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Atletica, e se il “Fosbury” si chiamasse “Quande”?

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Il “Fosbury” lo conosciamo tutti. La tecnica che rivoluzionò il salto in alto, presentata da Dick Fosbury alle Olimpiadi del 1968. Nessuno si aspettava che quell’americano portasse a casa l’oro (con 2.24), correndo verso l’asticella, girandosi e poi staccando per andare su di schiena, inarcarsi e superare l’ostacolo. Era l’epoca dei ventralisti e il Mondo ammirò attonito quell’innovazione.

Ma… Dovremmo chiamarlo salto “Quande”. Questo cognome non dirà molto ai più, ma affiora spesso nella mente degli appassionati di atletica leggera. Bruce fu il primo a inventarsi quello che, purtroppo per lui, sarebbe passato alla storia come il Fosbury. Quasi cinquant’anni fa, il 24 maggio 1963, il quotidiano Missoulian pubblicò una foto (cliccate qui per vederla) che ritraeva quel quindicenne del Montana mentre provava a saltare l’asticella posta su improbabili ritti a un massimo di 1.70 metri. Erano dei semplici campionati studenteschi, ma Quande divenne celebre (per poco) perché saltò con il cosiddetto stile a gambero. Lui era uno semplice liceale che realizzava la classica domenica di gloria, quella che avrà sicuramente raccontato centinaia di volte ai nipotini. Forse neanche si rese conto che quel gesto avrebbe rivoluzionato la disciplina. E certamente mai sarebbe volato a misure stratosferiche.

 

Mai come avrebbe fatto quella leggenda di Fosbury, un mito per tutti quanti i saltatori. Lo stile fu poco digerito dai puristi e anche dalla Federazione Internazionale che discusse parecchio sulla regolarità di quell’esecuzione. Allora…diamo a Quande quel che è di Quande.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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