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Formula 1
F1: c’erano una volta i piloti italiani…Antonio Giovinazzi una nuova speranza?
C’erano una volta Riccardo Patrese, Michele Alboreto, Elio De Angelis, Andrea De Cesaris ed Alessandro Nannini. Quanto sono lontani i fasti degli anni ’80 quando in pista il tricolore era rappresentato qualitativamente e quantitativamente. Un dato significativo se raffrontato al nulla delle ultime cinque stagioni del Mondiale di F1. E’ infatti dal 2012 che non ci sono driver del nostro Paese nel gotha dell’automobilismo mondiale. Una penuria da imputare alla mancanza di sponsor ma anche alla scarsa fiducia data ai nostri giovani.
1950 Nino Farina su Alfa Romeo e 1952/1953 Alberto Ascari (Ferrari) sono stati gli unici eroi al volante italici a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro dei vincitori del Circus. Poi il nulla assoluto o quasi. Rare eccezioni, campioni ad un soffio dall’iride, come Alboreto, De Angelis e Patrese. In tempi più recenti, qualche “successo di tappa”, con Jarno Trulli e Giancarlo Fisichella (parliamo di più di dieci anni fa). Gli ultimi reduci sono il citato Trulli su Caterham (Lotus in quel periodo) e Vitantonio Liuzzi (Hrt), nel 2011.
Nell’ultimo quinquennio gli italiani hanno trovato spazio solo come collaudatori: Davide Rigon e Fisichella in Ferrari, Davide Valsecchi in Lotus e Raffaelle Marciello in Sauber. Nessuna chance nella massima categoria, specie guardando agli ultimi due, con Valsecchi, ormai commentatore di Sky Sport e lontano da una forma fisica accettabile, e Marciello ancora a caccia del Mondiale di GP2.
L’Italia da corsa è presente in tutte le categorie del motor sport Perchè in F1 tutti questi problemi? La risposta non è così complessa ma non semplice da realizzare: da una parte c’è un’oggettiva mancanza di talenti veri, su cui investire, ma dall’altra l’ottusa incapacità di sfruttare un nome ed un potenziale come quello della Ferrari che ha sempre assorbito tutte le risorse e l’interesse della nostra nazione.
Il Cavallino Rampante per trovare una soluzione ha varato da qualche anno il programma FDA (Ferrari Driver Academy) alla ricerca di nuovi talenti del volante. Al di là del compianto Jules Bianchi, pochi nomi, alcuni dei quali bruciati prima del tempo. Un fallimento se rapportato a quanto fatto dalla Red Bull che in pochi anni ha allevato piloti del calibro di Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo, Carlos Sainz Jr. e Max Verstappen.
Ora, l’ultima speranza sembra essere Antonio Giovinazzi, nominato ufficialmente terzo pilota della Rossa per l’anno venturo e secondo, da rookie, nel campionato del mondo 2016 di GP2. Una piccola luce in fondo al tunnel? Lo si spera però di fatto anche nel 2017 il tricolore non sarà protagonista nel Mondiale più prestigioso delle quattro ruote.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto da pagina facebook F.3