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Combinata nordica: un buon finale in un anno da dimenticare

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Ripartiamo dall’ultimo atto. Ripartiamo dall’ultimo weekend di gare della combinata nordica 2012-2013, che ha fatto registrare il quattordicesimo posto di Armin Bauer (suo secondo miglior risultato della carriera) nella Gundersen di Oslo e una bella tripletta nella tappa di Continental Cup a Rovaniemi, con il successo nel team sprint firmato da Lukas Runggaldier e Alessandro Pittin, seguito dalla duplice vittoria del finanziere carnico in individuale.

Ripartiamo da qui, perché prima c’era stato ben poco di cui sorridere. Come abbiamo già avuto modo di ripetere più e più volte, il grosso problema dei nostri combinatisti, quest’anno, è stato il salto. La nostra selezione è stata spesso “gambizzata” dai Provisional Competition Round, perdendo di volta in volta troppi pezzi; poi, nel salto di gara, raramente gli azzurri staccavano una delle prime trenta misure e si trovavano dunque a dover inseguire, e pure tanto, sugli sci stretti. E’ andata così anche ai Mondiali di Val di Fiemme, dove qualche risultato perlomeno discreto è venuto unicamente grazie alle eccellenti prestazioni nella parte di fondo, spesso con tempi da top five.

Chiudiamo la Coppa del Mondo con Lukas Runggaldier quarantunesimo, 40 punti conquistati a fronte dei 260 della stagione precedente; Armin Bauer ne ha conquistati 30 (erano 79 nel 2012), Alessandro Pittin 28 (contro i 724, ma in questo caso giova ricordare gli innumerevoli problemi fisici). Resta a secco Giuseppe Michielli (60 punti nella stagione precedente), così come i giovani Samuel Costa e Mattia Runggaldier.

Intendiamoci: un’annata storta può capitare, soprattutto dopo alcune stagioni in crescendo, nel cuore di un progetto che ha portato l’Italia, finalmente, ad avere una squadra di combinata nordica, senza più basarsi su sporadici exploit di un singolo. Non vogliamo partecipare, dunque, all’italico “gioco al massacro” che si fa sempre in questi casi: quel perenne tentativo di giornalisti, tifosi e tecnici da divano secondo cui un colpevole deve sempre saltar fuori, e se si caccia lui le cose migliorano all’istante. Sarà compito della dirigenza federale valutare eventuali responsabilità dello staff tecnico; fermo restando che perlomeno il lavoro di Sepp Chenetti nella parte sugli sci stretti resta di livello assoluto. Probabilmente, una serie di motivazioni diverse, dalle difficoltà ad adattarsi alle nuove tute di salto sino ad una programmazione quantomeno opinabile, hanno prodotto come esito una stagione nefasta. Che però, ripetiamo, fa parte del gioco. Se la FISI dovesse ravvisare un’eccessiva responsabilità dello staff tecnico, allora prenderà le decisioni opportune, perché, chiaramente, un’altra annata del genere-quella olimpica, poi!-non sarebbe facilmente digeribile per nessuno.

Da parte nostra, possiamo nutrire una grandissima fiducia negli atleti, che abbiamo visto sinceramente dispiaciuti per le prestazioni non entusiasmanti. Pittin non ha bisogno di presentazioni; Lukas Runggaldier vale potenzialmente la top ten in ogni gara, come ha già dimostrato in passato; Armin Bauer è entrato nei 15 non appena ha trovato un salto decente; Mattia Runggaldier, Manuel Maierhofer e Samuel Costa sono giovani molto interessanti. I ragazzi sapranno lavorare al meglio, nell’estate, per risolvere i problemi vissuti quest’anno e presentarsi ai nastri di partenza dell’annata olimpica in ben altre condizioni. Sperando che a curare il loro lavoro ci siano tecnici validi, preparati e motivati: che possono essere anche quelli di quest’anno, senza dubbio, purché capiscano le cause delle ripetute défaillance e trovino le soluzioni adeguate.

foto di FEDERICO MODICA per itanordic.com

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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