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Artistica
Ginnastica, Mondiali 2017 – Vanessa Ferrari, eternamente maestosa: Finale a 27 anni, Araba Fenice contro tutti firma l’impresa
Siamo di fronte davvero a un miracolo sportivo, a una ragazza da clonare e da prendere come esempio, a una ginnasta che nei momenti di massima difficoltà si è sempre esaltata e ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Vanessa Ferrari, in oltre dieci anni di una carriera monumentale, non ha mai deluso le aspettative anzi ha sempre rilanciato, ha sempre alzato l’asticella e ha gettato il cuore oltre gli ostacoli che la sorte le parava davanti: non si è mai fermata, nonostante i tantissimi problemi fisici, la tanta sfortuna, una sorte che davvero ci vede benissimo (due quarti posti consecutivi alle Olimpiadi, privata della tanta agognata medaglia a cinque cerchi che continua a inseguire).
La si può chiamare come si vuole: la Cannibale di Orzinuovi che lascia le briciole alle avversarie ricordandosi i 5 ori conquistati nel 2005 ai Giochi del Mediterraneo, la Leonessa per la grinta e caparbietà che mette in ogni suo ruggito agonistico, la Farfalla per come si libra in aria e riesce a spiccare il volo quando e come meno te lo aspetti, Araba Fenice per come riesce sempre a risorgere. Semplicemente è la ginnasta italiana più forte di tutti i tempi e sono i numeri a dirlo, quelli che non mentono mai e che ribadiscono la grandezza di un’atleta che ha segnato e continua a segnare un’epoca: a Montreal è l’unica Campionessa del Mondo all-around presente (e si dimenticano pure di dedicarle una gigantografia come invece hanno fatto con le altre…), a quasi 27 anni ha ancora una voglia matta di Polvere di Magnesio, è ancora qui a dire la sua praticamente su mezza gamba e con una preparazione ridotta ai minimi termini causa operazione al tendine d’Achille.
Ha ribadito ancora una volta perché è così tanto amata, soprattutto all’estero e il supporto del pubblico canadese è stato davvero importante. Vanessa Ferrari è ancora in Finale al corpo libero, undici anni dopo la prima volta che coincide con l’apoteosi nel concorso generale individuale, prima e unica ginnasta italiana a salire sul gradino più alto del podio nella gara regina, unico intermezzo nell’eterna contrapposizione tra USA ed Est. Una vita fa vinse il bronzo, quattro anni fa si mise al collo l’argento alle spalle del fenomeno Simone Biles, torna a disputare un anno conclusivo individuale dopo Nanning 2014 e vuole continuare a sognare.
Questa è l’ennesima vita di un’Araba Fenice che nessuno riesce a fermare, che continua a risorgere quando nessuno se lo può aspettare e che ha il suo posto fisso nel Pianeta ginnico. Fa tanto ridere che qualcuno la voleva a casa per lasciare spazio a chissà chi: è semplicemente la nostra numero 1 anche in condizioni fisiche non ottimali, l’ottava recita iridata era il minimo che potesse spettarle e l’ha onorata con un grande risultato. Parla sempre la pedana e non le chiacchiere, Vanessa il quadrato lo fa sempre cantare. Cosa aspettarsi domenica pomeriggio? Col settimo punteggio (13.600) e la possibilità ancora di migliorarsi ci sarebbero anche i margini per sognare l’impossibile ma davvero dovrà confezionare un esercizio monumentale, qualcosa di cui soltanto lei può essere capace. Un esempio di longevità davvero unica, nella notte in cui anche Oksana Chuvotina a 42 primavere suonate si prende il lusso di entrare in finale al volteggio. Ancora una volta Vanessa, grazie di esistere e di regalarci certe emozioni indelebili. Mille di questi giorni, il primo passo verso le Olimpiadi di Tokyo 2020.