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Formula 1
Tazio Nuvolari fotografo, il lato inedito del grande pilota mantovano
“Nuvolari è bruno di colore, Nuvolari ha la maschera tagliente, Nuvolari ha la bocca sempre chiusa, di morire non gli importa niente? Corre se piove, corre dentro al sole, tre più tre per lui fa sempre sette, con l’Alfa rossa fa quello che vuole, dentro al fuoco di cento saette!” Chi non ricorda questi versi della famosa canzone di Lucio Dalla dedicata al grande pilota mantovano? Tazio Nuvolari (1892-1953) rappresenta ancora oggi una figura dai tratti leggendari per il suo modo di interpretare la competizione in macchina. Nella storia dell’automobilismo, a parte Ayrton Senna, non esiste praticamente nessuna figura di pilota che continui ad alimentare la fantasia degli appassionati e degli addetti ai lavori.
Eppure pochi sanno che Nuvolari è stato un fotografo provetto in grado di catturare, obiettivo in mano, momenti di vita familiare e professionale con un’abilità tecnica pari alle sue qualità di guida. È questo il ritratto del “mantovano volante” che emerge dal libro Quando scatta Nuvolari (Silvana editoriale, 2009) ispirato a una mostra tenuta alcuni anni fa a Palazzo Te di Mantova e promossa da alcuni importanti enti come il Comune di Mantova, la Fondazione Banca agricola Mantovana, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, l’Automobile Club d’Italia sezione di Mantova e il Museo Nicolis. Da questo punto di vista, è stata decisamente meritoria l’iniziativa da parte della Fondazione Banca agricola Mantovana di recuperare i negativi delle fotografie scattate da Nuvolari in quanto illustrano perfettamente un lato sconosciuto del grande pilota ossia la capacità di “narrare” gli eventi tramite le immagini che si fissavano nel suo sguardo e non è un caso che uno degli autori della mostra Arturo Calzona, nella sua introduzione, metta in evidenza come Nuvolari “dimostra di avere preso consapevolezza che la fotografia è un linguaggio e che quello che conta l’oggetto o la persona fotografata, ma il tipo di racconto che si vuole raccontare”.
E così lo sguardo di Tazio si posa su differenti momenti della sua vita, a cominciare da quello che può essere definito come l’album di famiglia per cogliere gli aspetti più intimi e privati della sua esistenza, come i ricordi della moglie Carolina, le istantanee dedicate ai suoi sfortunati figli, Giorgio e Alberto, e le immagini di papà Arturo. Ma è alla consorte ( la “modella preferita”) che l’inventore della “sbandata controllata” dedica decine e decine di scatti ritraendola in numerose pose: da sola o con i figli, con amici e parenti, al mare o in montagna, in casa o accanto alle automobili di Tazio.
Sfogliando le pagine del volume, poi, si comprende la velata tristezza nello sguardo di Nuvolari. La morte in giovanissima età dei due figli Giorgio e Alberto segnò in profondità il grande pilota e le attenzioni fotografiche sul secondogenito sono rivelatrici di questo stato d’animo. Alberto viene fotografato vestito da Pierrot, mentre sta sciando o con il nonno Arturo con una sensibilità e una cautela particolare, come se papà Tazio avesse un sinistro presentimento anche sulla sorte del secondo figlio. E c’è tutto il mondo delle automobili immortalato dall’obiettivo di Nuvolari, dalla Alfa Romeo alla Bianchi, dalla Lancia alla Fiat non disdegnando macchine di produzione internazionale come la Auburn, la Packard, la Oldsmobile e la Matford. Ci sono poi due capitoli che meritano un discorso a parte, l’America e la Paura. Riguardo i suoi viaggi negli Stati Uniti, Nuvolari riesce a catturare la prorompente modernità statunitense, quello sviluppo industriale incarnato nella produzione automobilistica e nelle gare a Indianapolis. A finire nello zoom del pilota mantovano sono quindi i box, i cambi gomme, le vetture ferme a bordo pista oppure appena incidentate; il tutto a comporre un mosaico vivace e dinamico.
C’è poi la Paura, un sentimento che dovrebbe essere sconosciuto a un pilota come lui ma che, in realtà, affiora sempre in fondo all’animo del grande Tazio. Dopo la spaventoso incidente a Pau nel 1938, Nuvolari medita seriamente di rinunciare al mondo delle auto da corsa. È ustionato e contuso, ha rischiato davvero grosso tanto far dire a Lucio Dalla che “lo raccolgono, quasi spacciato!” E allora, durante il periodo trascorso sul letto d’ospedale, ritrae infermiere, dottori, i luoghi vicini alla struttura. Sembrerebbero foto che preludono al ritiro dalle corse automobilistiche e invece, durante la convalescenza, Tazio matura il sogno di partecipare alla mitica 500 miglia di Indianapolis. Perché se è vero che le leggende non muoiono mai, quella di Tazio Nuvolari, il “mantovano volante,” continua a vivere nei cuori degli appassionati.
A cura di Simone Morichini