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F1, Mondiale 2017: Ferrari, testa bassa e pedalare! Ora sarà fondamentale lo sviluppo della monoposto

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La vittoria ottenuta ieri da Sebastian Vettel, nel gran premio d’Australia di F1, tappa di apertura del Mondiale 2017, fa capire un dato: il progetto Ferrari è nato bene, con una base importante. Perché non è stata una affermazione casuale, bensì costruita tramite una ottima qualifica da parte del 29enne tedesco, e sublimata da una corsa in cui la vettura di Maranello ha dimostrato di saper essere molto veloce e gentile con gli pneumatici, dando l’opportunità a Vettel di poter gestire la gara a proprio piacimento, spingendo ed amministrando a seconda delle esigenze del momento.

Bene aver iniziato così, ma una riprova del valore della “rossa” la si avrà nelle prossime due tappe previste in calendario, rispettivamente in Cina e Bahrein, su due tracciati “veri”, canonici e che differiscono dall’Albert Park di Melbourne, circuito semi-cittadino che spesso in passato ha dato una indicazione sui valori in campo che non ha trovato esatta conferma con il passare delle gare. Una volta comprese le gerarchie, la quarta gara della stagione 2017 segnerà l’arrivo della F1 in Europa, disputandosi sul tracciato di Sochi, in Russia. E, come da consuetudine per lo sbarco della categoria nel Vecchio Continente, i team porteranno in quella occasione una prima robusta mole di aggiornamenti sulle rispettive vetture, in modo da crescere di livello e ribaltare, per quelli più in difficoltà, un avvio di stagione complesso. 

Questo sarà un primo punto decisivo nel campionato della Ferrari, in grado di far comprendere realmente se la musica a Maranello è cambiata, oppure se si rischia di restare impantanati nelle lacune del recente passato. Perché non è raro, dal 2009 in poi, vedere la scuderia italiana approcciare bene alla stagione, con una macchina di ottimo livello, per poi non riuscire a migliorarla concretamente con il passare delle gare, subendo il rientro degli avversari fino a finire loro dietro in maniera costante. In particolare, i limiti palesati hanno riguardato soprattutto l’ambito dello sviluppo aerodinamico, tornato prepotentemente in auge a partire in questo 2017 a seguito delle modifiche regolamentari intercorse. Tra l’altro, dopo la gara in Russia vi sarà il gran premio di Spagna, da disputarsi sul tracciato di Barcellona: pista completa, utilizzata per i test proprio perché in grado di fornire risposte importanti sullo stato dell’arte all’interno dei vari team, e che dunque, semmai non bastasse la gara nella città in cui si sono svolti i Giochi Olimpici invernali del 2014, fornirà ulteriori risposte sulle prospettive future in ottica Mondiale. 

Chiaramente, se anche dovesse essere scollinato bene questo primo scoglio, ciò non vuol dire che le cose continueranno ad andare alla grande per il resto delle gare in calendario, perché lo sviluppo in F1 non si ferma mai e, specialmente con i margini e le libertà di quest’anno, le carte possono rimescolarsi con più facilità rispetto al recente passato. Ma c’è la convinzione che la Ferrari abbia cerchiato in rosso questo momento del calendario, non volendo guardare troppo avanti, in ossequio ad un approccio cauto, dal profilo basso, evitando di ripetere gli errori degli anni scorsi innanzitutto dal punto di vista comunicativo, fino ad arrivare alla pista. Sul primo versante l’esame di maturità sembra essere stato superato, vedremo nel secondo. 

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