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Basket, il talento di Nico Mannion. Un gioiello che l’Italia vuole strappare agli Usa
Alla middle school, le scuole medie per intenderci, il suo coach lo definì una Lottery Pick, ovvero una scelta dalla 1 alla 14 nel Draft NBA. Un’investitura importante, forse eccessiva per un ragazzino di 13 anni, vista ancor più con scetticismo se quel ragazzino è bianco, magro, con lentiggini e capelli rossi, l’antitesi del giocatore medio in NBA. Aldilà dei luoghi comuni, però, quel ragazzino di talento ne ha da vendere. Tanto che, prima di intraprendere la via dell’high school, qualche college universitario già aveva piazzato gli occhi su di lui – e pare che Kansas gli abbia già presentato un’offerta per il 2020. Stiamo parlando di Niccolò Mannion, balzato agli onori della cronaca quest’estate, quando ha guidato la Nazionale Italiana agli Europei Under 16. Un caso stranissimo: un ragazzino italiano notato prima oltreoceano e poi da queste parti.
Potremmo chiamarlo Red Mamba, soprannome affibbiato a Matt Bonner, ex giocatore dei San Antonio Spurs, proprio dal Black Mamba. La storia di Nico è per certi versi simile a quella di Kobe Bryant. Suo padre Pace ha giocato in Italia tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, incrociando proprio Joe Bryant, e nel suo peregrinare nel nostro Paese ha conosciuto Gaia Bianchi, ex pallavolista, che a Cefalù, il 14 marzo del 2001, ha dato alla luce il piccolo Niccolò, italiano a tutti gli effetti. Cresciuto tra la Sicilia e gli States, è proprio oltreoceano che è sbocciato cestisticamente, attirandosi le attenzioni di molti scout già da giovanissimo. Molti lo paragonano a Steph Curry, altri a Kobe Bryant. Ma se ci si scomoda a paragonarlo – tra i tanti addirittura la rivista Sports Illustrated – a campioni di questo calibro allora vuol dire che di talento ce n’è davvero.
In Italia, come detto, ce ne siamo accorti solo da un mese. È stato Pino Sacripanti a fiutare l’affare: aveva conosciuto Pace Mannion a Cantù e, saputo che Nico era stato scartato dall’Under 16 americana, lo ha suggerito ad Antonio Bocchino, tecnico della selezione giovanile italiana. Non solo l’Italia si è accorta di lui, ma anche l’Europa: Nico, infatti, ha chiuso il torneo con 139 punti totali, ovvero una media di 19.9 a partita. Mostrando tutto il suo arsenale: sulla carta nasce come playmaker ma non è un classico passatore bensì un vero e proprio realizzatore. Nico è infatti capace di segnare sia da lontano, con un palleggio, arresto e tiro letale, sia in penetrazione, mostrando un’esplosività inusuale per un ragazzino della sua età.
L’Italia ha già trovato la sua nuova stella, dunque, si potrebbe facilmente concludere. Niente affatto. Innanzitutto perché, sebbene talentuosissimo, si tratta pur sempre di un ragazzino di 16 anni che ha una carriera davanti a sé tutta da costruire – ed il suo coach della middle school lo ha già abbastanza caricato di pressione ed aspettative -, in secondo luogo perché il fatto che Nico abbia giocato con l’Italia agli Europei Under 16 non vuol dire che sia italiano a tutti gli effetti, a livello cestistico si intende. Bisognerà infatti attendere almeno la maggiore età e la prima convocazione a livello senior (per la FIP, infatti, è ancora “straniero”). Sulla carta sembrerebbe più facile entrare nella squadra italiana che in quella americana ma gli scenari per le Nazionali stanno cambiando e da qui a qualche anno tutto può succedere. Lui, nel frattempo, si è “consolato” con la casacca azzurra e già promette di trascinare l’Italia ai Mondiali Under 17 per vendicarsi degli Stati Uniti. Non resta che attendere e nel frattempo seguire il cammino di questa Lottery Pick bianca, magra, con lentiggini e capelli rossi.
alessandro.tarallo@oasport.it
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Photo Credit FIBA Basketball