Sci di fondo
Zero medaglie nell’anno zero: ora il fondo deve ripartire
La storia si ripete. Dopo la rassegna iridata del 2003, la Val di Fiemme continua a non sorridere agli atleti di casa nei Mondiali, a distanza di dieci anni conclusi di nuovo con zero medaglie. Una maledizione? No, decisamente non può esserlo, piuttosto è un segnale forte e inequivocabile di come qualcosa nei prossimi mesi dovrà cambiare. Segnali, insomma, così come il ritiro della leggenda Pietro Piller Cottrer, uno degli azzurri più celebrati, che decide di dire basta proprio nella settimana mondiale, a testimonianza di una Nazionale di sci di fondo ormai smarrita, senza nessun leader e all’inizio del suo anno zero.
Perché da zero si dovrà ripartire; da zero si dovrà ricostruire un team affidabile e di nuovo competitivo ad alti livelli; da zero si dovrà modellare una mentalità nuova, vincente, perché francamente quella attuale, di vincente, ha ben poco. Molte prestazioni incolori, d’altronde, non possono che essere frutto di approcci mentali sbagliati, come dimostrano poi le dichiarazioni nei vari post-gara. Accontentarsi di piazzamenti lontani (e anche tanto) dal podio è alquanto discutibile, soprattutto dopo aver fatto intendere a più riprese che l’obiettivo principe della stagione erano proprio i Mondiali di casa, sulle nevi di casa, su percorsi che sulla carta avrebbero dovuto anche ‘aiutare’ i nostri azzurri. Inoltre, a far riflettere sulla mentalità italica, c’è anche la totale assenza di autocritica alla fine delle gare, anche dopo performance palesemente insufficienti. Naturalmente, gli atleti hanno relative responsabilità in tutto ciò, perché quando si ha una guida tecnica con i medesimi ‘difetti’ è inevitabile che i nostri azzurri si crogiolino nella loro mediocrità. Ribadiamo, quindi, il concetto già espresso qualche giorno fa: non riteneremmo errato un cambio nel ruolo di direttore tecnico, occupato ora da Silvio Fauner, per tagliare i ponti con un recente passato di cui è difficile salvare qualcosa.
Tra questo ‘qualcosa’, però, c’è sicuramente un’interessante nidiata di atleti Under25, da salvaguardare e da non sciupare. Infatti, sarebbe deleterio bruciare talenti cristallini come Federico Pellegrino (nella foto), in costante ascesa e sempre pronto a piazzare lo zampino; come Dietmar Noeckler, ormai tra i primi 20 in alternato; come Mattia Pellegrin, anch’egli ottimo specialista del classico; come i fratelli Fabrizio e Fabio Clementi, ancora acerbi ma lì; come Francesco De Fabiani, che arriverà sul grande palcoscenico fra qualche anno.
Sarebbe un’atroce sconfitta sperperare le ottime potenzialità di Debora Agreiter, molto migliorata quest’anno; di Virginia De Martin Topranin, progredita ulteriormente in tecnica classica; di Ilaria Debertolis, classe ’89 e ancora molto da dimostrare; di Lucia Scardoni, grande talento e grande tenacia; delle sprinter Gaia Vuerich e Greta Laurent, ancora un po’ indietro ma in crescita; di Francesca Baudin, già presente ai Mondiali e che potrebbe arrivare lontano.
La squadra non solo del futuro, ma anche un po’ del presente. Molti non saranno talenti naturali come lo sono stati Zorzi, Piller Cottrer, Belmondo o Di Centa, ma con i giusti incentivi e adeguati percorsi di crescita potranno dire la loro ad alti livelli. Quel buco generazionale fra l’84 e l’88’ fa male oggi, ma fra qualche anno potrebbe essere soltanto un lontano ricordo. A patto, però, che ai piani alti della Federazione si rendano conto che serve una sterzata brusca e decisa e, soprattutto, serve portare nell’ambiente una ventata d’aria nuova, per ricostruire, per ripartire da zero.
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com