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Ciclismo

Vuelta a España 2017: Nibali e Contador, serviva il coraggio per attaccare prima?

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Per lunghe, lunghissime fasi la frazione odierna della Vuelta a España 2017 ha detto poco o nulla. In particolare, sulla penultima e attesissima salita di giornata, l’Alto de Velefique, con pendenze importanti ma affrontata in testa, nel gruppo maglia rossa, da Salvatore Puccio. Questo scenario, date le doti principalmente da passista del corridore italiano, ha fatto pensare all’ennesima processione dietro il trenino del Team Sky fino all’arrivo.

Sull’ultima ascesa, però, la musica è cambiata e così anche le carte in tavola: Vincenzo Nibali ha acceso la miccia con la squadra, poi Alberto Contador ha attaccato in prima persona. La vecchia guardia (assieme superano i 10 grandi giri vinti in carriera) è sempre quella che si fa apprezzare di più, sopratutto per il coraggio e la voglia di fare. Oggi, però, non avrebbero potuto muovere le pedine prima invece che limitare gli affondi ad un tratto di circa 5 chilometri?

Difficile dare una risposta a questa domanda, anche perché Chris Froome ha a disposizione una squadra solida, anche se non all’altezza di quella del Tour de France. Pensare ad un attacco sulla penultima salita, considerando che siamo solo a metà della corsa e nella prima vera tappa di alta montagna, era forse eccessivo, sopratutto con squadre abbastanza ridotte nel numero di gregari nonostante un Franco Pellizotti in grande spolvero verso Calar Alto. Col senno di poi, forse, il Froome in difficoltà del finale avrebbe forse pagato qualcosa.

Dato il vantaggio già accumulato e quello potenziale della cronometro, è importante sopratutto per Nibali puntare a guadagnare secondi in ogni occasione possibile, lavorando il britannico ai fianchi prima di sferrare il colpo del KO definitivo. Oggi era presto, ma un ritmo più alto anche lontano dall’arrivo avrebbe potuto porre basi per un attacco più fruttuoso in termini di tempo. La difficoltà di farlo, considerando il numero piuttosto ridotto di corridori in gruppo che possono alzare il ritmo, è però un chiaro segnale della solidità e della forza del Team Sky, ancora superiore alle altre squadre e sempre capace di scortare al meglio il capitano verso le fasi decisive della tappa senza esporlo a rischi eccessivi anche quando le gambe non sono al 100%.




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gianluca.santo@oasport.it

Foto: Valerio Origo

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