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MotoGP
Moto2, Mondiale 2017: la vittoria in Qatar il giusto premio per la crescita di Franco Morbidelli. E siamo solo all’inizio…
Con il successo ottenuto domenica in Qatar, nella prova di apertura del Mondiale Moto2 2017, Franco Morbidelli è finalmente giunto al battesimo con la vittoria nel Motomondiale. Traguardo, questo, conquistato al termine di un lungo e faticoso percorso, passato attraverso una crescita progressiva e costante, in cui non sono ovviamente mancati gli errori, ma all’interno della quale il 22enne nativo di Roma, ma trapiantato per motivi professionali a Tavullia, ha sempre fatto intravedere un consapevole miglioramento passo dopo passo. Qualità, questa, estremamente importante, perché saper lavorare sui propri limiti è una componente fondamentale per il successo, tanto quanto essere dotati del talento giusto per emergere a certi livelli.
Morbidelli ha dovuto sudare sette camicie per raggiungere tale primo traguardo parziale, già solo per il fatto di essere giunto al Motomondiale con una formazione diversa dalla maggior parte dei suoi colleghi: non attraverso i consueti canali propedeutici, quali ad esempio Red Bull Rookies Cup, CEV, CIV e simili, inseriti all’interno del mondo dei prototipi da corsa, ma avendo una estrazione che si rifà alle derivate dalla serie, con dunque un potenziale sbocco di carriera più orientato verso categorie quali Supersport o Superbike. Questo passaggio rende evidente come l’italiano si sia dovuto abituare a mezzi con caratteristiche diverse rispetto a quelli abituali, per quanto la Moto2 sia la categoria del Mondiale più simile al contesto di provenienza di Franco.
Dopo qualche fugace apparizione nel 2013, anno in cui tra l’altro vince il titolo europeo Superstock 600, Morbidelli è impiegato a tempo pieno nel Motomondiale dal 2014, con risultati finali appunto in continuo miglioramento: 11° nella stagione di debutto, in cui diventa presenza pressoché fissa in zona punti nella seconda metà di essa; 10° nel 2015, con il primo podio ad Indianapolis ed un serio infortunio alla tibia patito in allenamento, che gli fa saltare quattro gare togliendogli la possibilità di finire ampiamente dentro la top ten nella generale; 4° nel 2016, con 8 podi all’attivo (equamente divisi tra secondi e terzi posti) ed una crescita notevole da metà campionato in avanti, laddove ha tenuto un ritmo da titolo a tutti gli effetti, collezionando però qualche errore di troppo nelle prime gare, che a conti fatti gli hanno precluso ogni velleità di lotta per l’iride.
Il Morbidelli presentatosi ai nastri di partenza nel 2017 sembra essere un pilota davvero completo: veloce, meno incline all’errore e capace di gestire tatticamente le gare, sapendo quando è il momento di fare lo strappo decisivo e quando, invece, è il caso di temporeggiare senza farsi prendere da un eccesso di foga inutile e dannoso. Oltre ad un continuo consolidamento delle sue qualità personali, una indubbia mano la potrà dare l’opportunità di correre all’interno di un team, quale il Marc Vds, che è una istituzione della Moto2: da sempre impegnato nella categoria, vanta un titolo vinto nel 2014 con Esteve Rabat ed altri campionati disputati ad ottimo livello dai vari Scott Redding e Mika Kallio. Insomma, si tratta di un ambiente che sa cosa serve per competere ad alti livelli nella categoria. Con queste premesse, non sembra davvero mancare nulla all’italo-brasiliano (le origini sudamericane sono da parte di madre) per puntare al bersaglio grosso in questa stagione. Cercando di riportare in Italia l’iride nella classe di mezzo che manca dal 2008, quando il compianto Marco Simoncelli conquistò la vittoria del campionato in sella alla Gilera.
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