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Basket: la nuova Italia di Sacchetti alla ricerca di gioco e centimetri

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Gli Europei 2017 hanno messo fine ad un lungo corso azzurro, cominciato con Simone Pianigiani e poi completato da Ettore Messina. In tre manifestazioni continentale l’Italia è sempre stata eliminata nei quarti di finale, ma purtroppo ci sono anche quelle amare sconfitte con Ucraina (vero che poi ci fu l’ultimo spareggio con la Slovenia) e Croazia, che privarono gli azzurri prima di un Mondiale e poi di un’Olimpiade.

Adesso la panchina azzurra è stata affidata a Meo Sacchetti e sul cammino dell’ex allenatore di Sassari ci sono le qualificazioni al Mondiale 2019 in Cina. Delle vere e proprie montagne russe, perchè il gruppo azzurro sarà completamente rivoluzionato e perderà i giocatori NBA e coloro che fanno parte di squadre partecipanti in Eurolega. Sacchetti dovrà quindi inventarsi una nuova nazionale, cercando di velocizzare un ricambio generazionale necessario ed obbligatorio.

Il primo grande problema per il nuovo CT è, però, sempre lo stesso: a questa Italia manca un centro di valore. La partita con la Serbia ha mostrato i limiti dei lunghi italiani, dominati completamente a rimbalzo (25 in meno) e soprattutto mai incisivi anche in attacco. Ormai in nazionale i pivot servono solo a fare i blocchi, a scaricare immediatamente la palla se gli arriva e non esistono dei giochi costruiti per loro.
Il basket attuale, specialmente in NBA, è cambiato rispetto agli anni passati e la figura del cinque dominante non esiste quasi più e si cerca di trovare soluzioni alternative sotto canestro, con dei centri di movimento che ormai vivono più sulla linea dei tre punti che sotto i tabelloni. Questo Europeo, però, ha mostrato come nel Vecchio Continente la figura del centro sia ancora fondamentale: Marjanovic e Kuzmic sono stati importantissimi per la Serbia, Vidmar un fattore nella Slovenia, Mozgov nella Russia e non bisogna dimenticare i fratelli Gasol, determinanti su tutti i lati dell’area.

Marco Cusin è stato il centro titolare ed ha disputato comunque un discreto Europeo, ma è stato limitato al solo ruolo di bloccante e anche lui ha sofferto contro i cinque delle altre nazionali. Paul Biligha ci ha messo cuore e coraggio, ma la differenza di centimetri si è fatta notevolmente sentire. Messina ha adattato anche Melli e Burns, sperimentando il quintetto piccolo, ma non si è comunque trovata una soluzione al problema. I grandi centri in Italia non esistono e la scuola azzurra si è persa nel tempo ed anche uno come Riccardo Cervi (i centimetri ci sono) non ha mai fatto un salto di qualità a livello fisico e tecnico.

Altro reparto che dovrà subire grandi modifiche è quello dei piccoli. Daniel Hackett e Ariel Filloy hanno fatto bene, ma la sensazione è quella che è in cabina di regia qualcosa sia sempre mancata a questa Italia. Il primo non ci sarà nelle qualificazioni, mentre è difficile ipotizzare dare un ruolo di titolare al secondo. Potrebbe essere dunque arrivato il momento di provare a pescare tra qualche giovane e lanciarlo finalmente con la maglia della nazionale: Federico Mussini e Leonardo Candi sono due possibili candidati al ruolo e la stagione a Reggio Emilia deve segnare la loro esplosione definitiva.

Restando sempre nei piccoli, ma passando alle guardie, avrá certamente un’occasione Amedeo Della Valle e poi in quel ruolo non bisogna dimenticare Alessandro Gentile. L’ex capitano di Milano ha vissuto un anno disastroso sul piano sportivo, ma puó davvero diventare il leader e la stella della nuova Italia di Sacchetti. Fisico e talento non gli mancano certamente, ma tutto questo non deve essere maledettamente sprecato come è accaduto la stagione passata.

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Foto: Ciamillo Archivio FIP

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