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Judo, Nosa Bright continua la tradizione della famiglia Maddaloni e sogna le Olimpiadi

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La lunga storia del connubio tra la famiglia Maddaloni ed il judo è destinata a durare ancora molto ed un nuovo capitolo di questo libro è appena ai suoi inizi: stiamo parlando di Nosa Bright Maddaloni, figlio adottivo del maestro Gianni, reduce dalla vittoria del titolo nazionale Under 15 della categoria 66 kg, dopo la finale vinta contro Edoardo Fanelli. Già finalista lo scorso anno nella categoria 55 kg, il judoka di madre nigeriana e padre ivoriano è andato così a rimpinguare il palmarès di una famiglia che conta il campione olimpico Pino ma anche i pluricampioni italiani Marco (anche due volte campione europeo Under 23) e Laura.

Sono felicissimo e molto soddisfatto“, aveva dichiarato l’atleta classe 2003 a Il Mattino subito dopo la sua vittoria sui tatami del PalaPellicone di Ostia. Dopo tanti sacrifici finalmente uno dei miei obiettivi è stato raggiunto. Ringrazio la mia famiglia e tutti i miei amici per avermi supportato, in particolare mio padre nonché mio maestro. Nel 2016 chiusi al secondo posto e rimasi deluso. Stavolta ho vinto per ippon 5 incontri. Ero inizialmente ansioso, però una volta salito sul tatami ho pensato esclusivamente a combattere e vincere. Anche per la finale avevo un po’ d’ansia, perché aspettavo questo momento da un anno“.

Ho sempre avuto il desiderio di adottare un bambino di colore – ha raccontato il maestro Gianni a La Gazzetta dello Sport–. Nel 2005 mi trovavo ad una comunione, quando vidi questo piccoletto di circa due anni che vagava qua e là. Non parlava italiano, l’unica cosa che sapeva dire era “Italia 1” mostrando il pollice. Quando l’ho adottato, mia figlia Serena aveva 6 mesi, ero felice potessero crescere insieme. I figli sono quelli che cresci, Bright è a tutti gli effetti mio figlio. Proprio Serena, attualmente cintura marrone, potrebbe aggiungersi ben presto al novero dei campioni che portano il cognome Maddaloni.

Il primo obiettivo per i giovani rampolli dello Star Judo Club è quello di trovare un posto nei gruppi sportivi militari, passo fondamentale in un sport non ricco come il judo. “Ora lui sogna di entrare nel Gruppo Sportivo dei Carabinieri, Serena in quello dell’Esercito: considerando che Pino è in Polizia, Laura in Finanza e Marco nella Polizia Penitenziaria… Se così fosse avrei fatto l’en plein!“, ha aggiunto Gianni. Un primo gradino da percorrere verso il sogno di tutti gli atleti, quello a cinque cerchi, per riportare la famiglia Maddaloni nell’Olimpo dello sport dopo la medaglia d’oro di Pino a Sydney 2000.

giulio.chinappi@oasport.it





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