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L’argento di una vita

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Finalmente. Finalmente l’Italtuffi torna sul podio olimpico a 36 anni di distanza dall’epopea Dibiasi-Cagnotto. Finalmente la medaglia più ambita è di Tania, figlia di Franco detto Giorgio che a Mosca 1980 si prese la sua quarta prima di decidere di dar vita alla fuoriclasse più grande della storia recente di questo sport. Perché va detto: ora che la Cina trionfa a destra e a manca, un argento vale come un oro. Non è retorica: qui è davvero così e lo sanno tutti.

Cinque tuffi, due obbligatori e tre liberi, meno di un’ora di gara. Puff. Seconde. È stato facile, no? Che strano: cinque Olimpiadi per inseguire il sogno di una vita e poi ecco che è più semplice del previsto. Perché la tranquillità e la consapevolezza nei propri mezzi fanno miracoli. Perché la serenità che dopo i pianti di Londra 2012 ha permesso a Tania Cagnotto di vivere il quadriennio più redditizio e vincente della sua infinita carriera è un segreto tanto facile da mostrare quanto complicato da scoprire. Gioiamo: ce l’ha fatta. E ora lo usa con saggezza.

Per l’Italia intera questa era una medaglia sentita. Da vincere quasi a tutti i costi, anche perché l’occasione stavolta era davvero propizia. Le Olimpiadi di Rio 2016, iniziate ieri tra delusioni e sorprese e continuate oggi con una magica serata di festa, esaudiscono già uno dei loro primi “obblighi”: vedere il sorriso di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè sul podio del sincro. Sono ancora lacrime, ma questa volta liberatorie. E per la bolzanina tra una settimana esatta ci sarà la possibilità del bis nella gara individuale, in cui il compito sembra più tosto ma con questo stato di forma atletica e mentale alla portata. Ora si è sbloccata definitivamente – è ancor più leggenda – e con la celebre serenità salterà sicuramente al top. La aspettiamo nuovamente.

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Rostock 2013

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