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Atletica
Atletica, Europei Indoor 2017 – Italia, un disastro a Belgrado: l’eterno Donato salva la baracca ma gli azzurri sono in crisi
Una sola medaglia raccolta, 18esimo posto nel medagliere (condiviso con sei Nazioni). Soltanto 8 finalisti per 25 punti raccolti (decimo posto nella speciale classifica). Sono questi i freddi, desolanti, deludenti numeri di una brutta Italia che è uscita con le ossa rotte dagli Europei Indoor 2017 di atletica leggera.
Alla Kombank Arena di Belgrado (Serbia) la nostra Nazionale è sostanzialmente andata a picco, tenuta a galla solo dall’infinito Fabrizio Donato che a 40 anni ha ancora una volta salvato la baracca come gli era già capitato alle Olimpiadi di Londra 2012. L’Italia sembra ormai essere abituata allo 0 totale nel medagliere (i Mondiali 2015 e i Giochi Olimpici di Rio 2016 sono gli ultimi casi) e ormai è evidente: siamo sempre più piccoli, un’autentica comparsa nel panorama internazionale.
E sia chiaro: il contesto tecnico di questa rassegna continentale al coperto è stato tutt’altro che memorabile (con le dovute eccezione, Ivana Spanovic e Airine Palsyte su tutte). Non eravamo certo ai massimi livelli eppure la maggior parte degli azzurri ha annaspato, faticando a esprimersi anche sui propri migliori livelli.
Le controprestazioni sono state innumerevoli e fragorose. Marcell Jacobs si presentava con la miglior prestazione stagionale tra i partenti (8.07) ed è uscito mestamente in qualifica come Andrew Howe, ex Campione d’Europa e vicecampione del Mondo che ha fallito il grande rientro internazionale. Dariya Derkach ha steccato completamente nel triplo, non riuscendo a ripetere l’over 14. Michael Tumi ha corso malissimo la semifinale dei 60m. Silvano Chesani aveva un’occasione d’oro nel salto in alto: serviva un percorso netto fino 2.27 per salire sul podio e invece ha fallito mestamente. Erika Furlani è uscita nelle qualifiche dell’alto.
Spesso, però, l’impresa del singolo nasconde le intere magagne di un movimento che è sempre più allo sbando e che sembra non trovare più il bandolo della matassa. Donato è un Highlander indomabile, si è tolto l’ennesima soddisfazione di una carriera eccellente ma l’importante è che non ci si faccia scudo dietro a quel risultato perché la spedizione in terra slava è stata fallimentare. Tamberi, Trost, Rossit erano a casa per motivi diversi, marcia e maratona non erano nel programma ma l’atletica italiana è poco più di quella che si è vista a questi Europei. Purtroppo non crediamo che ai Mondiali di Londra, in programma tra cinque mesi esatti, possa cambiare qualcosa (al netto di Gimbo e di Palmisano/Giorgi).
Note positive? Ben poche. Già detto di Donato, bene Filippo Randazzo che ha salvato il tracollo del lungo ma in finale ha pagato la tensione (ha 20 anni, si rifarà). Promosso Simone Cairoli che nell’eptathlon ha dato il suo (ma i vertici europei e mondiali sono lontani anni luce). La staffetta 4x400m ha chiuso al quarto posto (su sei partenti) ma fuori dal discorso medaglie. Viola, Razine, Crippa hanno raccolto dei punti sui 3000m ma si tratta davvero di poca cosa.
35 Nazioni sono andate a punti (non prendiamo in considerazione Dariya Klishina che gareggia da indipendente vista la squalifica della Russia), 26 sono salite sul podio ma l’Italia sembra essere solo un piccolo puntino nella geografia della grande atletica.