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Le ragioni del “fallimento olimpico” dell’India

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Dall’analisi che abbiamo fatto dei vari medaglieri olimpici nelle ultime settimane emerge un dato lampante: l’India, nonostante la grande massa demografica di 1,2 miliardi di persone, seconda solo a quella della Cina, non riesce ad emergere nello sport e raccoglie risultati a dir poco deludenti. Al pari dell’India, anche gli altri Paesi dell’Asia meridionale ottengono poco, per non dire nulla, nello sport olimpico: parliamo del Pakistan (182 milioni di abitanti, sesto Paese più popolato al mondo), del Bangladesh (152 milioni di abitanti, ottavo) e dello Sri Lanka (20 milioni).

A Londra 2012, di questi Paesi solo l’India è entrata nel medagliere, con la “miseria” di due argenti e quattro bronzi, provenienti dalla lotta, dal tiro, dal badminton e dalla boxe (in foto, Vijay Kumar, argento nella pistola 25 metri). Se andiamo poi a vedere il medagliere olimpico di tutti i tempi, scopriamo che l’India ha conquistato solo 26 medaglie (0,92 medaglie per edizione), tante quante l’Azerbaijan, che però compete solo da un ventennio.

Peggiore è la situazione del Pakistan, che in 17 partecipazioni olimpiche ha ottenuto solo 10 medaglie, mentre lo Sri Lanka ne ha vinte solo due (tutti ricordiamo l’argento di Susanthika Jayasinghe sui 200 metri a Sydney) ed il Bangladesh è semplicemente il Paese più popoloso a non averne mai vinte (il secondo è il Nepal con 26 milioni di abitanti).

Per cercare di spiegare questi risultati, molti hanno individuato come causa il fatto che lo sport nazionale di questi Paesi sia il cricket, disciplina non olimpica, ma molto praticato in Asia meridionale. In effetti, soprattutto l’India e il Pakistan sono tra le squadre più importanti del cricket a livello mondiale, ma non crediamo che un solo sport sia capace di assorbire una popolazione così grande. Un altro motivo che può essere chiamato in causa è la povertà di questi Paesi: è vero, si tratta di Paesi poveri, ma l’India ed il Pakistan sono certamente meno poveri di molti Paesi africani che eccellono soprattutto nell’atletica.

Una spiegazione interessante ci è fornita da due economisti, Abhijit Banerjee – tra l’altro indiano – ed Esther Duflo, che affrontano il tema nel loro libro “Poor Economics”. Secondo i due autori, la causa del “fallimento olimpico” dell’India e dei Paesi limitrofi è da ricercarsi nella malnutrizione infantile. Il regime alimentare seguito nei primi anni di vita, infatti, influenza non solamente la salute dell’individuo, ma anche altri fattori, come il quoziente intellettivo e l’altezza, due fattori che nello sport possono essere molto importanti. I due economisti spiegano che il fatto che gli indiani siano bassi non è dovuto semplicemente ad un fattore genetico, ma più che altro alla loro alimentazione: infatti, nel caso degli indiani immigrati in occidente, nell’arco di due generazioni l’altezza media diventa paragonabile a quella degli europei. Naturalmente, nel libro si spiega che questi fattori possono portare a conseguenze ben più importanti rispetto agli scarsi risultati sportivi, come il reddito futuro: le persone meglio nutrite nei primi anni di vita, infatti, avranno un quoziente intellettivo e capacità fisiche maggiori, e quindi un lavoro più remunerativo nel corso della loro vita – in pratica, guadagneranno di più.

Volendoci soffermare solo sull’aspetto sportivo, è chiaro come le prestazioni sportive dei vari Paesi vadano analizzate sotto molteplici punti di vista. I vari fattori che abbiamo analizzato in articoli precedenti, come il numero di abitanti o il PIL, sono solo alcuni di quelli che portano un intero popolo ad essere vincente o meno ai Giochi Olimpici, ma anche negli altri contesti della vita.

giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

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