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Il fallimento totale della boxe italiana. La peggior Olimpiade dal 1996

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Si è chiusa un’Olimpiade da dimenticare in fretta per la boxe italiana. Il bilancio è totalmente fallimentare: solo tre pugili sono stati capaci di superare un turno (Vincenzo Mangiacapre, poi costretto al forfait per una frattura allo zigomo, Carmine Tommasone e Clemente Russo), per un totale di tre vittorie e cinque sconfitte complessive assai eloquente.

Il ‘migliore’, o forse bisognerebbe dire il pugile spintosi più avanti nel tabellone, è stato Clemente Russo, eliminato ai quarti di finale dal Russo Evgeny Tishchenko. Zero medaglie, dunque. Non accadeva da Atlanta 1996. Anche vent’anni fa, come oggi, l’Italia tornò a casa con un solo quarto di finale, quello di Pietro Aurino nei mediomassimi. Non consola il fatto che andò anche peggio a Barcellona 1992, quando nessun azzurro fu capace di entrare tra i migliori otto.

Naturale chiedersi le cause di una disfatta fragorosa. In primis, è mancato completamente il ricambio generazionale. Per anni la Nazionale si è retta su fuoriclasse del calibro di Roberto Cammarelle, Clemente Russo e Domenico Valentino, senza riuscire a valorizzare forze fresche dal vivaio. Con i veterani a fine carriera, l’Italia si è ritrovata intorno solo terra desolata.

Le speranze di di Londra 2012, Vincenzo Mangiacapre e Manuel Cappai, non si sono concretizzate: due elementi di indiscusse capacità tecniche, ma apparsi involuti nelle ultime stagioni. Anche Valentino Manfredonia, pur con l’attenuante di un’operazione alla spalla che ne ha rallentato la preparazione, dopo un 2015 in cui era salito repentinamente alla ribalta come un’emergente tra i mediomassimi, è rapidamente tornato nei ranghi, smarrendo forse quella ‘fame’ che lo aveva aiutato a scalare le gerarchie mondiali. Guido Vianello ha un potenziale tutto da scoprire, ma avrà bisogno ancora di un paio d’anni per poter dire la sua in una categoria complicata come quella dei super-massimi. A Rio non era presente Salvatore Cavallaro, peso medio su cui i tecnici avevano investito molto, ma non riuscito neppure a qualificarsi.

Inutile negarlo: l’unico azzurro in grado di ambire ad una medaglia era Clemente Russo, ma il tabellone ha riservato al 34enne di Marcianise proprio l’avversario più ostico sin dai quarti di finale. L’Italia del pugilato, attualmente, è un team disperatamente alla ricerca di un’identità, rimasto scottato da un presente agghiacciante dopo entusiasmanti anni di trionfi.

federico.militello@oasport.it

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