Gut, due vere campionesse: la prima non fallisce mai quando ci sono medaglie in palio, la seconda conquista il terzo alloro nella giovanissima carriera. Due medaglia anche per la “solita” Maria Riesch: insomma, tutte le migliori, anche nel femminile, non hanno tradito.
Bocciati
Per l’Austria è stato un trauma chiudere le prove veloci maschili senza una medaglia: Romed Baumann ha in qualche modo messo una pezza con il bronzo in supercombinata, ma tra discesa e superg hanno collezionato quarti posti. Il problema di fondo è che è mancato un vero ricambio generazionale dopo lo storico Wunderteam: Klaus Kroell ci ha messo una pezza per qualche anno, assieme a Reichelt e all’ex Scheiber, ma i tempi di Maier Eberharter Knauss Walchhofer Trinkl J.Strobl F.Strobl Rzehak (da leggersi tutti d’un fiato), sembrano drammaticamente lontani. E per rimanere in tema di squadre che deludono, purtroppo, bisogna inserire anche gli azzurri dello slalom, ma di questo, come detto, ne parleremo più approfonditamente nel pomeriggio. Sempre in casa Italia, anche il mondiale di Christof Innerhofer non è certo stato positivo. Infine, in una Francia esaltata da successi belli e inaspettati, manca all’appello la stella forse più attesa, ovvero un Alexis Pinturault apparso in debito d’ossigeno e, comunque, sempre piuttosto lontano dal podio.
Nel settore femminile, si pensava che Viktoria Rebensburg potesse portare a casa almeno una medaglia, soprattutto alla luce di un gennaio dove, con l’eccezione di Maribor, era sembrata in grande spolvero: la tedesca è invece scivolata abbastanza indietro sia in supergigante, sia in gigante. Anche Kathrin Zettel, quarta, quinta e decima nelle sue due gare, non sarà contenta di tornare a casa senza medaglie, a fronte di una stagione dove era salita sul podio ben sette volte.
foto tratta da mikecrawford.me
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com