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Ciclismo
Elia Viviani: “A Londra per una medaglia!”
A Londra sarà l’unico atleta a rappresentare l’Italia nel ciclismo su pista, ma nonostante questo è anche uno degli azzurri più emergenti per ciò che concerne il ciclismo su strada. Classe ’89, Elia Viviani è pronto a vivere la prima Olimpiade della carriera essendosi qualificato per la prova dell’Omnium che avrà luogo tra il 4 e il 5 agosto. Nel contempo, però, non è esclusa la sua partecipazione per ciò che riguarda la prova su strada. Con 6 vittorie stagionale è uno degli italiani più vincenti, nonostante la sfortuna di una microfrattura occorsa ai Mondiali su pista a Melbourne lo scorso marzo. Questo ha cambiato i suoi piani, ma Elia è pronto a stupire tutti e si racconta ad Olimpiazzurra pochi giorni prima dell’inizio dei giochi olimpici.
Partiamo dall’appuntamento dell’anno. Le Olimpiadi. Ti sei qualificato su pista per l’Omnium, con quali ambizioni parteciperai alla gara?
“La qualifica olimpica e’ stata un programma durato due anni, o meglio due inverni, e la certezza e’ arrivata solo all’amaro mondiale di Melbourne. L’obiettivo o le ambizioni sono alti, perchè dopo anni di sacrifici e lavori specifici siamo arrivati al dunque. L’Olimpiade non è più un sogno ma un obiettivo. Mi sento di dire che vado per una medaglia, una delle tre, consapevole che sarà dura, ma ci voglio provare “.
Quali credi possano essere gli avversari più temibili?
“Gli avversari piu’ temibili, o meglio i favoriti per le medaglie sono l’australiano Glean O’Shea e il colombiano Arango per regolarità, l’inglese Ed Clancy perché gioca in casa e avrà una marcia in più”.
Sei stato inserito anche nella selezione per la prova su strada. Credi di poterla correre da titolare?
“I cinque nomi per la prova su strada sono stati scelti da CT Bettini, io sono il jolly in quanto faccio già parte della spedizione per le gare in pista. Grazie a questo sono il valore aggiunto per la prova su strada. Al Polonia stavo bene ed ho avuto le risposte che cercavo. E’ mancata solo la vittoria, peccato, ma se il Betto ha bisogno io rispondo “presente” “.
Credi che il percorso si adatti alle tue caratteristiche?
“Il percorso l’ho visto a febbraio quando ero a Londra per la Coppa del Mondo su pista. E’ un tracciato nervoso, saranno non più di 130 corridori, e per me la gara si rivelerà selettiva. Con questa condizione, però, potrei farci un pensierino”.
Cosa significherà per te rappresentare l’Italia in una competizione così importante?
“E’ motivo di orgoglio. Non riesco ad immaginare quanto sia grande questo evento. Vestire la maglia azzurra e rappresentare l’Italia è sempre una grande soddisfazione, in qualsiasi manifestazione, ma farlo in quella più importante lo sarà ancora di più”.
In una precedente intervista ad Olimpiazzurra avevi rivelato che ti sarebbe piaciuto correre un Grande Giro. Correrai la Vuelta o il progetto è saltato al prossimo anno?
“Sì, penso sia arrivato il momento di partecipare ad un Grande Giro, e quest’anno solo la caduta ai mondiali su pista con la microfrattura al bacino mi hanno impedito di partecipare al Giro d’Italia come era nei miei programmi. Il progetto, in ogni caso, è stato solo cambiato, in quanto sarò al via alla Vuelta di Spagna con ambizioni di vittoria”.
Nella prima parte di stagione sei riuscito ad ottenere un grandissimo numero di vittorie. Cosa credi facesse la differenza tra gennaio e febbraio?
“Quei successi sono stati frutto di un inverno passato senza stress. Senza nemmeno sforzarmi molto, mi sono allenato bene per 20 giorni ed ero già competitivo in Argentina. Dopo quello sono arrivati tutte le vittorie in Italia, quasi inaspettate. O meglio, sapevo di star bene, ma non era un assillo. Poi la sfortuna ha avuto la sua parentesi, che speriamo sia chiuso”.
Ai Mondiali su pista hai corso lo Scratch da padrone, ma ti sono mancate le gambe nel finale: avevi sognato la medaglia?
“Lo scratch mondiale, giusto o sbagliato che sia, l’ho corso con una mentalità vincente: o l’oro e la maglia iridata, oppure niente. Non ho corso per un piazzamento e facendo in questo modo è facile alla fine non avere nulla in mano. Sono finito ultimo, ma nessun rimpianto. E a quella medaglia ci ho creduto, sì..”.
Nell’Omnium, invece, sei stato messo fuori gioco da una caduta. Quanto ti ha condizionato nell’avvicinamento a Londra?
“L’infortunio, più che altro, ha cambiato i programmi di avvicinamento a Londra e ora come ora non ho nessun riferimento rispetto agli avversari. Insomma, da quell’Omnium non ho potuto avere le risposte che cercavo. Col team Liquigas-Cannondale e con la nazionale italiana abbiamo riprogrammato bene la stagione, ma è stata una bella botta”.
Continuerai a lavorare in pista anche dopo queste Olimpiadi o ti dedicherai completamente alla strada?
“Dopo questi giochi olimpici tirerò le somme, ma quel che è certo è che non abbandonerò mai la pista. Risponderò ad ogni chiamata della nazionale, senza mai rifiutare una maglia azzurra. Per i prossimi due anni, però, mi concentrerò di più sugli appuntamenti importanti su strada: voglio vincere qualcosa di importante”.
Come preferisci affrontare le volate? Partendo da velocità più basse o più alte?
“La mia volata ideale è dopo tanti chilometri, magari con un percorso misto, sprint, lanciato, veloce, tutti in fila, volata lunga, di potenza. Comunque mi so adattare bene, mi butto”.
Sempre per ciò che riguarda gli sprint, preferisci trovare lo spazio da solo o guidato dai compagni?
“Con i compagni giusti tutto è più facile. Daniel Oss è il migliore per ciò che riguarda questo, ma come detto mi adatto, e grazie alla pista è tutto più facile anche negli sprint affollati”.
Il tuo futuro è sempre in Liquigas o stai valutando un cambio di casacca?
“Il mio futuro è alla Liquigas-Cannondale. E’ il posto ideale per crescere bene, tappa per tappa, ogni cosa a suo tempo. Mi porteranno lontano” .
NOTA BENE: questa intervista è stata rilasciata in data 16 luglio, dunque prima dello stop alle dichiarazioni pubbliche imposto dal Coni agli atleti azzurri partecipanti alle Olimpiadi.
gianluca.santo@olimpiazzurra.com
foto tratta da bicibg.it