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Tennis, il ritorno di Sara Errani. L’Italia ha un disperato bisogno dell’emiliana. Tra il probabile ritiro di Roberta Vinci e la mancanza di alternative valide

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La settimana tennistica appena conclusa ha visto l’ennesima affermazione di Roger Federer, che ha battuto in maniera netta il suo arcirivale Rafael Nadal nella finale di Shanghai, ed il ritorno alla vittoria di Maria Sharapova (dal 2015, quando vinse gli Internazionali d’Italia) a Tianjin. Proprio nel torneo cinese, un’altra giocatrice si è riaffacciata sul circuito WTA, fermandosi in semifinale. È Sara Errani, tornata all’azione dopo aver scontato la squalifica di due mesi comminatale dall’ITF per l’assunzione (involontaria secondo l’azzurra) del letrozolo.

Una vicenda che, tra l’altro, non si è ancora conclusa. È scontro totale, infatti: da un lato la giocatrice, che, convinta della sua innocenza, ha addirittura presentato ricorso contro la squalifica chiedendo la restituzione di punti e premi; dall’altro la NADO, l’Agenzia Anti-Doping Italiana (organo indipendente dal CONI e dunque dalle Federazioni), che vuole vederci chiaro, non convinta dalla tesi difensiva di Sarita (contaminazione alimentare: la pillola di Femara, farmaco utilizzato per la prevenzione e il trattamento del cancro al seno, sarebbe finita nell’impasto dei tortellini), e che chiede l’inasprimento della pena, basandosi su diversi precedenti (nessun atleta trovato positivo a sostanze analoghe negli ultimi anni è stato squalificato per meno di ventiquattro mesi). La resa dei conti è in programma il 9 novembre di fronte al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna.

Intanto però Sara gioca. Eccome se gioca. A Tianjin è stata protagonista di una bella settimana, in cui ha messo in campo tutta la rabbia (agonista e non solo) per la vicenda di cui sopra. È dovuta partire dalle qualificazioni, superandole, e spingendosi fino in semifinale, con una serie di partite giocate una dopo l’altra per via della pioggia che ha colpito la città cinese nei primi giorni di torneo. Ai quarti, poi, Errani ha ottenuto una gran bella vittoria, alla sua maniera, lottando e battagliando per oltre tre ore contro l’americana Christina McHale. E pazienza se poi la stanchezza si è fatta sentire il giorno dopo in semifinale, la corsa a Tianjin è stata più importante di quanto si possa pensare. Sara, infatti, era scesa fino alla posizione 280 del ranking mentre adesso si ritrova al numero 180. Un bel balzo di 100 posizioni che vale tantissimo, perché l’azzurra rischiava di rimanere invischiata nei bassifondi, faticando ad accedere anche ai tabelloni di qualificazione. E non chiamandosi Maria Sharapova non sarebbe stato così semplice ottenere le wild-card…

Aldilà della vicenda della squalifica, su cui inevitabilmente aleggiano ancora ombre, il tennis italiano aveva un disperato bisogno del ritorno di Sara. La situazione, al momento, è tutt’altro che positiva. La migliore delle azzurre è Camila Giorgi (75 del Mondo), osteggiata in maniera più che evidente dalla Federazione (clicca qui per saperne di più), e se la più continua nel 2017 è stata Francesca Schiavone, all’età di 37 anni, allora qualcosa che non va deve esserci. Un problema accentuato ancor di più dal sempre più probabile ritiro di Roberta Vinci: dopo aver salutato il suo allenatore, la tarantina si è cancellata dall’ultimo torneo al quale era iscritta, in Lussemburgo. Mancano alternative valide, o meglio, ci sono ma faticano ad emergere: le giovani Jasmine Paolini e Martina Trevisan hanno cominciato ultimamente ad affacciarsi con continuità sul circuito maggiore, stentando a superare le qualificazioni. C’è da aspettare e intanto aggrapparsi all’ “usato sicuro”, che oggi porta il nome di Sara Errani. 

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Facebook Sara Errani Fans Club

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