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Judo, Mondiali 2017: Il bilancio delle big. Giappone dominante, Teddy Riner stellare

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Terminati i Campionati Mondiali di judo 2017, con al László Papp Arena di Budapest ormai vuota, è tempo di bilanci iridati.

GIAPPONE (8 ori, 4 argenti, 1 bronzo) – Nipponici dominanti eppure… in calo! Lo straordinario dominio dei judoka del Sol Levante, soprattutto nei primi giorni di combattimenti, ha fatto sfuggire a molti un dato: ai Mondiali di Astana 2015, gli ori furono otto – come a Budapest – e le medaglie addirittura diciassette, quattro in più rispetto al bottino di quest’anno. A mancare all’appello, in effetti, sono quattro bronzi, ma questo non deve togliere nulla alla grande prestazione della squadra giapponese, che ha saputo presentare anche tanti nomi nuovi rispetto a quelli del precedente quadriennio, visto che tra i medagliati d’oro il solo Naohisa Takato (60 kg) era già stato campione del mondo in precedenza. La strada verso Tokyo 2020 è lanciata.

FRANCIA (2-0-2) – Tra Mondiali ed Olimpiadi, dal 2012 al 2017 la Francia ha sempre vinto due ori. Dato confermato, grazie alla solita costanza di Teddy Riner, stella assoluta di questi Mondiali, unico campione olimpico in grado di vincere l’oro a Budapest… e di riuscirci per la nona volta! Al di là della stella del judo internazionale, la Francia ha confermato la sua solidità nel settore femminile, dove ha piazzato un’atleta ai quarti di finale in tutte le categorie, mentre al maschile la nuova generazione delle categorie più basse deve ancora trovare la propria dimensione. Il bronzo a squadre ed il secondo posto nel medagliere confermano la qualità del movimento francese, nonostante ci si aspettasse qualche medaglia in più (nel 2015 furono sei).

BRASILE (1-2-2) – Sull’onda delle Olimpiadi casalinghe il Brasile ha dato vita ad un’ottima edizione iridata, andando meglio anche di Rio 2016, e cancellando la delusione di Astana 2015, quando arrivarono solo due bronzi. Tuttavia, le medaglie della selezione verdeoro sono arrivate da parte di judoka che erano presenti già nel precedente ciclo olimpico (anzi, in alcuni casi anche in quello di Londra 2012). I giovani per ora hanno faticato ad affermarsi nel contesto più importante. Un plauso, naturalmente, a Mayra Aguiar (78 kg), prima donna brasiliana a vincere due ori mondiali.

MONGOLIA (1-1-4) – Il judo mongolo è oramai una realtà ben consolidata, avendo vinto titoli olimpici e mondiali negli ultimi anni. Tuttavia, la nazionale asiatica ha offerto una prova di insospettabile solidità in quasi tutte le categorie, vincendo sei medaglie (meglio solo il Giappone). Sumiya Dorjsuren è stata finalmente premiata della sua costanza negli ultimi anni, che l’ha vista a lungo nella posizione di numero uno del ranking mondiale e medagliata sia ai Mondiali che alle Olimpiadi.

RUSSIA (0-1-3) – I russi tornano a casa con quattro medaglie, ma non erano venuti per questo. Nonostante i successi olimpici di Londra e Rio, l’oro mondiale manca dal 2011, e questa lacuna non piace certamente ad un Paese che ha un potenziale judoistico imponente. Due anni fa le medaglie erano state tre, ma con due argenti.

GEORGIA (0-1-2) – Altra grande assente dal gradino più alto del podio, la Georgia paga l’eliminazione della prova a squadre maschili, dove era una presenza costante del podio. I caucasici devono correre ai ripari costruendo una squadra femminile in grado di reggere quanto meno il confronto internazionale.

COREA DEL SUD (0-0-4) – La squadra coreana rappresenta una delle più grandi delusioni di questa edizione iridata. Ad Astana vinse sei medaglie e due titoli mondiali, aggiudicandosi la palma di nazionale del futuro: ma quei talenti faticano a confermarsi, e la Corea non ha piazzato nessun judoka in finale. A Rio, almeno, erano arrivati due argenti.

PAESI BASSI E UNGHERIA (0-0-0) – Nessuna medaglia ai Mondiali di casa: l’Ungheria esce con le ossa rotte, eguagliando la prestazione dell’Egitto nel 2005, ultima nazionale ospitante a chiudere la rassegna a mani vuote. E che dire degli olandesi, che hanno rischiato di demolire la propria nazionale per una scellerata politica interna, e che ora si ritrovano senza medaglie mondiali: dall’istituzione dei Mondiali unificati tra categorie maschili e femminili, non era mai successo.

giulio.chinappi@oasport.it

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Immagine: IJF

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