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Italrugby: un occhio al Sei Nazioni ed uno a giugno

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Complicato decidere da dove iniziare a tessere le lodi di questa Italrugby, dopo un Sei Nazioni così. Due vittorie, una storica contro l’Irlanda e tanti, tantissimi passi in avanti, sotto il profilo mentale in primis. Una squadra finalmente consapevole dei propri mezzi, affiatata e costantemente in proiezione offensiva, senza timore di subire l’avversario, nemmeno se si chiama Inghilterra e lo stadio è Twickenham e, soprattutto, dopo i due capitomboli con Scozia ed in particolare con il Galles, unica vera nota stonata del torneo. Contro i Dragoni era riemerso qualche fantasma del passato, prontamente ricacciato nel dimenticatoio nelle due partite successive, probabilmente più significative della straordinaria vittoria contro la Francia. Contro O’Driscoll&co., poi, l’apoteosi: sotto pressione per un ipotetico cucchiaio di legno che avrebbe fatto non male, ma malissimo, l’Italia è sbocciata definitivamente davanti ad un Olimpico da 10 e lode, ha gestito ogni momento del match, compresi quelli critici e ha imbrigliato gli avversari, annullandoli.
Li ha annullati perché l’Italia, ora, ha anche un gioco, ha un gameplan, con il quale riesce a sfruttare le potenzialità di tutti, da Parisse a Cittadini, da Zanni a Orquera, da Minto a McLean, da Favaro a Furno. Una squadra coesa, solida e dinamica, non più dipendente dalla sola mischia ma in grado di costruire sempre qualcosa di pericoloso, anche il killer instinct è ancora da affinare. Il tutto nelle mani di un direttore d’orchestra a dir poco eccezionale, per distacco il miglior commissario tecnico di questo Sei Nazioni: Jacques Brunel, l’uomo che ha cambiato l’Italia. Colui che ha reso la nostra nazionale diversa, colui che l’ha fatta entrare in una nuova era; quella di un’Italia temuta e rispettata sul serio, non solo con le classiche dichiarazioni di facciata. E il messaggio è chiaro: in questa nuova era, gli azzurri vorranno togliersi diverse soddisfazioni.

E non ci sono dubbi che vorranno farlo a partire da giugno, quando la Banda Brunel varcherà l’Emisfero Australe per un tour in Sudafrica, che la vedrà impegnata in un torneo contro Springboks, Scozia e Samoa. Test probanti, per testare una volta di più la crescita esponenziale di questo team e per forgiare ulteriormente mentalità e tattica. Non ci sarà Andrea Lo Cicero, perché il Barone chiuderà la propria carriera a fine stagione, a 37 anni, dopo infinite battaglie e mille emozioni. Dietro di loro scalpita da tempo ormai una coppia targata Benetton Treviso, formata da Alberto De Marchi e Michele Rizzo; il duello fra i due si prospetta interessante ed incerto, visto che entrambi offrono assolute garanzie. Brunel, naturalmente, non sconvolgerà il gruppo rispetto al torneo appena concluso, perché sarebbe inopportuno e controproducente rivoluzionare la rosa che ha compiuto uno strepitoso salto di qualità. Qualche volto nuovo, però, potrebbe esserci.

Al tallonaggio Giazzon non ha convinto pienamente, quindi sarebbe lecito aspettarsi una chiamata per l’ottimo Andrea Manici (classe ’90, Zebre) oppure recuperare Tommaso D’Apice, uscito fuori dai radar di Brunel anche a causa di un utilizzo col contagocce al Gloucester. Chissà che non possa essere già arrivata l’ora di Giovanni Maistri (classe ’92, Benetton Treviso), promettentissimo e considerato il vero erede di Ghiraldini. Detto del pilone sinistro, sul lato destro Castro pare aver svoltato all’insegna ‘viale del tramonto’, anche se le cartucce da sparare ci sono ancora. Dietro lui e Cittadini, però, c’è il vuoto, se non quei promettenti Lorenzo Romano (classe ’89) e Dario Chistolini (classe ’88) che, però, ai Saracens e al Gloucester non stanno minimamente trovando spazio. Dall’Eccellenza, poi, appare improbabile pescare qualcuno, visto l’importante dislivello rispetto ai match internazionali. Le attuali seconde linee sono affidabili, specie Furno e Minto, anche se il trevigiano sembra destinato ad un futuro in terza, dove comunque la coperta è lunga. Con i vari Zanni, Parisse e Barbieri a fare da chioccia (senza dimenticare Favaro, garanzia per il futuro), potrebbe unirsi al gruppo azzurro Filippo Ferrarini (classe ’90), tra i migliori nelle Zebre quest’anno, così come Nicola Cattina, classe ’85 ma in crescita.
Lo spot di mediano di mischia è coperto, con Ugo Gori e Tobias Botes che peraltro presentano ancora ampi margini di miglioramento. All’apertura, dietro Orquera qualcosa potrebbe muoversi, questa volta magari anche dall’Eccellenza, come vi abbiamo parlato qualche giorno fa; Menniti-Ippolito e Ragusi in primis, ma fra i ‘celtici’ potrebbe essere provato anche Paolo Buso. Difficile che venga chiamato Di Bernardo, che a Treviso avrà il compito fondamentale di aiutare Ambrosini nella crescita. I talenti più cristallini sono tra i trequarti, dove Brunel dovrà necessariamente puntare sul recupero di un potenziale campione come Tommaso Benvenuti, apparso opaco e spento questa stagione. Di fianco a Masi, Sgarbi Venditti e McLean, inoltre, non sembra un’utopia veder esordire Leonardo Sarto, ala zebrata del 1992, messosi in grande evidenza nel Pro12 e poter ammirare maggiormente Tommaso Iannone, Luca Morisi e Andrea Pratichetti. Fra gli Under20, invece, scalpitano in particolare Angelo Esposito, Michele Campagnaro (Benetton Treviso) e David Odiete (Zebre), tutti classe ’93 e tutti pronti (o quasi) a ritagliarsi un posto nella nuova Italia.

Foto: repubblica.it

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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