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Atletica, Mondiali 2017 – Gimbo Tamberi, il cuore infinito e una grinta da Leone. Niente Finale, ma ti rialzerai

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Gianmarco Tamberi ha avuto un grandissimo cuore e anche degli attributi immensi: è tornato in gara dopo un anno dal gravissimo infortunio di Montecarlo, dopo due operazioni chirurgiche alla caviglia sinistra (quella di stacco), dopo una rincorsa lunga e una preparazione che per ovvi motivi non poteva essere ottimale. Nell’eliminazione odierna ai Mondiali 2017 di atletica leggera, se possibile, si è visto quanto Gimbo possa essere davvero forte. Lo si è percepito nella sua rabbia, nella sua grinta, in ogni singolo minuto delle due ore che purtroppo si sono concluse con uno stop indesiderato.

Quando ha superato 2.22, 2.26 e 2.29 sempre al secondo tentativo e facendo ballare vistosamente l’asticella si è percepito quanto il marchigiano fosse al limite delle proprie forze, quanto una stagione praticamente non disputata gli stesse presentando il conto. Eppure non si è tirato indietro di un centimetro e ha lanciato il grido di battaglia a 2.31, quota fissata per la qualificazione diretta alla finale, misura a cui si sono presentati addirittura 17 atleti (mai successo nella storia) e che il Campione d’Europa e del Mondo indoor doveva assolutamente superare per proseguire i propri sogni.

Purtroppo il miracolo non è arrivato, oggi l’azzurro non è riuscito a impugnare la bacchetta magica come invece aveva già fatto in passato ma oggettivamente non si può rimproverargli nulla. Palesemente ha dato il massimo e ha profuso tutte le energie che aveva in corpo in questa giornata. In una giornata “alta”, come l’ha definitiva lui, probabilmente varrebbe anche 2.35 ma non era questo il giorno, non era questo il momento. Il rammarico è per un livello mediamente alto: con 2.29 ci si è sempre guadagnati il diritto di disputare la finale e anche oggi bastava centrarlo al primo tentativo.




 

Due interventi sotto i ferri dopo quel pesantissimo crac di Montecarlo, una preparazione tostissima sotto gli occhi di papà Marco, soltanto sei gare nelle gambe (mai oltre 2.28 e con i tre nulli in Diamond League a Parigi). Oggi Tamberi ha anche firmato lo stagionale (2.29): quando un atleta, visibilmente al limite delle proprie possibilità, dà tutto allora va promesso. Naturale che il ragazzo sia amareggiato e rammaricato: il primatista italiano (2.39 proprio lo scorso anno nel Principato), vincitore di una rassegna iridata al coperto e di un titolo continentale outdoor, non può accontentarsi di aver ben figurato in qualifica ai Mondiali. Il bicchiere, però, è mezzo pieno: la strada intrapresa è quella giusta e con caparbietà potrà davvero tornare l’uomo che volava e che ci faceva impazzire.

Mi rialzerò” la sua laconica promessa. Halfshave, mezza barba, istrionico, pazzo e burlone ma tutto condito da un grande talento, da un grande cuore e da delle capacità evidenti. Gli obiettivi sono già fissati: nel 2018 è chiamato a difendere le due medaglie d’oro internazionali conquistate lo scorso anno, tra Birmingham e Berlino si costruisce il suo futuro e il sogno Olimpiadi di Tokyo 2020 è sempre più vivo, per vendicarsi dell’assenza forzata da Rio. Si torna da Londra, dove cinque anni fa venne eliminato dai Giochi a cinque cerchi quando era solo un giovanotto di buone speranze, con tante lacrime ma anche con tanti segnali positivi.

Il salto in alto internazionale aspetta il nostro Gimbo. Lo vuole il fortissimo Mutaz Essa Barshim (favoritissimo per l’oro), lo desidera Bohdan Bondarenko (ex Campione del Mondo, oggi ancora al top), tutti gli avversari lo attendono in pedana per nuove grandi sfide. L’Italia sperava nella mezza impresa, era lecito sognare ma oggettivamente non si poteva caricare di responsabilità un atleta che tornava da un anno di infortunio. Ora tutti in marcia domenica mattina con Antonella Palmisano ed Eleonora Giorgi: per non tornare a casa con zero medaglie bisognerà aggrapparsi a loro, salvo cose indicibili di Marco Lingua (questa sera finale del martello) e della 4x400m femminile.

 

(foto FIDAL/Colombo)

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