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Beach Volley

Beach volley, Olimpiadi Rio 2016. Lupo e Nicolai: legati a un granello di sabbia

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Nascere beacher non è facile soprattutto se vivi in Italia e tutti ti fanno una testa così che “sulla sabbia si guadagna poco”, che  “senza l’indoor non si campa”. Di beacher, quelli che conoscono solo la sabbia, ne nascono veramente pochi. Daniele Lupo è uno di questi, l’unico che ci è dato conoscere a questi livelli. Del resto la famiglia di Daniele è di quelle che ha sempre avuto a che fare con il pallone da pallavolo, anzi con il beach volley: il nonno, Giorgio, giocava sulla sabbia. Il papà, Carlo, giocava sulla sabbia; lui, gioca da sempre sulla sabbia. E il fratello Andrea anche. E per Paolo Nicolai, che la sabbia la ama da sempre cercava proprio uno come “Lupetto” per coltivare il suo grande sogno.

Assieme dai tempi delle giovanili, si conoscono alla perfezione e si completano a vicenda. Pacato, mai sopra le righe, determinato Paolo Nicolai, più incline allo show, senza mai esagerare, mai domo Daniele Lupo. Sono il prototipo della serietà e della professionalità. Hanno carattere e pazienza, difficilmente si fanno dominare dalla tensione, limitano al minimo i crolli psicologici. Insomma: sono la coppia ideale per costruire un sogno che si è avverato questa notte.

Non sono state tutte rose e fiori per Lupo e Nicolai negli ultimi quattro anni, da quando, cioè, sono entrati a far parte dell’elite del beach mondiale facendosi conoscere al grande pubblico per aver eliminato i favoritissimi Rogers/Dalhausser dal torneo olimpico di Londra. Dal punto di vista tecnico una crescita costante, grazie anche al lavoro di uno staff tecnico che non lascia nulla al caso. Nel 2014 ci sono gli Europei in Italia, a Cagliari, dopo la rinuncia di Roma e il grande obiettivo è fare bene lì. Per arrivarci in condizione però Nicolai/Lupo entrano due volte nella storia. A Fuzhou sono i primi italiani a vincere un torneo World Tour, a Shanghai la settimana dopo sono i primi italiani a vincere un Grand Slam (il circuito dei tornei più importanti del World Tour) e un mese dopo si aggiudicano il titolo europeo battendo Samoilovs/Smedins.

Da lì inizia il periodo buio. Nicolai ha problemi ad una spalla, riesce a nasconderli per un po’ (quanto basta per salire sul podio a Mosca), poi si deve arrendere e fermarsi prima della fine della stagione, saltando la parte autunnale.

Sembra tutto risolto ad inizio 2015 ma sta per arrivare la prova più dura. La telefonata a inizio marzo annuncia a Daniele Lupo che ha un tumore e che deve essere operato immediatamente. Passano tre giorni ed è già sotto i ferri, poi passano due settimane per sapere che l’esame istologico ha dato esito negativo e dunque non serve la chemio, il tumore non c’è più, la situazione è stata risolta chirurgicamente. La stagione, però, scivola via senza troppe soddisfazioni. C’è sempre qualcuno, negli ottavi di finale, che fa fuori gli azzurri.

E come se non bastasse Nicolai acccusa qualche problema al ginocchio, un anno esatto fa. Si sottopone anche lui ad intervento a ottobre. Riuscito ma c’è da preparare la stagione olimpica. I due si trasferiscono a Ostia sotto la guida attenta di Matteo Varnier. Lupo e Nicolai, a partire da questa scelta, non sbagliano più un colpo: vincono a Sochi, secondi a Fuzhou e Vitoria, campioni d’Europa (per la prima volta un bis continentale per una coppia italiana, tanto per non smentirsi mai), a Biel Bienne. Sono tornati, più forti di prima, quelli delle “prime volte”. E adesso non si vogliono fermare più.

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