Sci Alpino
Sci alpino, Luca De Aliprandini: “In gigante possiamo toglierci delle soddisfazioni. Fortificato dagli infortuni”
Luca De Aliprandini è pronto a mettersi gli infortuni alle spalle ed iniziare una nuova fase vincente della carriera. Nella passata stagione ha ottenuto un settimo posto nel gigante di Hinterstoder come miglior risultato, mostrando a tratti delle sezioni davvero interessanti. Riuscisse a trovare costanza e continuità di rendimento, potrebbe davvero scalare rapidamente le classifiche di Coppa del Mondo tra le porte larghe. A 26 anni il tempo è ancora dalla sua parte. E Soelden, domenica, rappresenterà solo la prima tappa di una stagione in cui il trentino vuole conquistarsi un posto al sole nella disciplina.
Sei soddisfatto della preparazione estiva e su quali aspetti tecnici ti sei soffermato maggiormente per progredire dal punto di vista tecnico?
“La preparazione estiva è andata molto bene. Sia atleticamente sia sulla neve. Dal punto di vista atletico ho continuato un lavoro di potenziamento muscolare e lavorato molto sull’aerobico di base soprattutto a fine primavera. Ogni anno mi sento sempre meglio con il mio fisico e credo di essere il Luca più in forma di sempre.
Sulla neve ho lavorato molto per cercare più stabilità nella sciata, fare meno errori e più manche costanti. Devo dire che fino adesso tutto questo mi è riuscito e anche il riscontro del cronometro era spesso dalla mia parte. Inoltre quest’anno ho fatto anche un blocco di una settimana con i velocisti in Cile, allenando superG e discesa, quest’anno vorrei appunto muovermi anche verso la velocità“.
Che tipo di approccio ha dato il nuovo allenatore svizzero Steve Locher e cosa ha portato di nuovo?
“Personalmente mi sono trovato subito bene con Steve, si nota che era un atleta e spesso capisce cose che vorresti spiegare ma non trovi le parole. Anche tutto il resto dello staff sta lavorando alla grande per farci trovare sempre tutto pronto, quindi grazie anche agli altri allenatori Dani, Gianchi, Andrea, Raimund, Stefano, il fisio Alby e il boss Carca“.
Con il ritiro di Massimiliano Blardone si è definitivamente chiusa un’era. Ora c’è un gruppo giovane che deve ancora dimostrare tanto. Pensi che siate in grado di riportare l’Italia ai vertici in gigante?
“Siamo una squadra quasi tutta giovane sulla carta, ma per fortuna possiamo ancora contare sull’esperienza di gente come Manfred Moelgg e Florian Eisath. Sicuramente non posso dire che magari saremo vincenti già da subito, però siamo un bel gruppo e negli anni a venire possiamo toglierci belle soddisfazioni“.
Hirscher, Kristoffersen, Ligety, Pinturault: qual è il segreto della loro superiorità? E’ possibile colmare il gap ed in che modo?
“Hirscher per me è lo sciatore più grande di tutti i tempi. Sono forti tecnicamente e anche di testa, ma cosa importante nessuno di questi ha mai subito grossi infortuni, Ligety a parte. Sono curioso di vedere come rientrerà Ted, è un fuoriclasse ma un infortunio si fa sempre sentire“.
La tua carriera invece è stata rallentata dagli infortuni: quanto è stato difficile mentalmente ripartire ogni volta?
“Ecco nel mio caso posso dire di aver perso due anni della mia carriera per l’infortunio al ginocchio sinistro del 2014, seguito da altri incidenti al rientro nel 2015 (menisco del ginocchio destro, mano, timpano). Ho detto perso ma non buttato perché comunque anche da queste cose ho imparato molto. Dopo aver saltato tutta la stagione 2014/15 sono diventato un atleta più maturo, ho iniziato a curare aspetti che prima sottovalutavo come l’alimentazione“.
A Hinterstoder sei tornato tra i top10 dopo 2 anni: una liberazione. Quella gara può aver rappresentato uno spartiacque per la tua carriera?
“È stata una grande manche di liberazione perchè dopo un buon inizio di stagione (anche se avevo realizzato poco) ho avuto un periodo difficile nel mese di gennaio a causa dell’infortunio nel superG della val Gardena due giorni prima della gara di casa in Alta Badia. Tornato dal Giappone, dove non mi sono qualificato per la seconda manche, ho dovuto fare un reset e ripartire un po’ da zero. Pian piano sono tornato a sciare bene in allenamento ma quella manche è stata qualcosa di eccezionale. Invece mi dispiace molto per la doppia uscita a Kranjska Gora, lì sì che stavo sciando forte in allenamento“.
Ti aspetti dei miglioramenti consistenti in superG oppure lo utilizzerai sempre come allenamento per il gigante?
“Voglio continuare a portare avanti il superG di pari passo col gigante, certo il focus principale rimane tra le porte larghe, però ho già fatto vedere in passato di avere buone qualità anche in velocità nonostante partissi sempre con pettorali alti“.
Quali sono i tuoi obiettivi stagionali in Coppa del Mondo?
“Il mio obiettivo è tornare dove ero prima dell infortunio del 2014, quindi nella top15. Non è un traguardo irraggiungibile ma occorre trovare costanza prima di tutto“.
Mondiali di St. Moritz: prima di tutto dovrai qualificarti. Ti piace la pista? In una gara secca può succedere di tutto…
“Per prima cosa obiettivo qualificazione. La pista purtroppo non è quella dove si è svolta la finale di Coppa del Mondo, ma l’ultima parte della discesa, dove abbiamo corso tre anni fa. Sinceramente la pista non mi dice niente di che, non ha pendenze importanti però quella è e serve farsi trovare pronti al momento giusto. Una gara a parte dove spesso accadono delle sorprese…“.
Il parallelo è un ibrido tra gigante e slalom, ma sta diventando sempre più importante anche con gare di Coppa del Mondo, inoltre il team-event sarà disciplina olimpica nel 2018. Quanto ci state lavorando su questo format di gara?
“Mi piace molto come format in quanto sei a diretto contatto con l’avversario. Non stiamo facendo molti allenamenti mirati ma qualche volta abbiamo fatto dei lavori simili“.
In che condizione di forma arrivi a Soelden e cosa ti aspetti?
“Sto bene. Non so cosa aspettarmi sinceramente. Penso solo a sciare come so fare e non fare errori stupidi. Poi vedremo“.
federico.militello@oasport.it
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