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Canoa
Canoa velocità, Olimpiadi Rio 2016: Italia promossa e con un futuro
Dal rischio di non vedere nessun azzurro ai Giochi a tre finali conquistate. L’Italia della canoa velocità esce a testa alta da Rio de Janeiro. Lo fa con una squadra giovane, capace di migliorare sensibilmente la rassegna olimpica di Londra 2012. Allora fu l’eterna Josefa Idem a portare l’Italia a giocarsi una medaglia, questa volta sono quattro atleti tutti nati negli anni ’90, da preservare e monitorare con attenzione per il quadriennio che verrà.
FINALE STORICA Il primo in ordine di tempo è Carlo Tacchini, capace di riportare in alto il settore canadese 56 anni dopo il leggendario C2 1000 di Aldo Dezi e Francesco La Macchia. Un capolavoro compiuto in semifinale con l’eliminazione del canadese Mark Oldershaw, bronzo della specialità quattro anni fa. E pazienza se in finale l’azzurro non è riuscito a ripetere la prestazione del turno precedente. L’ottavo posto – che diventerà settimo per la squalifica del moldavo Serghei Tarnovschi – rimane un risultato straordinario per un ragazzo di 21 anni punta di un movimento sensibilmente cresciuto negli ultimi anni.
COME A MILANO Ci sono poi Nicola Ripamonti e Giulio Dressino. Il K2 1000 non aveva iniziato la stagione nel migliore dei modi con l’opaca prova nelle qualificazioni olimpiche di Duisburg. Una gara troppo brutta per un equipaggio che ai Mondiali di Milano aveva terminato in settima posizione. Con nazionali intere positive ai test anti-doping tuttavia i due finanzieri hanno continuato ad allenarsi in attesa di un ripescaggio quasi certo ma arrivato soltanto alla vigilia della cerimonia di apertura. La barca ha ripreso a scorrere, la finale conquistata agli Europei di Mosca si è rivelata l’inizio di un processo di crescita che ha portato gli azzurri a chiudere i Giochi in sesta posizione. È piaciuta anche la gestione della gara, diversa rispetto alla finale iridata di dodici mesi prima quando dopo un inizio travolgente, persero via via terreno.
L’INGEGNERE PAVESE Sesto con un pizzico di rammarico è arrivato pure Manfredi Rizza nella finale del K1 200 metri. Rammarico per un’uscita dai blocchi non perfetta, senza la quale, l’ingegnere di Pavia avrebbe magari potuto insidiare la medaglia di bronzo dei veterani Saul Craviotto e Ronald Rauhe. Ma la nota positiva per l’atleta della Canottieri Ticino sta proprio qui. In una finale di over 30, con tutta probabilità all’ultima esperienza a cinque cerchi, Rizza con i suoi 25 anni era il canoista più giovane. Come Tacchini e Ripamonti-Dressino pure il velocista allenato da Stefano Loddo avrà quindi tutto il tempo per progredire e limare questi dettagli. La rincorsa per Tokyo 2020 è già cominciata.
francesco.drago@oasport.it
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