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Superbike, round Australia 2017: Jonathan Rea il solito cannibale, ma la Ducati c’è. Male Aprilia ed Honda

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Il primo fine settimana di gare della Superbike, svoltosi in Australia, ha fatto capire come lo smalto di Jonathan Rea non sia affatto scalfito, e che le vittorie ottenute nell’ultimo biennio non lo abbiano assolutamente saziato. Il pilota della Kawasaki ha messo in mostra le qualità ormai arcinote, un’altra volta ancora in grado di fare la differenza: velocità, ma soprattutto una lucidità tattica nella gestione della gara spettacolare, che gli ha permesso di spingere, controllare e difendersi dagli avversari ogni volta in cui c’era bisogno di farlo. Meno positivo è stato il week-end del suo compagno di squadra, l’inglese Tom Sykes, che a Phillip Island ha sempre faticato ad essere realmente competitivo, e che dunque aveva il preciso compito di difendersi al meglio che poteva, cercando di limitare i danni rispetto ai suoi diretti avversari. Ci è riuscito in gara-1, meno nella seconda manche, laddove ha pagato il fatto di dover sgomitare per risalire il gruppo, non propriamente la sua specialità. Il ritardo in classifica (-24 da Rea) è già importante, imponendogli una pronta reazione nel prossimo appuntamento in Thailandia, onde evitare di scivolare subito nel ruolo di secondo pilota di fatto in seno al team nipponico.

La Ducati ha dato risposte confortanti, dando l’idea di essere pronta a duellare con Kawasaki sin dalle primissime gare della stagione. Elemento, questo, mancato nel biennio precedente, e che a conti fatti ha limitato le ambizioni della casa italiana in ottica titolo. Entrambi i piloti hanno ben figurato sulla pista australiana: Chaz Davies ha come al solito saputo correre una gara di cuore e grinta, dimostrando al contempo di aver imparato la lezione del 2016, quando si stese per cercare di superare Rea, perdendo sin da subito punti preziosi nel Mondiale. Quest’anno ha saputo minimizzare i rischi, venendo si battuto due volte in volata, ma di fatto limitando il passivo rispetto al suo presumibile rivale nella corsa al titolo. Ottimo anche il rientro alle gare di Marco Melandri, dopo un anno e mezzo di assenza: il ravennate ha dimostrato di non difettare in velocità assoluta, ma semmai di avere ancora delle ruggini in fase di corpo a corpo con i propri avversari, pagando tale lacuna in entrambe le manche. In gara-1 non è forse stato così reattivo nell’evitare Lowes, andando lungo ed insabbiandosi senza riuscire a ripartire, mentre in gara-2 ha perso in un singolo passaggio ben 4 posizioni, non riuscendo più a rientrare veramente in gioco per la vittoria con Rea e Davies.

Degna di nota è stata la doppia ottima prestazione fornita da Alex Lowes con la sua Yamaha. L’inglese è stato sicuramente molto aggressivo e determinato, dando l’idea di essere spesso al limite delle proprie possibilità, ma a conti fatti è stato capace di fare in entrambi i casi gara di testa. Dopo un 2016 difficile, con tanti errori dettati dall’impulsività del momento, questi due quarti posti possono rappresentare una iniezione di fiducia non da poco per il 26enne di Lincoln. Positive le prestazioni offerte dal ducatista Xavi Fores e dal pilota della Mv Agusta Leon Camier, che nonostante mezzi sulla carta non all’altezza degli ufficiali Kawasaki, Ducati e Yamaha hanno saputo far gara con loro. Non sarà facile ripetersi con continuità con il passare dei round, ma hanno dato l’impressione di essere adeguatamente solidi da poter sfruttare eventuali passi falsi dei “big” per cogliere un risultato prestigioso ed importante.

Chi ha deluso fortemente, nel fine settimana di Phillip Island, sono state Aprilia ed Honda. La prima perché non è stata capace di essere così performante rispetto alla concorrenza, non riuscendo a concretizzare il potenziale comunque espresso da Lorenzo Savadori in entrambe le manche. La seconda perché è ancora nettamente indietro come sviluppo della nuova moto, avendo iniziato molto più tardi degli altri team il lavoro di crescita del mezzo e di affinamento del feeling dei piloti con esso. Resta comunque imbarazzante che una casa così prestigiosa ed importante, capace di ben figurare in ogni competizione a cui partecipa, sia incapace di approntare un mezzo in grado di stare dentro la top10 sia sul giro secco che in gara, costringendo piloti di spessore quali Nicky Hayden e Stefan Bradl a dover lottare con i colleghi dei team privati per racimolare qualche punticino. Urge un cambio di rotta immediato.

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Foto: Profilo Twitter ufficiale Superbike

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