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Sci Alpino
Storia delle Olimpiadi Invernali: Isolde Kostner, due bronzi per dare il via ad una carriera straordinaria
In questa puntata non parleremo di una medaglia d’oro olimpica ma di due medaglie di bronzo di una diciannovenne che seppe però allo stesso modo far accendere i riflettori su di lei e dare il via in quel modo ad una carriera davvero straordinaria.
Quando Isolde Kostner nasce il 20 marzo 1975 a Bolzano la sua storia sembra già avere un indirizzo preciso. Nella sua famiglia gli sportivi che hanno scelto neve e ghiaccio per farsi notare sono addirittura due: prima di tutto lo zio Ulrico, fondista che è stato quattro volte campione italiano nei 50km, ha partecipato alle Olimpiadi di Sapporo 1972 e Innsbruck 1976, ma soprattutto ha vinto la prima edizione della Marcialonga nel 1971, bissando poi anche nel 1978; l’altro zio, Erwin, grande campione di hockey su ghiaccio, in nazionale dal 1979 al 1991 con la partecipazione anche per lui alle Olimpiadi di Sarajevo 1984, il quale per non farsi mancare nulla ha avuto due figli che si chiamano Simon, anche lui nazionale di hockey su ghiaccio italiano e Carolina, la nostra migliore pattinatrice della storia, di cui parleremo in maniera più approfondita in un’altra puntata.
Nascendo in una famiglia del genere, Isolde non poteva non avvicinarsi alla neve con il piglio dell’agonista ed infatti inizia a fare gare importanti già all’età di 11 anni, dopo che il maestro Stefan Stuflesser la formò, iniziando a costruire un fisico perfetto nelle discipline veloci, presso la scuola dello Sci Club Gardena.
A soli 17 anni Isolde fece buona impressione ai Mondiali juniores di Maribor nel 1992, dove si distinse un’altra atleta italiana, Morena Gallizio, un anno più grande di Isolde che però non saprà mantenere le aspettative. Quando l’anno successivo l’azzurra andò ai Mondiali juniores di Colere nel 1993 non era più lì per fare esperienza e infatti vinse una bellissima medaglia d’oro in superG, precedendo la svizzera Summermatter e un’altra italiana, Alessandra Merlin.
Intanto aveva già esordito in Coppa del Mondo, a Veysonnaz (Svizzera) il 28 febbraio 1993, chiudendo 43esima in Supergigante. Dalla stagione successiva la ragazza nativa di Bolzano gareggiò regolarmente in Coppa del Mondo, vincendo la discesa libera di Garmisch-Partenkirchen, una delle più belle e attese discese del Circo bianco, diventando una delle giovani più promettenti al mondo.
Quella stagione aveva a febbraio un appuntamento fondamentale per ogni atleta, le Olimpiadi di Lillehammer 1994. In gara c’era il meglio e poi c’era Isolde, diciannovenne e sfrontata al cospetto di una manifestazione enorme. Aveva dalla sua parte la possibilità di sciare senza tanti pensieri e pressioni, perché quelle erano tutte sulle altre atlete ben più navigate di lei. Il primo appuntamento fu con la discesa libera sulla pista di Kvitfjell (Norvegia). La sfrontatezza a cui abbiamo accennato le fece disputare una discesa libera straordinaria, chiusa in 1:36:85. A sopravanzarla solo l’americana che non sbagliava mai nelle grandi occasioni, Picabo Street e la campionessa del mondo in carica Katja Sezinger, che vinse con 92 centesimi su Isolde.
Sul podio la nostra giovane campionessa aveva una faccia fra il sorpreso e l’impaurito, ma non aveva tanto tempo per rifletterci sopra. C’era un’altra gara per cui aveva carte da giocare: il superG. In questo caso le grandi favorite erano la svedese Pernilla Wiberg, Anita Wachter e c’era anche Deborah Compagnoni in grande forma, tanto che pochi giorni dopo avrebbe vinto la sua gara, il gigante. Come spesso succede alle Olimpiadi però a vincere fu una sorpresa: l’americana Dian Roffe, già argento nello slalom gigante di Albertville nel 1992 (americane e americani hanno sempre uno stato di forma e una capacità di concentrazione massima soprattutto alle Olimpiadi, che sbagliano poche volte), mentre seconda si piazzò un’altra sorpresa, Svetlana Gladysheva, che aveva avuto solo un altro momento di gloria nel 1991 con il bronzo in discesa libera ai Mondiali di Saalbach. Terza ancora una volta la Kostner, staccata di soli 30 centesimi dal primo posto e di un solo centesimo dal secondo. Anche lei arrivò a quei Giochi da quasi sconosciuta e i due bronzi furono delle grandi sorprese, ma a differenza dell’americana e della russa, l’azzurra saprà costruire su quelle due medaglie una carriera straordinaria che avrà tanti altri momenti magici che racconteremo nelle prossime puntate.
di Jvan Sica