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Volley, il superlativo 2016 dell’Italia: la cavalcata olimpica con Zaytsev e compagni. La maledizione dorata e le difficoltà delle donne

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Il 2016 rimarrà memorabile per il volley italiano. La cavalcata della Nazionale maschile alle Olimpiadi di Rio 2016 è ancora impresa nella nostra memoria e difficilmente se ne andrà. Gli azzurri sono riusciti a scaldare il cuore di un Paese intero che nel giro di pochi giorni si è appassionato a questo sport, si è fatto sempre più numeroso davanti al televisore, ha accompagnato un gruppo da sogno che a suon di schiacciate si faceva largo nel torneo e nella considerazione mediatica.

 

I ragazzi di Chicco Blengini sono tornati in Patria con un argento pesante al collo ma, ancora oggi, la sensazione è che il bicchiere sia mezzo vuoto. Per stessa affermazione dei ragazzi. Quel Brasile si poteva davvero battere nella Finale del Maracanazinho: non era una corazzata insuperabile, sarebbe bastato davvero poco per far vacillare i verdeoro e scalare quell’ultimo gradino verso l’immortalità olimpica. La maledizione dorata, invece, continua per l’Italia che, dopo la beffa della Generazione dei Fenomeni ad Atlanta 1996 e la giustifica resa di Atene 2004, si è dovuta ancora accontentare del secondo posto.

Un risultato comunque oltre le aspettative della vigilia, davvero eccezionale, giunto al termine di due settimane sbalorditive. Il girone letteralmente dominato asfaltando Francia, USA e proprio il Brasile, la leggendaria semifinale vinta contro gli USA, rimontando dall’1-2 1 e 19-22 quando ormai eravamo con le spalle al muro: la serie al servizio di Ivan Zaytsev, con il filotto di aces già consegnato alle cineteche mondiali, è una delle più grandi emozioni dell’anno.

Le urla dello Zar, le stampatone di capitan Emanuele Birarelli e del ligio Simone Buti, le bordate di Osmany Juantorena, la solidità di Filippo Lanza, le magie in regia di Simone Giannelli, i voli di Massimo Colaci, la disponibilità di Salvatore Rossini, i sacrifici di Oleg Antonov, l’infortunio di Matteo Piano e i suoi denti stretti, il prezioso Luca Vettori, l’uomo spogliatoio Daniele Sottile.

Questa Italia è davvero fortissima ma ora deve vincere qualcosa perché il trionfo manca dagli Europei 2005. Gli Europei 2017, i Mondiali 2018 e le Olimpiadi di Tokyo 2020: sono queste le occasioni a disposizione per questa generazione, sperando che il ricambio non si faccia sentire e che il volley continui a farci sognare.

 

Diverso il discorso sul fronte femminile. La qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016 è arrivato con grande fatica, passando dalle montagne russe del torneo di Ankara: il match point annullato al Belgio quando eravamo a un solo punto dall’eliminazione, la rocambolesca finalina vinta al tie-break contro la Turchia, poi il torneo preolimpico mondiale. Al Maracanazinho sono però arrivate solo delle figuracce, anche se contro le quattro corazzate che avrebbero poi giocato le semifinali.

Le giovani dovranno rappresentare il nostro futuro: Paola Egonu e Alessia Orro sono già esplode, la certezza di Cristina Chirichella e Anna Danesi al centro, il ritorno di Valentina Diouf, la sicurezza di Monica De Gennaro, il carisma di Miriam Sylla, magari aiutate dalle sorelle Bosetti.

Eccellente anche la stagione dei club: Casalmaggiore ha conquistato la Champions League femminile con una super Piccinini nella Final Four organizzata a Montichiari, Trento è vicecampione d’Europa dopo aver perso la Finalissima contro lo Zenit Kazan.

 

stefano.villa@oasport.it

 

1 Commento

1 Commento

  1. Nany74

    25 Dicembre 2016 at 11:13

    Come dimenticare quel torneo olimpico? Quello della generazione dei fenomeni ancora mi fa venire il mal di pancia, ma questo di sicuro sarà un bellissimo ricordo anche se, concordo, si poteva vincere. Basta pensare al “si poteva”: ora sappiamo di avere un potenziale ed il ricambio, se fatto con testa e gradualità (vero Bonitta?), non sarà un problema. Di talenti ne abbiamo molti e le Olimpiadi ci concedono ancora un po’ di tempo per far crescere futuri fenomeni! La sola cosa che può consacrarci è il duro lavoro, come dimostrato da Blengini che ha ricompattato un gruppo ed è andato quasi a conquistare la medaglia più preziosa. Per cui diamoci dentro, con entusiasmo e sosteniamo tutti il lavoro dei nostri coach, maschile e femminile, perché c’è da fare, ma ci sono traguardi importanti dai quali l’Italia non può essere esclusa! Ci meritiamo un po’ di gloria…….e allora conquistiamocela!! Buon Natale a tutti!

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