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Ciclismo

Giro d’Italia: il destino nella rinascita di Giovanni Visconti

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Ci sono tappe, probabilmente, che il destino ha già scritto e assegnato ben prima della linea di arrivo; possono segnare l’inizio o la fine di un’epoca o di qualsiasi speranza, oppure possono portare alla redenzione sportiva. E la quindicesima fatica del Giro d’Italia 2013 è indubbiamente una di queste.

Da Cesana Torinese al Galibier, la montagna che rese celebre Marco Pantani nel Tour 1998, con quello scatto da perdere il fiato a quattro km dalla cima. Un’azione diventata talmente storica da far costruire una stele in suo onore proprio in corrispondenza di quell’attacco, sede quest’oggi della fine della tappa del Giro, a causa delle condizioni avverse che caratterizzavano la sommità dell’ascesa. Un meteo che di certo non favorisce Giovanni Visconti, lui che il freddo non l’ha mai digerito; eppure è lì, da solo, sin da quando ha lasciato i suoi compagni di fuga sul Télégraphe a 23km dalla fine. E nell’azione del 30enne siciliano c’è tutta la rabbia per un 2012 ed un inverno 2013 nero e difficile, dalla quale stava risalendo piano piano; c’è tutta la determinazione per uscire da un tunnel lunghissimo e per risorgere, ma c’è soprattutto la voglia di sfatare un tabù che lentamente stava diventando un incubo: la vittoria al Giro.
L’ultimo chilometro è infernale: la salita, non propriamente morbida, è resa ancor più ripida dalla bufera di neve scatenatasi in quegli istanti; una lenta sofferenza che, con il passare dei metri, si trasforma nella gioia più grande per un ragazzo finalmente tornato sotto le luci della ribalta, che finalmente può godersi la sua rivincita. E le successive lacrime spiegano più di ogni altra cosa la frustrazione e la voglia di rivalsa maturate nei mesi scorsi, sfociate in un’impresa eroica nel ricordo di chi, su quelle salite, ha scritto la storia del ciclismo e ha iniziato la rincorsa ad un epico Tour de France. Per onorarlo, la persona più adatta non poteva che essere Giovanni Visconti, nato proprio il 13 gennaio, lo stesso giorno del Pirata. Due corridori che, dal punto di vista ciclistico, non hanno nulla in comune, ma uniti indissolubilmente da quella data e, da oggi, da quella storica ascesa.

Alla Maglia Rosa, invece, si sta legando sempre di più Vincenzo Nibali; abile nel gestire la corsa, perfetto nel chiudere a tutti i possibili tentativi (francamente poco credibili) di attacco e apparentemente – e semplicemente – il più forte nel momento in cui decide di avanzare in prima persona. Lo Squalo dello Stretto è in totale controllo della corsa e scalfirne le resistenze sembra impossibile al momento, grazie anche al supporto di un Astana praticamente perfetta. Un vero campione Vincenzo, a cui sembra mancare solo il classico colpo del KO per sotterrare i sogni degli inseguitori e per mettere le mani sul Giro 2013. Che sia destino anche questo?

Foto: roadcyclinguk.com

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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