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F1: il Mondiale di Nico Rosberg, un successo nel nome del padre e non solo…”Keke” se ne dica

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“Well done Nico, you’re the F1 World Champion!”  Ebbene si, il sogno mondiale di Nico Rosberg è diventato realtà e, dopo 206 GP, il tedesco può fregiarsi di un titolo meritato e conquistato senza se e senza ma.

Una stagione fantastica per il driver della Mercedes condita da 9 vittorie, 16 podi ed 8 pole sufficienti per consegnargli un iride costruito gara dopo gara, con sapiente gestione e velocità. Forse non ha vinto il più veloce del Circus ma il più bravo, il pilota che più di chiunque altro ha saputo spingere e raffreddare i bollenti spiriti nei momenti opportuni. Una caratteristica degna dei campioni, grazie alla quale il 31enne di Wiesbaden ha potuto far fronte alla classe del compagno di squadra Lewis Hamilton, vincitore dell’ultimo appuntamento di Abu Dhabi e driver con più corse vinte nel 2016 (10 successi).

Il trionfo odierno è dunque ricco di mille significati e pone fine a quegli stereotipi che avevano etichettato negativamente il teutonico: “Nico il perdente di successo” o “Rosberg il raccomandato”. Le vittorie mondiali di Lewis, nelle ultime annate, avevano ridimensionato più del dovuto le qualità del n.6, definito ottimo ma non un vincente nei momenti critici. L’atto finale di Abu Dhabi e quel sorpasso ai danni di Max Verstappen è stato la risposta migliore per smentire certe considerazioni. Il modo nel quale l’alfiere della Scuderia di Stoccarda è andato a prendersi la seconda posizione, contro un pilota che fa del corpo a corpo un punto di forza, è l’evidenza di una maturazione suggellata dal titolo.

Del resto, andando a sfogliare l’album dei ricordi, Rosberg ha all’attivo successi nelle categorie inferiori nonché il Mondiale GP2 2012 nel team ART Grand Prix, totalizzando 5 vittorie e battendo dopo un lungo confronto Heikki Kovalainen. L’essere stato poi il più giovane pilota nella storia a guidare una vettura di Formula 1 (nel 2002 a 17 anni), vale a dire la Williams Bmw, ha alimentato le solite dicerie circa l’importanza del suo cognome. Figlio del grande Keke, campione del mondo di F1 nel 1982, il piccolo Nico è stato istruito al volante fin dal primo dente. Un’ulteriore sfida, dunque, era quella di dimostrare che i suoi successi non fossero solo in funzione del “nome del padre” ed il 2016 ha dato al tedesco questa possibilità, pareggiando i conti dei Mondiali vinti in famiglia.

Sono tanti i sassolini che il nuovo campione del mondo si è tolto dalle scarpe ed ora, dopo i fuochi d’artificio dello Yas Marina Circuit, il monegasco d’adozione potrà guardarsi nello specchietto della sua monoposto e dire a se stesso: “Well done, i’m the F.1 World Champion”.

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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