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Valentina Vezzali in esclusiva: “Vogliamo inorgoglire l’Italia”

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Una leggenda che cammina. Un’atleta che ha segnato indelebilmente un ventennio di storia dello sport italiano. Una di quelle fuoriclasse le cui gesta non tramonteranno mai, assimilabile ai grandissimi come Coppi, Bartali, Tomba, Pantani e Zoeggeler. Numeri alla mano, la più grande di sempre dello sport tricolore e certamente nella top10 globale di ogni era. Questo, in breve, il suo palmares, nel quale annotiamo le sole gare individuali: 3 ori olimpici consecutivi da Sidney 2000 a Pechino 2008, 6 titoli mondiali, 5 Europei, 11 sfere di cristallo, 76 vittorie in Coppa del Mondo, 4 Universiadi e 2 Giochi del Mediterraneo.
Una collezione da autentica cannibale, naturale conseguenza di una implacabile fame di vittorie e di un irrefrenabile desiderio di prevalere sempre e comunque sul resto del mondo.
La più grande dimostrazione di come nello sport, prima ancora della tecnica e del talento, per dominare e dettare legge sia necessaria una infinita forza mentale.
Ora una nuova, adrenalinica e suadente avventura. I Giochi di Londra, dove forse mai come in passato il tricolore italiano verrà innalzato dalle mani dell’atleta più degna e meritevole nella cerimonia inaugurale. Senza dimenticare un precedente benaugurante: quando ha vinto le Olimpiadi, si era imposta anche ai Mondiali dell’anno precedente, ovvero nel 1999, 2003 e 2007. Nella rassegna iridata del 2011, neanche a dirlo, fu proprio lei a trionfare.
Cari amici, l’immensa Valentina Vezzali in esclusiva su Olimpiazzurra.

