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Il fascino di Italia-Brasile: tra Pelè, Pablito Rossi e Baggio

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Italia-Brasile, le due nazionali più titolate con rispettivamente quattro e cinque trionfi Mondiali a testa, si affronteranno domani in amichevole a Ginevra, in vista della sfida di giugno valevole per la Confederations Cup. Per Cesare Prandelli si tratta di un test importantissimo per giudicare la condizione degli azzurri a poco più di un anno di distanza dall’appuntamento iridato, mentre Felipe Scolari, recentemente subentrato a Mano Menezes, deve plasmare con tutto il talento a disposizione un’orchestra perfetta in grado di infiammare i cuori dei tifosi della Seleçao, da troppo tempo a secco di successi.

Ma la sfida in terra svizzera evoca subito grandi ricordi tra gli appassionati calcistici: azzurri e verdeoro, infatti, hanno dato vita in passato a match indimenticabili che rimarranno per sempre indelebili fotogrammi nella storia di questo sport. Dici Italia-Brasile pensi subito al Mundial ’82, la mente corre indietro nel tempo ed ecco che come per magia riappaiono Enzo Bearzot e la sua inconfondibile pipa, riappare la sicurezza in persona (Dino Zoff), riappare lo sfortunato Gaetano Scirea al centro della difesa e riappare lui, Paolo Rossi, il centravanti con il numero 20 tanto contestato in terra iberica nelle tre gare del girone contro Perù, Polonia e Camerun. E poi, come al termine di un’ascesa impervia dalla cima del monte si domina tutta la valle e si ci sente liberi, ecco che nella testa riaffiorano le immagini della tripletta maestosa di Pablito al Brasile di Zico, Socrates e Falcao, che lancia la Nazionale al trionfo contro la Germania del Santiago Bernabeu.

Le emozioni, tuttavia, vivono anche in ricordi meno gradevoli per il Bel Paese. Messico 1970, dopo la sbornia del 4-3 (sempre) sui tedeschi, Pelè, Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto infliggono a Boninsegna e compagni un pesantissimo 4-1 che interrompe i sogni di un’intera generazione, illusa dal rasoterra di Gianni Rivera in semifinale e tornata pesantemente sulla Terra contro i maestri del pallone. Oppure Usa 1994, con Roberto Baggio, Franco Baresi e Daniele Massaro che dagli undici metri falliscono i tiri più importanti delle proprie carriere regalando a Romario, Taffarel e ad un giovanissimo Ronaldo la Coppa più ambita. Lacrime, commoventi lacrime quelle del Divin Codino nel caldo di Pasadena. Milioni di cuori azzurri ‘traditi’ dal proprio idolo: la cruda realtà del calcio.

L’ultima gioia italiana è proprio quella del Sarrià di Barcellona. Da quel 5 luglio in poi nelle gare ufficiali due pareggi e due ko, il più recente il pesante 3-0 della Confederations Cup del 2009, antipasto del flop del Lippi-bis ai Mondiali in Sudafrica. Nonostante si tratti di una semplice amichevole, in campo sarà battaglia vera. Per l’orgoglio, per la supremazia storica, per vendicare il pianto di Baggio e lo strepitoso stacco di Pelè nell’occasione del gol del vantaggio nella finale di Città del Messico. In onore di Paolo Rossi e di Gino Colaussi, autore della prima rete tricolore al Brasile nel lontano 1938: avanti ragazzi, Neymar non fa paura.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Sky Sport

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