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Basket, Meo Sacchetti: “Pochi spazi agli italiani, Filloy e Biligha un esempio. Il mio rapporto con Tanjevic…”

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Meo Secchetti è il nuovo CT della Nazionale Italiana di basket maschile ed è pronto per la nuova stagione di Serie A che scatterà nel weekend. Il coach ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport.

 

Sacchetti si concentra sui pochi spazi che gli italiani hanno in campionato:Certo che è più difficile mettersi in mostra! Abbiamo forse un campionato dove i club dicono agli allenatori di mandare in campo i giovani per farli migliorare nell’arco di 2-3 anni, non interessandosi dei risultati? No. Non esiste. Il giocatore per migliorare deve avere la possibilità di sbagliare. E onestamente è difficile. Non è che i coach non vogliono far giocare gli italiani: io ho avuto mio figlio in squadra! La verità è che se perdi 4-5 gare di fila, ti mandano via: la cosa più importante è il risultato immediato. Ecco, non vorrei che accadesse lo stesso a livello di campionati giovanili“.

Se si formasse una squadra italiana senza Gallinari, Bellinelli, Datome e i big:Non so se sarebbe la favorita in campionato: secondo me potrebbe arrivare a ridosso delle prime quattro posizioni“.

Tanjevic è stato nominato diretto generale tecnico delle squadre nazionali, dunque Sacchetti dovrà averci a che fare: “Qualcuno ha detto che non sarei d’accordo sul suo ingaggio, che non sapevo neppure che sarebbe stato preso. E’ vero, io non lo sapevo. Quando il presidente me lo ha comunicato, non ho avuto alcun problema a riguardo. Ho la mia autonomia. Nel senso che sono abituato a sentire pareri da chiunque. Una volta ascoltati i consigli, faccio di testa mia. Per questo starò ad ascoltare Tanjevic, uno che sta nella pallacanestro da tanto tempo e riesce a vedere certi aspetti particolari dello sport. E in seguito, ribadisco, farò di testa mia. Ma sia chiaro, se i consigli che mi darà saranno buoni, li accetterò ben volentieri, ci mancherebbe altro. Sono sempre stato disponibile“.

Sui possibili protagonisti della stagione: “I giocatori della A li conosco. Non conosco invece molti della A2 e delle giovanili. Mi piacerebbe vederli. Non essendo impegnati nelle coppe, se il presidente della Fip Petrucci me ne darà la possibilità, vorrei convocarli per un paio di giorni e guardarli sotto l’aspetto tecnico. Un mini raduno per chi è in A2 o in altri campionati. I nomi li ho in testa, comunque ora non li dico“.

La possibile influenza della Nazionale sulla Serie A: “Un’Italia a medaglia è più importante di una società che vince l’Eurolega: quando giocano gli azzurri, tutti li amano. Però è logico che ci vogliono pure i risultati. Ora è il momento di lavorare più in profondità per il futuro, pur avendo le incombenze per le qualificazioni mondiali. La Serie A deve prendere esempio da due ragazzi: uno è Filloy, che è andato in Nazionale a 30 anni e capace di ritagliarsi un bello spazio, l’altro è Biligha che nessuno si aspettava potesse arrivare in azzurro in un ruolo dove avevamo dei problemi. La strada per altri che vogliono il loro esempio è aperta“.

 





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