A Pechino 2008 avevi detto: “Se a Londra non mi fanno portare la bandiera, vado avanti fino al 2016“. Alla fine il tuo sogno è diventato realtà. Sensazioni?
Questa vigilia olimpica ha per me un sapore tutto particolare. Ovviamente quando stai per affrontare un’Olimpiade tutto sembra che giri attorno a questa e soprattutto sembra che il tempo scorra inesorabilmente veloce. Stavolta, oltre a questo, c’è anche la responsabilità ed il grande onore dell’essere portabandiera. Non vedo l’ora che arrivi quel momento, per il quale non posso che continuare a ringraziare il Coni ed i tanti colleghi che hanno espresso parole positive su di me“.
In molti hanno espresso dubbi sul fatto che porterai la bandiera proprio il giorno prima di salire in pedana per la gara individuale: cosa ti senti di replicare?
Ho detto e dichiarato che l’onore di portare la bandiera del tuo Paese nella cerimonia inaugurale del più grande evento sportivo che raccoglie in un unico luogo tutto il mondo, vale bene qualche sacrificio fisico. Mi è stato assicurato, comunque, che l’impegno sarà limitato e che, soprattutto, l’organizzazione dei Giochi non prevede la lunga ed estenuante “anticamera” allo stadio, in quanto essendo molto vicino al villaggio, andremo direttamente a piedi ed entreremo allo stadio Olimpico pochi minuti prima dell’ingresso sulla pista“.
Numeri alla mano, nessun italiano ha mai vinto quanto te nello sport italiano, uomini compresi: ne sei consapevole?
Non ci penso e non mi interessa. Io personalmente ho sempre pensato che i record sono fatti per essere superati. Mi sono posta i miei obiettivi ed ho lottato affinché potessi raggiungerli. Per il resto credo che i numeri vadano guardati quando sei in fase di bilancio consuntivo. Per il momento ho ancora tanto da fare“.
4 ori olimpici consecutivi in Italia non li ha vinti nessuno: pensi che sia un obiettivo alla portata per te?
Speriamo che un giorno qualcuno riesca nell’intento! Ripeto: nella scherma e nello sport in genere, ciò che conta sono le motivazioni e queste vengono dettate dagli obiettivi. Ognuno ti dà la forza per superare le difficoltà e, soprattutto, per affrontare i sacrifici“.
Dopo Londra 2012 dirai addio all’agonismo o continuerai a gareggiare, magari pensando a Rio 2016?
Non ho ancora deciso. Fin quando starò bene ed avrò voglia di alzarmi al mattino ed allenarmi, non vedo perché dovrei smettere”.
Nella corsa all’oro dovrai guardarti dalle tue compagne di squadra e dalla coreana Hyu Hee Nam, o credi che ci saranno inserimenti a sorpresa?
Nella scherma non è semplice né vincere né fare previsioni. Men che meno poi in una gara olimpica, dove influiscono tanti fattori, tra i quali quelli emotivi. Sicuramente, stando al ranking, la coreana Nam e le mie compagne di Nazionale sono le avversarie più temibili, ma credo che ogni atleta che arriva in una gara olimpica può avere chances di arrivare all’oro. Quindi nessuna va sottovalutata e bisogna sempre affrontare ogni assalto con la stessa determinazione che richiede una finale“.
Che rapporto hai con le tue compagne di Nazionale?
E’ un rapporto che si fonda sugli equilibri propri della scherma. Siamo infatti atlete di una disciplina individuale, dove a volte si è costretti ad affrontarsi per conquistare il proprio obiettivo finale. E’ normale dunque che, quando ci si trova di fronte, non si pensi che quella è la compagna con cui hai condiviso la preparazione o con cui sei stata a cena la sera prima. C’è una sana competizione ed una rivalità che è giusto che ci sia. E non è una “magia” il fatto che tutto ciò si trasformi in elemento positivo quando ci si trova assieme nella gara a squadre. In quel caso siamo unite e compatte, pronte a sostenerci ed a conquistare l’obiettivo comune“.
Il Dream Team è pronto a salire sul gradino più alto del podio dopo la delusione di Pechino? Cosa serve per amalgamare al meglio tre individualiste straordinarie?
Il “Dream Team” è pronto. Se riusciremo ad esprimere, ognuno per suo conto, il nostro potenziale così come facciamo durante la stagione, allora potremo puntare al massimo. E’ tutto nelle nostre mani“.
Dopo ogni vittoria guardi sempre a quella successiva: qual è il segreto delle tue motivazioni e della tua fame?
Mi hanno definita “insaziabile”, sia nell’accezione positiva che in quella negativa. Io credo soltanto che l’importante sia, nella vita di tutti i giorni così come nello sport, avere degli obiettivi e lavorare sodo, senza lesinare sacrifici, per raggiungerlo. Tutto qui. Ma soprattutto mai cullarsi sugli allori o “sentirsi arrivate” “.
La scherma italiana continua a sfornare talenti giovani in quantità industriale: perché? E’ un modello da esportare anche in altre discipline?
“La scuola fa scuola ed i campioni fanno i campioni”. E’ un vecchio motto della mia società, il Club Scherma Jesi. E’ assolutamente estendibile a livello nazionale. La scherma italiana può vantare una classe magistrale unica, una tipicità particolare nella formazione dei giovani e la capacità di mettere a frutto il talento, anche grazie al confronto con i grandi interpreti. Basti pensare che gli atleti più forti, tranne che nei periodi di ritiro o quando impegnati nella Coppa del Mondo, si allenano nelle società di appartenenza e capita molto spesso che affrontino anche i più giovani o giovanissimi, aiutandoli a crescere. Il “segreto” sta tutto qui“.
Quando non sarai più un’atleta, ti vedi come allenatrice?
Non ho ancora pensato a cosa farò dopo aver concluso la vita da sportiva. So per certo che vorrei tanto rimanere nell’ambito dello sport, magari aiutandone la diffusione e, perché no, impegnandomi magari per migliorare l’impiantistica. Ma per il momento ho altro a cui pensare in via primaria“.
Come riesci a conciliare la vita di atleta con il ruolo di mamma?
Non è semplice, anzi, è uno di quei sacrifici che bisogna sostenere ed affrontare per raggiungere gli scopi. So per certo che le emozioni quotidiane, dell’essere mamma e moglie, non valgono nessuna medaglia“.
Nascerà mai una nuova Vezzali?
Perché no? Ovviamente ogni atleta è unico, ma mi auguro che qualcuno possa prendermi come esempio di impegno e passione nello sport e per lo sport“.
Che Olimpiadi saranno, secondo te, per l’Italia, nella scherma ma anche complessivamente?
Sono d’accordo con le prospettive indicate dal Presidente Petrucci. Siamo chiamati a dimostrare il valore dello sport italiano, anche in questo momento di crisi. Anzi dobbiamo impegnarci per fare in modo di inorgoglire il Paese e magari scatenare quel processo di unità nazionale che può aiutarci a fare uscire l’Italia da questo periodo difficile. Credo che ci sono delle discipline in cui possiamo fare bene, altre in cui dobbiamo faticare. Sono comunque convinta che sapremo essere, tutti, all’altezza della situazione e capaci di rappresentare al meglio la nostra Nazione“.

federico.militello@olimpiazzurra.com

redazione@olimpiazzurra.com

Twitter: @olimpiazzurra

Foto: Federscherma

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