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MotoGP, GP Australia 2017: la pista di Phillip Island. Honda e Ducati sullo stesso piano?

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Dopo il GP del Giappone di Motegi il Mondiale MotoGP si sposta verso sud-est e più precisamente nella regione di Victoria a Phillip Island per la ventinovesima edizione del Gran Premio di Australia. Siamo, quindi, nel bel mezzo del trittico che si concluderà nel prossimo weekend a Sepang con il GP di Malesia. Chi sarà il favorito su questa pista che si affaccia sul Mare di Tasmania? Guardando i precedenti l’ago della bilancia sembrerebbe puntare verso la Honda, ma la Ducati non parte assolutamente battuta.

Sono 4448 i metri che compongono il tracciato australiano con 12 curve di diverso tipo con alcuni saliscendi emozionanti e un tornantino (curva 10) che è una vera e propria “picchiata” da gestire in frenata. A detta dei piloti Phillip Island è una delle piste più belle di tutto il calendario. Dopo il rettilineo del traguardo, il “Gardner Straight“, arriva la prima discesa verso la “Doohan Corner e la successiva lunga curva da appoggio a sinistra “Southern Loop” che porta alla risalita verso la “Stoner” e il successivo tornante “Honda”. Da quel punto in avanti arrivano le curve in successione 5,6,7 e 8 che anticipano una lunga curva in appoggio la “Lukey Heights” che anticipa la brusca discesa verso il tornantino 10. In uscita si arriva l lungo curvone 11 da appoggio che anticipa il traguardo, con i piloti che devono rimanere diversi secondi in piega prima di liberare i cavalli delle proprie moto.

Una varietà notevole che non permette un netto dominio a nessun tipo di moto. Negli ultimi sei anni, tuttavia, i successi sono stati spartiti da Honda (quattro volte) e Yamaha (due). La Ducati non vince su questo circuito dal 2010, ovvero dall’era Casey Stoner che si aggiudicò ben sei edizioni consecutive, le ultime due con la Honda. A livello tecnico, dunque, quale moto si può ritenere la migliore? Vedendo l’andamento di questo Mondiale 2017 si può affermare senza timore di essere smentiti, che la Honda sia la migliore in maneggevolezza, un requisito ideale per Phillip Island. La Ducati, invece, può come sempre sfruttare la sua potenza sul lungo rettilineo del traguardo e sulle salite del tracciato australiano.

Molto dipenderà da due fattori: il comportamento degli pneumatici e la trazione. Nel primo caso non parliamo solamente di gomme e di relative temperature, quanto di resistenza nei lunghi curvoni in appoggio. Sulla pista australiana, infatti, i piloti devono rimanere in piega per molti secondi nel corso di ogni giro, ed i lati degli pneumatici sono messi alla frusta. Queste situazioni, solitamente, vedono eccellere Marc Marquez che, tuttavia, ha nella mente la caduta del 2014 quando era ampiamente in fuga ma cadde e lasciò il successo a Valentino Rossi. La Ducati in questo caso può sperare.

Altro aspetto fondamentale è la trazione, in ripartenza dai due tornantini del tracciato che costringono i protagonisti a brusche decelerazioni. La Ducati, da sempre, sa dare il proprio meglio quando c’è da erogare la propria potenza, per cui potremmo parlare di un fattore di vantaggio, ma la Honda ha dimostrato ampiamente di essere migliorata anche sotto questo aspetto.

Tirando le somme si può parlare di pareggio tra le due case costruttrici? Forse. Sulla carta un leggero vantaggio sembrerebbe averlo la Honda sommando tutti i punti di interesse, ma la scuderia di Borgo Panigale è molto più vicina rispetto a qualche stagione fa. 

 

 

 





 

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alessandro.passanti@oasport.it

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Foto: Lorenzo Di Cola

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